Sono stati scoperti batteri comuni resistenti agli antibiotici. Liu Jian Hua, professore presso l’Università meridionale dell’agricoltura cinese e co-autore di una nuova ricerca, si è espresso in questo modo: “Sono risultati estremamente preoccupanti”.
La sua équipe ha scoperto un gene di nome MCR-1: con esso, i batteri diventano resistenti a una classe di antibiotici conosciuti come polimoxine.
Il gene è stato trovato in batteri comuni come l’Escherichia Coli e Klebsiella Penumoniae, responsabili di polmoniti e di malattie ematiche. Dove si riscontra la presenza del gene, la cura viene meno.
C’è di più: il gene si diffonde facilmente da un ceppo all’altro: ha un forte potenziale epidemico.
Lo studio è stato pubblicato sull’autorevole rivista The Lancet infectious diseases.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la resistenza anti-microbica così riscontrata ci porterebbe indietro, ai tempi nei quali non disponevamo di antibiotici.
Batteri comuni resistenti agli antibiotici, come si è svolta la ricerca
Semplici test di routine posti in essere sui maiali e sui polli in Cina meridionale hanno permesso la rilevazione dei microbi. Sono stati trovati animali portatori di batteri resistenti alla colistina, un farmaco antibiotico ampiamente usato nell’allevamento.
Gli scienziati hanno posto sotto analisi campioni di batteri raccolti da maiale e pollo: si trattava di cibo presente in decine di mercati, in quattro province. L’analisi ha fatto riscontrare che nel 15% dei campioni era presente il gene MCR-1.
Negli ospedali, lo stesso gene si trovava in 16 dei 1.322 campioni raccolti.
Batteri comuni resistenti agli antibiotici, non soltanto in Cina
Una mutazione genetica presente soltanto in Cina? Non è escluso che si diffonda.
Batteri comuni resistenti agli antibiotici, la parola all’esperta
Laura Piddock, professoressa di microbiologia all’Università di Birmingham, si è espressa in questo modo: “le polimixine sono spesso antibiotici che servono a curare gravi infezioni. Egualmente allarmante è che questo tipo di resistenza può essere trasferita tra batteri. Questo apre probabilmente la strada a una diffusione in tutto il mondo”.
Batteri comuni resistenti agli antibiotici: c’è anche la tubercolosi multi-resistente
Secondo quanto afferma l’Oms, nel 2014 sono state circa 480mila le persone hanno contratto una forma di tubercolosi multi-resistente. Parliamo di 190mila morti.
Timothy Welsh è un professore all’Università di Cardiff, che ha collaborato allo studio. Secondo le sue parole, riportate dalla Bbc, “se MRC-1 diventa globale, ed è questione di ‘quando’ non di ‘se’, e il gene si allineerà con altri geni resistenti agli antibiotici, che è inevitabile, allora molto probabilmente vedremo l’inizio di un’era post-antibiotica. A quel punto, se un paziente è gravemente malato, per esempio per l’E. Coli, allora non ci sarà virtualmente più nulla che possiamo fare”. Più nulla? Forse nella cura degli animali bisognerebbe dimostrare maggiore buon senso.
Ma la colistina deve essere utilizzata in allevamento?
“La scoperta che questo tipo di resistenza può essere condivisa da diversi batteri, senza differenza tra cibo, animali o persone, è un’ulteriore prova che gli stessi farmaci non dovrebbero essere usati nella medicina veterinaria e quella umana”, concludono gli esperti.