Citomegalovirus in gravidanza
Salute

Citomegalovirus: quali rischi in gravidanza?

29/10/2015
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È poco conosciuto, eppure il citomegalovirus è un microrganismo diffuso. In molti casi rimane silente, non causando sintomi visibili. Talvolta, però, diventa pericoloso. A rischio sono soprattutto i bambini che contraggono il virus durante la vita intrauterina. Ecco perché.

Che cos’è il citomegalovirus

Il citomegalovirus o Cmv appartiene alla famiglia degli Herpesvirus, di cui fanno parte anche i virus che causano l’herpes labiale e genitale e il virus che provoca la varicella. Anche se è poco conosciuto, è molto diffuso, in tutte le fasce di età. L’uomo è l’unico serbatoio del Cmv: questo significa che una persona può contrarre il virus solo entrando in contatto con altri individui infetti e non tramite veicoli esterni, come animali o alimenti. Il contagio avviene tramite i fluidi infetti: sangue, saliva, urina, liquidi seminali, secrezioni vaginali, secrezioni nasali e latte.

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Che cosa succede in gravidanza

Nella maggior parte dei casi, l’infezione scatenata dal citomegalovirus è “silenziosa”: non provoca alcun sintomo e la persona non si accorge nemmeno di essere stata contagiata. Solo raramente, la malattia causa sintomi blandi, come febbre bassa, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari, ingrossamento dei linfonodi. Il citomegalovirus diventa pericoloso se contratto durante la vita intrauterina ed è trasmesso inconsapevolmente dalla mamma al feto. In questo caso, il bimbo nasce con un’infezione congenita di Cmv. Se la mamma diventa infetta durante la gravidanza, si parla di infezione primaria. Se, invece, la donna aveva già contratto il virus in precedenza e durante la gestazione si verifica una riattivazione del virus latente o una reinfezione da un nuovo ceppo si parla di infezione secondaria.

Le probabilità di trasmissione

Il rischio di trasmissione al feto è più elevato nel caso delle infezioni primarie: le mamme con infezione primaria hanno il 30-40% di probabilità di contagiare il feto, mentre quelle con infezione secondaria hanno fra lo 0,5 e il 2% di possibilità di trasmettere il citomegalovirus al bimbo. Sembra che la possibilità di contagiare il feto sia uguale durante tutto l’arco della gestazione. Si ipotizza però che se la trasmissione avviene nei primi tre mesi di gravidanza, ci siano un rischio di aborto e una probabilità maggiore che il bebè abbia problemi alla nascita.

Le conseguenze per il bambino

Ma cosa succede se la mamma trasmette il citomegalovirus al bimbo? Nella maggior parte dei casi nulla. Infatti, il 75-80% dei neonati con infezione congenita è asintomatico alla nascita e cresce senza problemi. Il 10% dei bambini con Cmv congenito, invece, non presenta disturbi nei primi mesi di vita, ma può sviluppare problemi tardivi, generalmente difetti uditivi di severità variabile. Infine, il 10-15% circa dei neonati con infezione da citomegalovirus congenita manifesta sintomi già alla nascita. Alcuni sono temporanei, come problemi al fegato, alla milza, ai polmoni, ittero, petecchie (chiazze rosse sulla pelle corrispondenti a piccolissime emorragie), piccole dimensioni e convulsioni. Altri sono permanenti e possono portare a conseguenze serie, come sordità, cecità, ritardo mentale, dimensioni piccole della testa, deficit di coordinazione dei movimenti, convulsioni.

Le regole di prevenzione

Ecco perché le donne che aspettano un bebè si devono sottoporre a controlli regolari durante la gestazione. Purtroppo, comunque, non esistono cure efficaci per curare la malattia. La cosa migliore è fare il possibile per ridurre il rischio di contagio da citomegalovirus. Ecco le principali regole da seguire in questo senso:

  • lavarsi spesso le mani con acqua calda e sapone, soprattutto prima di mangiare e di preparare il cibo, dopo aver cambiato i bambini, dopo essere andati in bagno e dopo ogni tipo di contatto con fluidi corporei;
  • evitare contatti troppo ravvicinati con i bambini (che spesso sono contagiosi);
  • non trascurare la pulizia della casa;
  • non condividere posate o bicchieri, specialmente con i bambini;
  • evitare i luoghi molto affollati, come gli autobus.
Giornalista freelance dal 2001, giornalista professionista dal 2008, web writer e copywriter dal 2010, scrive principalmente di salute, medicina, attualità, benessere, tecniche naturali, alimentazione, psicologia e maternità. Attualmente, è caporedattore del free press Io Bimbo Magazine, collabora con il sito www.bimbisaniebelli.it, il magazine www.modaacolazione.com, il settimanale Viversani&belli e il mensile Come Stai. Inoltre, svolge attività di web writer, content editor e copywriter per diverse aziende. Ha scritto diversi libri e volumi e ha vinto quattro premi giornalistici.

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