Le cellule della morte cardiaca improvvisa
Salute

Le cellule della morte cardiaca improvvisa

23/11/2015
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Una malattia genetica, propria di giovani atleti, è una causa diffusa di morte improvvisa: si chiama cardiomiopatia aritmogena e dipende da una mutazione del Dna. Sono state scoperte cellule che potrebbero contribuire alla sua insorgenza: se ne è occupata l’équipe di ricercatori dell’Irccs centro cardiologico monzino. Pubblica la ricerca l’European heart journal.

Morte cardiaca improvvisa: come funziona la cardiomiopatia aritmogena

Non sono note le modalità con le quali la mutazione del Dna di cui si è detto prima provoca l’accumulo progressivo di grasso nel cuore, che a sua volta porta alla morte cardiaca improvvisa.

Il muscolo della vita in questo modo non può funzionare correttamente: si determinano cortocircuiti elettrici, dai quali discende l’arresto cardiaco.

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Morte cardiaca improvvisa: la cellula che determina l’accumulo di grasso

Gli scienziati hanno trovato la cellula responsabile dell’accumulo di grasso.

Qui ci si ferma: farmaci che rallentino oppure arrestino la progressione della malattia al momento non esistono.

Morte cardiaca improvvisa: picchi in Italia

Nella nostra Penisola, rispetto al resto del Globo, la malattia risulta essere più diffusa. Nel Nord-est è colpito un individuo su 2.000, mentre nel mondo abbiamo un caso ogni ogni 5.000-10.000 persone.

Morte cardiaca improvvisa: la parola all’esperto

Giulio Pompilio, coordinatore dello studio, si è espresso in questo modo:

“Abbiamo osservato le cellule dello stroma cardiaco (la popolazione cellulare più abbondante nel cuore, ndr) nella loro fase di differenziamento in grasso direttamente nel cuore dei pazienti, dimostrando come queste particolari cellule – che possiamo definire ‘di sostegno’, con compiti di scambio e di interconnessione con le cellule contrattili – siano più propense all’accumulo di grasso e al differenziamento in adipociti nelle persone affette da cardiomiopatia aritmogena.- Le ricerche su queste cellule aprono prospettive future promettenti, perché possono rappresentare al contempo un interessante bersaglio terapeutico e una piattaforma di studio per nuovi farmaci“.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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