Parkinson senza una cura definitiva

Parkinson senza una cura definitiva

Ecco i fattori critici della malattia di Parkinson, della quale oggi si è parlato al Senato: è una patologia neurodegenerativa dal forte impatto sociale, che ha pesanti ripercussioni sulla vita di migliaia di famiglie. Non se ne parla abbastanza, non esiste ancora una cura definitiva e la maggior parte delle Regioni italiane non ha sviluppato uno specifico percorso diagnostico-terapeutico assistenziale .

Parliamo della malattia degenerativa che è seconda soltanto all’Alzheimer, se ne consideriamo la prevalenza.

In Italia sono circa 250.000 le persone colpite. Il numero, già più che rilevante, è destinato a raddoppiare nei prossimi 15 anni: ogni anno, infatti, si registrano circa 6.000 nuovi casi, con un’incidenza da 1,5 a 2 volte maggiore negli uomini rispetto alle donne.

E’ in errore chi considera il Parkinson una malattia della terza età. Quando compaiono i sintomi iniziali, una persona su cinque ha meno di 50 anni.

Parkinson, come ci si accorge della malattia

Se si fa fatica a camminare, si riscontrano disordini del movimento e perdita dell’equilibrio e a volte si è colpiti da tremori bisogna mettersi in allarme: il Parkinson, all’inizio, si manifesta così.

E’ da sottolineare che non esiste ancora, al momento, una cura definitiva della malattia. Mancano anche soddisfacenti strategie preventive. In mano al malato ci sono soltanto cure sintomatiche. I farmaci disponibili sono efficaci soltanto sui primi segnali della malattia e sui relativi disturbi.

Parkinson, sistema sanitario impreparato

Il sistema sanitario è impreparato. Ciò appare chiaro quando si prendono in carico i pazienti affetti dal morbo. I centri di cura specializzati sono molto pochi.

Il Percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (Pdta) è stato definito soltanto in alcune regioni.

Parkinson, un incontro al Senato

Questa mattina, al Senato si è tenuto un convegno dal titolo “La gestione della malattia di Parkinson in Italia”. Si è parlato dei costi diretti e indiretti della patologia per il Servizio sanitario nazionale, dei programmi delle Istituzioni per la presa in carico dei pazienti sul territorio e del ruolo delle associazioni dei pazienti. I massimi esperti nazionali hanno illustrato una strategia per migliorare l’assistenza, promuovendo l’informazione e la ricerca sulla patologia e favorendo l’integrazione tra i diversi snodi del Ssn.

Parkinson, la parola agli esperti

Così si è espresso Alfredo Berardelli, presidente dell’Accademia Limpe-Dismov e professore ordinario di Neurologia alla Sapienza di Roma: “La ricerca neurologica in Italia è di primissimo livello, con strutture d’avanguardia, assolutamente competitive rispetto a quelle presenti in Europa e negli Stati Uniti. L’obiettivo degli studi in corso è quello di trovare una terapia che agisca sul meccanismo fisiopatologico che dà luogo alla malattia di Parkinson. Al momento risulta essenziale che la diagnosi venga effettuata da un neurologo, l’unico professionista che può seguire il paziente durante tutte le fasi di progressione della malattia, per consigliare il trattamento più idoneo e garantirgli sempre una buona qualità di vita”.

Parkinson, potenziare la produzione di dopamina

Giovanni Abbruzzese, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa, Dinogmi Università degli Studi di Genova, ha aggiunto: “Nelle prime fasi della malattia, oggi si riesce a intervenire con farmaci che potenziano la produzione di dopamina da parte del cervello e riescono a migliorare la sintomatologia motoria. Nel momento in cui le manifestazioni della patologia diventano più serie, si fa ricorso a terapie complesse, di tipo neurochirurgico, con impianto di stimolatori all’interno del cervello, o di tipo infusionale, con impianto di infusori nell’intestino. Rimedi per lo più sintomatici, che inoltre non possono essere usati nella totalità dei pazienti. Un aiuto importante può venire invece dalla riabilitazione, che non deve essere un’alternativa alla terapia farmacologica, ma un’integrazione alla stessa. Una speranza arriva anche dalla ricerca, che sta iniziando a individuare biomarcatori in grado di rilevare la patologia prima dei suoi esordi sintomatici, e sta identificando anche nuove cure, probabilmente capaci di rallentare, o addirittura bloccare definitivamente la progressione della malattia”.

Spese legate al Parkinson

Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Altems), ha delineato i risultati di uno studio, condotto dall’Altems per quantificare la spesa che Ssn, malati di Parkinson e famiglie e società sostengono a questo riguardo: “Sia per quanto concerne le spese del Ssn sia per quelle dei malati, le cifre sono più alte nelle regioni del Centro, rispetto a quelle del Nord e del Sud. Il costo annuale per paziente affetto da malattia di Parkinson varia fra 3.500 e 4.800 euro per il Ssn, fra 1.500 e 2.700 euro per i malati e fra 10.000 e 17.000 euro per la società. Riportando questi dati al numero di persone con malattia di Parkinson presenti in Italia, è stato calcolato che il carico totale per il Ssn, relativo a questa patologia, sia compreso fra 1.1 e 1.3 miliardi di euro e quello per la società fra 2.2 e 2.9 miliardi di euro. Sebbene le risorse messe in campo dal Ssn per questa malattia siano considerevoli, esiste ancora un ampio margine di manovra per l’ottimizzazione, che potrebbe passare anzitutto per la chiara definizione di Pdta che migliorino la continuità dell’assistenza e garantiscano una migliore gestione del paziente”.

 

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »