Problemi valvolari: colpiscono il cuore di oltre un milione di italiani. Tra coloro che hanno superato i 75 anni, 200.000 sono colpiti da stenosi aortica e circa 600.000 da insufficienza della valvola mitrale. Appena 1 su 7 di questi pazienti ha accesso alle terapie transcatetere più innovative, eseguite senza aprire il torace e fermare il cuore. Queste ultime costituiscono ormai uno standard di cura in Europa e nel mondo.
Problemi valvolari: procedure non accessibili in modo uniforme
Che fare quando si riscontrano problemi valvolari? Una problematica è costituita dalla diffusione territoriale delle tecniche migliori. Giuseppe Tarantini, presidente della Società italiana di Cardiologia interventistica (Gise, già Gruppo italiano di studi emodinamici), ha dichiarato: “Nonostante l’efficacia delle tecniche, le procedure Tavi (Transcatheter aortic valve implantation) e di correzione percutanea della insufficienza mitralica non sono accessibili in modo uniforme sul territorio nazionale. Nel 2018 sono state attuate sullo Stivale 6.888 Tavi, con un incremento sì del 25% rispetto all’anno precedente, ma con un valore di 114 procedure ogni milione di abitanti. Siamo ben lontani dagli standard europei e della Germania in particolare: quest’ultima presenta un rapporto di 220 per milione (quasi il doppio). Abbiamo inoltre un’ampia variabilità regionale: dalle 106 della Calabria (56 per milione di abitanti) all’eccellenza della Lombardia e le sue 1710 procedure eseguite (171 per milione di abitanti). Senza considerare la possibilità, emersa da studi recenti, di allargare il campo di tale approccio a pazienti a basso rischio, giovani e donne. Infine, anche per il trattamento dell’insufficienza mitralica, i numeri dell’Emodinamica italiana (pur confermando un trend in aumento nel corso degli anni) si attestano su 997 interventi di clip mitralica, pari a 16.5 per milione di abitanti. Si nota che i valori sono ben lontani dalle stime di fabbisogno”.
Infarto: il quadro relativo
Parliamo ora di trattamento dell’infarto miocardico acuto. L’accessibilità su tutto il territorio nazionale all’angioplastica coronarica primaria in corso di infarto ha cambiato la storia della malattia. Giuseppe Tarantini ha aggiunto: “Il 95% dei Laboratori di emodinamica italiani garantisce H24 un network che ha realizzato lo scorso anno 37.135 angioplastiche primarie: ha così portato l’Italia ai primi posti in Europa nel trattamento dell’infarto. Grazie all’angioplastica riusciamo a salvare molte più vite: la mortalità a 30 giorni è passata dal 10.4% del 2010 al 8.3% del 2017 (fonte Agenas)”.
Cuore e problemi valvolari: un registro sull’utilizzo delle tecnologie
Queste le parole di Tita Castiglioni, membro dell’esecutivo del Gise e responsabile dei dati di attività delle Emodinamiche italiane: “Siamo l’unica società scientifica italiana a raccogliere in un registro dedicato (dal 1981) i dati sull’utilizzo delle diverse tecnologie diagnostiche e terapeutiche nella pratica clinica. Abbiamo 271 laboratori di emodinamica affiliati in tutti il Paese. Ci sono 432 sale e 1045 cardiologi interventisti primi operatori, che ogni giorno trattano pazienti con patologie sempre più complesse, sia in ambito coronarico, sia strutturale. Parliamo di un registro annuale con 36.900 rilevazioni, suddivise in 163 voci, tra diagnostica, interventistica cardiovascolare e strutturale, compresi i dati di outcome intraoperatori. Mettiamo il nostro patrimonio unico di informazioni a disposizione dei decisori, delle industrie, della comunità scientifica, affinché possano contribuire al confronto sulle criticità ancora presenti”.
Cuore e problemi valvolari: soluzioni impensabili fino a qualche anno fa
Giuseppe Tarantini ha così concluso: “Questi elementi, insieme ad altri e recenti studi di confronto fra Tavi e sostituzione valvolare aortica chirurgica nel paziente a basso rischio, ci confortano: non soltanto Tavi ha raggiunto la non-inferiorità rispetto alla soluzione a cuore aperto, in termini di mortalità ed incidenza di ictus cerebrale, ma si è dimostrata superiore alla chirurgia per quanto concerne l’incidenza di morte, ictus, nuova ospedalizzazione a un anno. Il nostro obiettivo ora è perfezionare il più possibile le prestazioni, per ridurne i costi, migliorarne la produttività e favorirne l’appropriatezza. Puntiamo a un ecosistema che favorisca l’introduzione di tecnologie all’avanguardia: esistono soluzioni terapeutiche impensabili fino a qualche anno fa. L’obiettivo è renderle accessibili, superando ostacoli clinici, logistici ed economici”.