Trapianto di rene: da Padova una nuova modalità per accelerare i tempi
Il trapianto di rene da donatore vivente sta diventando anche nel nostro Paese sempre più scelto dai pazienti con insufficienza renale cronica: questo enorme passo in avanti è stato reso possibile grazie agli ottimi risultati del trapianto e alla sicurezza della procedura per la persona che dona il proprio rene.
Purtroppo, in molti casi, l’opzione della donazione diretta tra persone affettivamente legate non è praticabile a causa di una incompatibilità immunologica. Insomma: una decisione generosa come quella di voler donare un rene a chi amiamo non è sempre possibile.
Trapianto di rene in cross-over o da samaritano
Durante gli ultimi anni, la ricerca medica ha messo in atto diverse strategie per permettere il trapianto in questi casi difficili. Tra queste: il trapianto in modalità incrociata (cross-over) in cui il donatore e il ricevente non sono compatibili quindi è loro preclusa la procedura standard di trapianto da donatore vivente. In questo caso, se c’è un’altra coppia in situazione analoga, se biologicamente compatibili, i donatori e i riceventi si “incrociano”.
Più recentemente si è dato vita anche alle catene di trapianti innescate da donatori samaritani. Col termine “samaritano” si definisce il donatore vivente di rene che offre l’organo alla collettività, e non a uno specifico ricevente, senza alcun tipo di remunerazione o contraccambio. Oltre che in Italia,
questo tipo di donazione è ammessa negli Stati Uniti, in Olanda e in alcuni paesi scandinavi. L’organo reso disponibile dal samaritano viene trapiantato a un ricevente in lista d’ attesa scelto secondo criteri predeterminati. In questo modo l’organo prelevato dal samaritano rende possibile il trapianto di un singolo paziente.
La donazione samaritana può essere utilizzata anche per facilitare il trapianto di reni di potenziali riceventi in coppie incompatibili per motivi biologici, attraverso meccanismi “a catena aperta”, per esempio: il samaritano dona al ricevente A; il donatore A reso “libero” grazie al samaritano dona al ricevente B; il donatore B dona al ricevente C, e così di seguito. In questo caso il numero dei trapianti effettuati grazie al samaritano è superiore ad uno. Dal 2015 ad oggi, in Italia, si sono verificate 5 donazioni samaritane che hanno consentito di avviare altrettante catene di trapianti.
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Per la prima volta, presso il Centro Trapianti di Rene di Padova diretto dal professor Paolo Rigotti, dell’Azienda Ospedale Università di Padova, è stata realizzata con esito positivo, la prima catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili innescata da un donatore deceduto.
E’ quanto avvenuto proprio all’Azienda Ospedale dell’Università di Padova. In questo caso era disponibile il rene di una persona morta, organo compatibile con un paziente che avrebbe dovuto ricevere il rene dalla moglie. I due coniugi però non erano compatibili, la donna quindi ha donato il rene a un altro paziente per permettere al marito di ricevere quello del donatore defunto. La donatrice è stata dimessa dopo soli tre giorni dall’intervento, effettuato con tecnica mininvasiva laparoscopica, ed è in ottime condizioni, così come i due riceventi, che hanno già una funzionalità renale del tutto normale.
Questa esperienza è unica non solo a livello italiano ma anche a livello internazionale. Si tratta di un numero esiguo: da questa osservazione nasce il programma “DECK (DECeased-Kidney). Si tratta dell’utilizzo di reni da donatore deceduto per implementare il trapianto di rene da donatore vivente tra coppie incompatibili”, che unisce la risorsa della donazione da deceduto per innescare catene di trapianti da donatore vivente.
La complessa fase di studio per realizzazione del programma, coordinata dalla dottoressa Lucrezia Furian della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas, ha richiesto una attenta valutazione retrospettiva dei dati relativi a donatori-riceventi incompatibili, una scrupolosa analisi degli aspetti legati all’efficacia, alle problematiche etiche e a quelle logistiche e lo sviluppo di algoritmi per l’ottimizzazione delle catene di trapianti. Tale studio è stato condotto nell’ambito di un progetto di ricerca interdisciplinare finanziato dall’Università degli Studi di Padova che ha coinvolto, oltre all’equipe del centro trapianti, ricercatori del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali e del Dipartimento di Matematica dell’Università patavina, sotto la direzione del professor Antonio Nicolò, responsabile scientifico del progetto di ricerca.
Il progetto ha visto protagonista l’équipe chirurgica, anestesiologica ed infermieristica della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero. Il Centro Nazionale Trapianti, responsabile del programma nazionale di trapianto di rene da vivente in modalità incrociata tra coppie incompatibili, ed il Coordinamento Regionale Trapianti del Veneto hanno seguito e supportato tutte le fasi di progettazione e realizzazione.