Vivere a pieno per raggiungere il benessere con Filippo Ongaro
Vivere a pieno: siamo capaci di farlo? I cibi, per esempio, ci attraggono, poiché pregustiamo il loro sapore. Non si tratta di una valutazione, quindi agiamo a prescindere dal benessere che un alimento può portare con sé. Come l’abitudine al cibo, si potrebbero menzionare altre routine. Che cosa può stimolarci a tenere i comportamenti corretti, a orchestrare la nostra vita perché sia degna di noi? Bisogna, a tal fine, creare un’architettura interiore. Esistono strumenti, riflessioni ed esercizi quotidiani tali da potenziare la salute e far raggiungere un grado più elevato di soddisfazione personale, benessere e prestazione psico-fisica. Affinché possiamo “Vivere a pieno” e comprendere il nostro fine come individui, il nostro senso: affinché, come nel tiro al bersaglio, siamo in grado di raggiungere il centro. Ogni esistenza porta con sé un’opportunità da non sprecare. Lo afferma Filippo Ongaro.
Vivere a pieno: chi è Filippo Ongaro
E’ una punta di diamante, nella medicina finalizzata al miglioramento della salute. E’ il primo italiano ad aver ottenuto negli Stati uniti la certificazione in medicina funzionale e in anti-aging: dirige, in quest’ambito, l’Ismerian (Istituto di medicina rigenerativa e anti-aging). E’ stato a lungo medico degli astronauti all’Agenzia spaziale europea. Ha sviluppato il programma nutrizionale di Samantha Cristoforetti. E’ giornalista e autore di numerosi best seller, oltre ad essere uno dei divulgatori più seguiti in Italia. Collabora con varie testate e ha partecipato a numerosi programmi televisivi e radiofonici nazionali ed esteri. È anche un coach certificato in problem solving e comunicazione strategica dal Centro di terapia strategica, diretto da Giorgio Nardone, e ha conseguito la certificazione come Strategic intervention coach dal Robbins-Madanes training center (Usa).
Ha scritto un libro in merito al coaching della salute, edito da Roi edizioni, il cui titolo, appunto, è “Vivere a pieno”, prezzo 16 euro, pubblicato in giugno. Ecco le sue parole.
Scrive che la nostra esistenza dovrebbe svilupparsi in tre fasi: fase di addestramento iniziale per identificare la propria missione e dotarsi delle competenze per svolgerla al meglio; fase centrale di massima esecuzione della missione; fase finale di raccolta e di condivisione permessa dall’aver portato a termine il proprio compito. Ergo, la vita è una missione, da vivere a pieno. Fuori dagli aspetti funzionali e strumentali, vivendo a pieno si gusta il piacere della vita?
Una delle variabili fondamentali, che emerge da molta ricerca, per vivere in modo felice è sentirsi realizzati ed appagati. Quindi credo che trovare la propria missione di vita sia una delle grandi fortune della vita. Realizzarla invece dipende non dalla fortuna ma dalle proprie capacità. Poi ovviamente come il guerriero ha bisogno di riposo nell’accampamento, così ognuno di noi nella vita ha anche bisogno di svago, divertimento e spensieratezza. Ma quell’energia interna che fa la differenza deriva proprio da questo senso di missione che alcuni hanno e altri purtroppo no.
Vivere a pieno. Come si crea equilibrio tra ciò che amiamo e ciò che gli altri amano di noi?
In realtà non dovrebbe esserci bisogno di crearlo. Dovrebbe essere naturale. Una delle caratteristiche dell’alta prestazione in ogni ambito è la coerenza tra bisogni, valori, comportamenti e risultati. Se esiste questa coerenza non ci sono differenze tra chi siamo e cosa vedono gli altri di noi. E dunque nemmeno tra ciò amiamo e quello che gli altri amano di noi.
“Sono le nostre abitudini a creare il nostro carattere ed è nostro compito sapere come eliminare quelle dannose per adottare quelle potenzianti”. Cambiare carattere, per vivere a pieno, è possibile. In primis il soggetto deve mettersi in discussione?
Sì certamente. Capire che, se c’è qualcosa che non va, spetta solo a noi cambiarlo. Occorre capire cosa della nostra vita è sotto il nostro diretto controllo e cosa e no e decidere da lì su cosa lavorare. Ma bisogna avere chiara una cosa. Se una persona si è sempre ritenuta timida avrà allenato sistematicamente la timidezza ed evitato tutte le cose che avrebbero potuto allenarlo ad essere diverso. Tutto dipende dalla pratica.
Nella cultura giapponese, secondo le sue parole, ikigai, è “la ragione per cui ti alzi ogni mattina”. Qual è da scrittore la sua ragione, la sua motivazione? Quale “il suo sogno più grande e ambizioso”?
Diciamo che non faccio distinzioni tra le varie facce del mio lavoro. Come medico, scrittore, giornalista o coach ho il desiderio di influenzare positivamente più persone possibili. Ogni giorno penso a questo: oggi posso lasciare ogni persona che incontro in una condizione migliore rispetto a come l’ho trovata. A volte basta un sorriso o una parola gentile.
È stato medico degli astronauti all’Agenzia spaziale europea. Ci illustrerebbe con qualche aneddoto la sua esperienza?
Gli aneddoti potrebbero essere moltissimi. È stata davvero un’esperienza unica e ricchissima. Ma me ne viene in mente uno. Ero nel pullman che porta i cosmonauti russi alla rampa di lancio. C’era tensione tra i membri dell’equipaggio e i pochi del team di supporto ma ad un certo punto il comandante ordina all’autista di fermarsi e scende dal mezzo. Lo osservo mentre si avvicina alla ruota posteriore destra del pullman e aprendosi la tuta inizia a fare pipì. Rimasi un po’ stupito, ma poi mi raccontarono che così fece Yuri Gagarin prima del suo storico lancio, e così continua a fare ogni equipaggio da allora. Insomma in ogni ambiente ci sono scaramanzie e tradizioni che vanno rispettate.