Con questo approfondimento si chiude il ciclo dedicato al linguaggio contenuto nei cartoni animati.
Dopo esserci incontrati parlando delle potenzialità formative e avere proseguito concentrandoci sui messaggi che parlano di spiritualità, oggi affronteremo una lettura introspettiva di un film d’animazione molto amato dai piccoli ma anche dagli adulti.
Si tratta di Frozen, in particolare parleremo del secondo capitolo della saga intitolato “Forzen II – Il segreto di Arendelle”.
Partiamo quindi con un riassunto, utile a capire il contesto della storia.
Frozen II: seguire l’istinto e ascoltare il richiamo
Elsa, primogenita della famiglia reale di Arendelle, diventa regina.
Stavolta, insieme alla sorella Anna, sarà spinta a uscire dalle mura del fiordo scandinavo per scoprire cosa vuole comunicare la voce che continua a udire.
Questo richiamo affascinante ma che allo stesso tempo turba profondamente l’algida regina arriva a risvegliare in lei poteri legati a spiriti incantati con cui il papà si era confrontato nella foresta anni prima, durante una battaglia.
Il desiderio di accogliere questo invito, anzitutto interiore, porta i quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco) ad abbattersi sul regno.
Elsa, Anna e i fidati Kristof, Sven e Olaf si dirigono a nord, per raggiungere una terra in cui domina l’autunno, certi che qui troveranno le risposte che cercano.
Qui, nella foresta incantata, scoprono l’esistenza dei Northulri, popolo che si fida solo della natura e di alcuni soldati di Arendelle rimasti bloccati lì per oltre trent’anni.
Non solo: Elsa è motivata a svelare alcuni misteriosi segreti del passato, che potrebbero aiutarla a liberare quei popoli ma anche a salvare Arendelle, che è in pericolo dal momento che gli elementi sono stati sollecitati.
Il saggio troll Gran papà, non a caso, le ha suggerito che “senza verità non c’é futuro”.
Così ogni personaggio coinvolto nell’avventura, che si rivela un vero e proprio viaggio iniziatico, è portato a mettersi alla prova, andare oltre ai propri limiti e paure per il bene proprio e della collettività.
Le esperienze vissute permettono di chiarire l’origine dei poteri di Elsa così come i talenti e le virtù dei suoi compagni.
Non solo: le ragioni della morte dei genitori, i motivi della spaccatura tra Arendelle e i Northuldri, il valore della connessione tra corpo, mente e spirito e il significato più alto della magia.
Frozen II: il senso della rivelazione di sé
Sin dai primi minuti del film si sente parlare spesso di spiriti, elementi, identità, energia, doni, poteri, magia naturale.
E in vari momenti si allude al simbolo magico del pentacolo, presente in molte culture, che rappresenta acqua, terra, fuoco, aria e spirito.
Esso rappresenta in miniatura il microcosmo e il macrocosmo, combinando in un unico segno tutta la creazione, ovvero l’insieme di processi su cui si basa il cosmo.
I cinque elementi, per cui, richiamano i gruppi in cui si organizzano tutte le forze materiali, spiritiche e divine dell’universo.
Racchiudendo in sé la rappresentazione del rapporto tra il mondo divino e quello fisico.
Nel passato i cartoni erano molto realistici
Ciò è significativo in quanto, come accennato nei precedenti articoli, nei cartoni si tendeva a figurare in maniera realistica e corporea ogni aspetto della storia.
Facciamo qualche esmpio: la strega maligna, il cui elemento distintivo è quello della bruttezza interiore e della malvagità.Il cattivo padrone oppure la matrigna, che scuote le coscienze per i suoi atteggiamenti respingenti e abbandonici.
Questo avveniva in quanto la struttura mentale di un bambino è differente da quella di un adulto e la capacità di astrazione del primo è in costruzione.
È in grado di fare associazioni tra immagini ma elaborare concetti astratti e porli in relazione logica tra loro risulta più complesso.
Frozen II parla ai “nuovi” bambini
Nei nuovi film d’animazione, però, ci si rivolge a un pubblico ben diverso rispetto a quello delle pellicole di quindici anni fa e oltre.
Essi veicolano messaggi spirituali importanti e si avvalgono di nuove figure, più astratte, poiché parlano alla generazione dei cosiddetti “bambini arcobaleno”, evoluzione dei “bambini indaco” e “bambini cristallo”.
Se sostenuti, i “bambini arcobaleno” sono in grado di realizzare la loro missione per permettere all’umanità di crescere.
Per la parapsicologia, infatti, sono veri e propri doni per l’evoluzione umana,
Ricchi di intuizione e mossi da importanti domande esistenziali, hanno bisogno di trovare una possibile risposta e dare un senso alle cose.
Di questo parlò anche Maria Montessori, precorritrice dei tempi.
Definì infatti l’infanzia “il periodo sensitivo religioso” della persona, individuando nel bambino una dimensione spirituale innata e spontanea.
Ecco che i bambini di oggi sono in grado di cogliere perfettamente (e, in caso contrario, è importante accompagnarli nella comprensione) il significato seppur concettuale e intangibile di certi temi.
Voci senza volto, entità senza una morfologia definita, fasci di luce, correnti di vento: tutti fattori presenti in Frozen II, dotati di un significato profondo, che va oltre quello più superficiale e distratto.
Persino il giacchio, onnipresente sia nel primo sia nel secondo episodio, non rappresenta solo il freddo fine a sé stesso bensì le emozioni, il loro fluire piuttosto che il loro blocco.
Ecco che in Frozen II, durante il loro viaggio, Elsa e Anna hanno più volte a che fare con la gestione e la comprensione delle proprie emozioni, dialogando con l’ego, l’inconscio individuale e quello collettivo.
Lo psicologo Carl Rogers, a questo proposito, basava lo sviluppo della personalità sull’asse sé reale (ciò che attualmente si è)-sé ideale (ciò a cui si tende o si vorrebbe tendere).
Per Rogers l’individuo tende sempre alla realizzazione del proprio sé ideale poiché permette all’individuo di risultare in equilibrio con la propria persona ma anche con l’ambiente circostante.
Un individuo, per cui, dotato di autostima, buone capacità di valutazione e problem solving.
Conoscere per guarire l’albero genealogico
Elsa e Anna, che si succedono nel governo di Arendelle, scardinano vecchi dogmi relativi alla magia.
Questo le pone di fronte a un bivio significativo, poiché ciò vuol dire andare contro a qualcosa in cui hanno sempre creduto, nonché al proprio albero genealogico.
La verità che sono chiamate a scoprire per mettere in salvo il regno e gli abitanti della foresta incantata riguarda proprio il passato e le convinzioni che porta con sé.
Viene a loro svelata una realtà ben diversa da quella che erano abituate a conoscere e questo fa crollare tutte le loro certezze.
La loro crescita deriva anche da qui: assumersi le responsabilità di riconoscere che a volte le cose non sono come sembrano o come vengono raccontate, costruendo il futuro sull’esperienza e sulla consapevolezza.
Ciò senza che si spezzino legami, ma sanandoli.
Frozen II e la magia dell’acqua
A fare da filo conduttore l’elemento dell’acqua.
Essa è la protagonista silenziosa, che viene prima tenuta a bada da una diga imponente, poi fa temere con la sua impetuosità silenziata troppo a lungo, ancora traghetta Elsa verso la sospirata Ahtohallan.
Non solo, come anticipato si trasforma in ghiaccio nei momenti cruciali della storia.
E, infine, è in primo piano nei divertenti ma intensi discorsi intrattenuti dal pupazzo di neve Olaf.
Quest’ultimo infatti ricorda più volte come l’acqua abbia memoria, citando implicitamente lo scienziato Masaru Emoto noto per i numerosi esperimenti sui liquidi.
Secondo la sua teoria esisterebbe una connessione tra le energie positive e negative umane e i vari stati dell’acqua, osservata a una temperatura convenzionale di -4°C. L.
Lo scienziato ha analizzato per anni i cristalli prodotti dal congelamento di acqua esposta a vibrazioni emozionali per mezzo di onde sonore in grado di sollecitare stati emotivi e pensieri.
“La coscienza dell’acqua” dimostra come l’acqua, elemento vitale per eccellenza, a contatto con le energie che si possono definire positive crei cristalli armoniosi ed eleganti (come i fiocchi di neve), mentre a contatto con energie negative modella dei cristalli privi di bellezza.
Non solo.
In Frozen II, attraverso i poteri di Elsa viene dimostrato ciò che a livello scientifico è stato provato attraverso alcuni studi, ovvero la Memoria-Informazione.
Fantasia da premio Nobel
Tra i primi a parlarne fu il premio Nobel per la Medicina nel 2008 Luc Montagnier, il quale realizzò l’emissione di onde a bassa frequenza in alcune diluizioni di filtrati provenienti da colture di microorganismi (virus, batteri) o dal plasma umano infettato dagli stessi agenti patogeni.
Gli approfondimenti fecero confermare come potesse essere l’organizzazione dell’acqua a spiegare tutto.
Essa non solo è in grado di interagire con le molecole disciolte, stabilizzandole, ma queste ultime possono formare aggregati o polimeri.
Il che è logico, considerato che il corpo umano è composto per il 70% da acqua.
L’acqua come origine della vita, quindi.
Ma anche come il darsi della vita stessa in tutte le sue accezioni, fino a quelle della coscienza.
Certo, nel cartone questo concetto viene molto semplificato, ma allo stesso tempo rende accessibile a un vasto pubblico un concetto di fisica quantistica piuttosto articolato.
Perché oltre al piano materiale c’é la risposta alla domanda che tutti ci poniamo, almeno una volta nella vita: chi siamo destinati a essere.
La chiave è capire fino a che punto siamo disposti a spingerci nella ricerca di senso.
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