Maschi perfezionisti? Attenzione al senso di inadeguatezza

 Maschi perfezionisti? Attenzione al senso di inadeguatezza

Oggi vogliamo parlare di una forma di depressione che riguarda soprattutto il mondo maschile e che spesso è il risultato del bisogno di essere dei perfezionisti e alla conseguente dose di vergogna, intesa come inadeguatezza. Un disagio che diventa impossibile da gestire e che può portare a dipendenze quali l’alcol, per esempio, nonché ad inveire contro il prossimo e a destabilizzare o stravolgere relazioni personali.

Molti sono gli elementi che possono contribuire alla vergogna e a tutti gli effetti che questa produce.

L’esigenza di avere situazioni, comportamenti, sentimenti, emozioni, cose e persone sotto controllo è un primo aspetto. Tale bisogno nasce, generalmente, da un desiderio recondito di esercitare il potere sull’altra persona e sulla conseguente lotta – interna prima di tutto – che si determina per il raggiungimento di tale obiettivo.

Il bisogno di identificare a qualunque costo ‘il colpevole’ – il che può includere se stessi – e di riconoscere la propria inadeguatezza quando le cose non vanno bene è il passo successivo.

Esistono i perfezionisti, la perfezione no!

Anche la tendenza a essere di perfezionisti riveste un ruolo fondamentale in questa dinamica. Quando l’uomo (anche se, ben inteso, questo principio vale per tutti) ritiene di essere sempre dalla parte del giusto, di avere sempre ragione e di non sbagliare mai, senza che se ne renda conto eleva i suoi standards a livelli di fatto impossibili da raggiungere e si predispone inevitabilmente al fallimento.

A tal fine è importante chiarire subito un punto: la perfezione, così come la intende la maggioranza delle persone, semplicemente non esiste. Il termine deriva dal latino ‘perfectio’ che indica l’essere adatto a raggiungere un determinato scopo, un determinato fine. In questo senso, in quanto esseri umani, noi tutti, proprio attraverso il grande potenziale personale di cui siamo dotati, possiamo considerarci ‘perfetti’.

Questo meccanismo, cioè il mirare cioè alla perfezione porta l’uomo a diventare fortemente competitivo e a non accettare eventuali sconfitte e persino semplici errori, percependoli come avvenimenti gravissimi che intaccano o, peggio ancora, sminuiscono il suo valore come individuo.

Riconoscere, quindi, che la perfezione, così come è generalmente intesa, non esiste, e accettare eventuali errori non come drammi, ma piuttosto come un percorso necessario al nostro sviluppo personale e ad una maggiore comprensione di noi stessi ed un incremento di consapevolezza spiana la strada al successo evitando inutili sofferenze. I perfezionisti sono una categoria di persone infelici.

Reprimere emozioni e sentimenti impatta sulla salute

La tendenze a nascondere, o comunque a non manifestare apertamente i propri sentimenti e le proprie emozioni, così come il proprio senso di incompletezza e/o di inadeguatezza sono comportamenti con cui l’uomo evita generalmente di confrontarsi preferendo rifugiarsi dietro un atteggiamento di negazione dell’esistenza di tali problemi.

La causa fondamentale di questa sua potenziale e molto diffusa attitudine affonda le radici in aspetti storico-culturali che associano tradizionalmente la sfera dei sentimenti, delle emozioni, del senso di insicurezza e della propria fragilità interiore all’Universo Femminile.

Perfezionisti e negazionisti

Storicamente, quindi, l’uomo viene educato, sin dalla più tenera età, a tralasciare quelli che sono aspetti basilari dell’Essere umano e a relegarli in quella zona che il famoso Psichiatra e Psicoanalista Carl Jung definisce ‘Ombra’, ossia in quella parte dell’Inconscio dove confiniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o della realtà e con cui non vogliamo confrontarci. L’uomo fa questo, consapevolmente o inconsapevolmente, nella convizione che appartengano esclusivamente al Mondo della Donna. Negare e non parlare di eventuali problemi legati al proprio mondo interiore diventano, perciò, una prassi con cui l’uomo – che ne sia cosciente o meno – evita di confrontarsi con le proprie debolezze, i propri dubbi, timori e la propria potenziale vulnerabilità.

A tal proposito va ricordato che una vasta gamma di sintomi e di condizioni di salute che provocano disturbi di ogni tipo simili a malattie sono il risultato di problemi psicosomatici.  Questi ultimi sono la conseguenza di uno stato di sovraffaticamento dovuto a problemi reali che, non essendo stati affrontati, né tantomeno risolti, generano un livello tale di stress – fisico, psichico, e/o mentale – che il corpo non riesce più a gestire.  Attraverso la manifestazione di una determinata sintomatologia, perciò, il corpo comunica la perdita di un equilibrio che va ripristinato quanto prima affinché lo stato di salute ottimale possa essere di nuovo garantito.

Dalla vergogna alla violenza … il passo è breve

Ma essere perfezionisti, non riuscire ad accettare i propri limiti, tenerisi tutto dentro non sono gli unici segnali che ci devono mettere in allarme. Molti atti di violenza da parte degli uomini non sono altro che il risultato di un loro profondo senso di vergogna e conseguente depressione. L’uomo, per nascondere questi suoi limiti e cercare a sua volta di superarli, può assumere comportamenti duri, fare ricorso alla violenza, alla vendetta, all’accusa, alla negazione e ad atteggiamenti compulsivi, impegnandosi, per esempio, in maniera maniacale ed estenuante nel perseguimento di una determinata meta, generalmente professionale.

L’uomo identifica, quindi, nel raggiungimento e nel superamento degli obiettivi che si è prefisso, un modo per sormontare il suo recondito e al tempo stesso profondo senso di inferiorità, di vergogna, la sua inquietudine interiore e la sua potenziale e velata vulnerabilità.

Tuttavia, non esaminando attentamente quella che è la vera causa e la radice del suo problema, e mantenendo l’assoluto silenzio su quelli che considera limiti inaccettabili che non è disposto ad ammettere neanche a se stesso, non fa che alimentarlo restandone sempre più intrappolato.

Avanzando verso la soluzione

Il modo migliore per uscire da questo circolo vizioso consiste, quindi, nel riconoscere e nell’accettare il fatto di avere un problema e nell’affrontarlo. La soluzione, come nella maggioranza dei casi, l’uomo non può che trovarla in se stesso.

Approcciando la situazione come se la vedesse dall’esterno, ossia come se non lo riguardasse e non ne fosse coinvolto personalmente – magari proprio grazie all’aiuto di uno psicologo o di un coach, le cui competenze pur nella loro diversità, possono essere entrambe utili ed anche usate quali complementari l’una all’altra – l’uomo sarà aiutato a compiere un viaggio interiore e a risalire alle cause, ai veri motivi che lo fanno sentire insicuro, inadeguato ed incompleto.

Solo identificando le cause reali, ossia dando loro un nome specifico, l’uomo sarà in grado di iniziare a capire qual è la radice del suo problema e a rapportarsi con essa avanzando verso la sua soluzione definitiva.

IMPORTANTE!

Le informazioni contenute nel presente articolo hanno solo scopo informativo e non sono da considerarsi assolutamente parere medico.

Qualunque sia il vostro problema di salute, consultate prima il vostro medico. Per quanto riguarda l’attuale emergenza COVID-19 contattate gli organi competenti.

 

 

 

About Maria Teresa De Donato

Maria Teresa De Donato, Scrittrice olistica e multidisciplinare Romana di nascita, vive da oltre 25 anni negli USA dove ha ultimato i suoi studi giornalistici presso l’American College of Journalism e conseguito le lauree Bachelor, Master e Dottorato in Salute Olistica presso Global College of Natural Medicine specializzandosi in Omeopatia Classica, Ayurveda e Medicina Tradizionale Cinese. Naturopata, Omeopata, Life Coach, iscritta a vari albi professionali, è anche Autrice di molte pubblicazioni. I suoi libri sono disponibili su tutta la rete Amazon, librerie incluse.

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