Pazienza: è sempre la virtù dei forti? Ragioniamo sull’argomento
Pazienza: è un pensiero comune considerarla una virtù, che apre la strada, nelle nostre vite, ad altre qualità straordinarie come la gentilezza, la compassione, il perdono. E’ noto il detto “La pazienza è la virtù dei forti”: non sempre esso trova, tuttavia, un utile riscontro nella realtà.
La pazienza è la virtù dei forti? Non sempre
La pazienza, del resto, non è sempre una dote. È vero che essa può ripagare, ma l’intera interpretazione dietro il detto è ingannevole. Ci sono scenari nei quali la pazienza non è utile e, peggio ancora, è controproducente, folle o dannosa ai fini del successo delle azioni del singolo. La maggior parte delle persone traduce la citazione “la pazienza è la virtù dei forti” in “le cose buone capitano a chi sa aspettare“. Ma aspettare può non portare a niente. Si tratta, spesso, di attendere ancora e ancora, senza consistenti passi in avanti. Bisogna agire per progredire.
La pazienza per amore della pazienza è soltanto attesa sterile (quasi una tautologia, in effetti). Aspettare qualcosa che non succederà è da definirsi sciocco: nulla di più.
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Le cose buone non capitano quasi mai a chi aspetta. Esse spettano a s’impegna, si mette al lavoro, persiste e persevera.
Si pensi al caso di un individuo che vuole avviare un’impresa, ma non ci riesce mai. Si consideri, inoltre, quanto avviene a chi fa domanda per un posto di lavoro e attende pazientemente per una risposta. E ancora: ci sono persone che attendono per mesi che capiti loro un’opportunità, invece di crearla loro stessi. In tutti e tre questi scenari, la persona sta giocando il gioco dell’attesa: è paziente, sta ferma e si aspetta che accada qualcosa. Ma non è così che funziona, anche se, in qualche caso, sarà capitato. Dobbiamo muoverci e andare a prendere ciò che vogliamo. Non c’è virtù nell’attesa e nella speranza che accada qualcosa. Il destino è determinato dalle azioni del singolo, non dalla sua accettazione passiva, dalla sua rassegnazione.
Invece di aspettare che un datore di lavoro ci chiami, perché non andare noi da lui a cercarlo?
Invece di giocare alla lotteria e “aspettare” di diventare ricchi, perché non imparare come creare ricchezza per noi stessi?
Invece di aspettare che i clienti ci trovino, perché non cercarli da soli?
Il tempo, del resto, scorre inesorabile: “tempus fugit”, come dicevano i latini.
Se si gioca al gioco della pazienza, senza intraprendere alcuna azione (come fanno molte persone), come ci si possono aspettare risultati reali?
E’ necessario restare a osservare come andranno le cose, ma non bisogna cadere nella trappola di aspettare e basta, perché non si ricaverà granché.
Dieta ipocalorica e pazienza
Non soltanto la pazienza è un alleato della dieta ipocalorica. Le persone che passano dal sovrappeso a un peso equilibrato non hanno comprato una pillola magica per dimagrire aspettando i risultati, ma di norma hanno fatto delle azioni, come:
– andare in palestra
– iniziare a lavorare
– cambiare alimentazione
E, alla fine, hanno ottenuto i risultati che volevano.
Le persone ambiziose non “aspettano” le giuste circostanze per perseguire i propri sogni e obiettivi, s’impegnano e agiscono per creare le giuste circostanze per raggiungere i propri sogni e obiettivi.
Quindi:
- Bisogna assicurarsi di associare la propria pazienza con l’azione e l’intenzione: allora sì che l’azione fisica, abbinata alla resilienza mentale, fornirà risultati positivi, sia in senso tangibile, sia intangibile.
- E’ necessario “agire verso” i propri obiettivi, tendere a essi. Essere pazienti, certamente, con i risultati.
Se la pazienza è una virtù, l’azione e la perseveranza sono un dovere. E’ qualcosa che in molti non dicono.
Lavorando all’interno di questo quadro, la pazienza diventa di nuovo una dote: un motivo ricorrente in una vita di iniziative.