Daniela Mattalia, il sottile piacere dell’imperfezione
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Daniela Mattalia, il sottile piacere dell’imperfezione

24/06/2017
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Ci sono, nella vita di ciascuno di noi, luoghi speciali, luoghi d’amore a cui sono intrecciate le nostre radici, da cui possiamo restare lontani materialmente, ma non affettivamente.

Daniela Mattalia, giornalista e da poco anche autrice di narrativa, non fa eccezione a questa regola: nata a Torino, vissuta in numerosi altrove, approdata infine a Milano, sua città d’elezione, ha scelto come sfondo per il suo esordio nel romanzo la città piemontese con i suoi luoghi caratteristici, il Lungo Po e il Parco del Valentino, ad esempio.

“La perfezione non è di questo mondo” è il titolo neanche troppo sibillino del suo primo romanzo, approdato in libreria in questo accaldato inizio di estate che stiamo vivendo, per ricordarci che la normalità, e non la straordinarietà, del vivere accompagna le nostre giornate.

Come dar torto a Daniela Mattalia?

Decliniamo la ricerca del meglio in ogni forma possibile, riempiamo di frenesia gratuita le nostre giornate per l’incapacità di accontentarci di ciò che neppure lontanamente rasenta la perfezione, nella convinzione che ad essa ci stiamo avvicinando passo dopo passo.

E tutto questo per arrivare alla sua medesima conclusione, che per il nostro intrinseco essere imperfetti non riusciamo neppure a definire cosa sia davvero, la perfezione.

L’intreccio tra vita e morte nei personaggi di Daniela Mattalia

La storia raccontata dall’autrice ruota intorno a quattro personaggi reali, a un simpatico cane in fase di crescita e ad alcune presenze in bilico tra l’essere reali o irreali. Fantasmi? Più o meno.

Tutto inizia quando Adriano, arzillo ottantaduenne dritto come un fuso, di raffinati modi sabaudi, si aggira nei reparti dell’Ospedale torinese delle Molinette alla ricerca della moglie Giulietta: sino a qui nulla di strano, se non fosse che lei è morta, in modo improvviso ,un mese e due giorni e mezzo prima, senza  lasciargli il tempo di un congedo  da rielaborare.

Non è un visionario, Adriano, non soffre di demenza senile, sebbene a volte il dubbio si faccia strada in lui: semplicemente ha stabilito questo contatto con la donna che ha amato per tutta la vita, che gli appare e si relaziona con lui soltanto in questo luogo.

A poca distanza dalle Molinette c’è un altro ospedale, il Regina Margherita, dove ha trascorso la sua esistenza lavorativa Olga, prima di godersi la meritata pensione, prendendosi cura di bambini e neonati, assaporando l’altrui felicità dell’essere madre, dopo aver ritagliato per sé il ruolo della donna sola, senza un marito e senza figli.

Conduce un’esistenza tranquilla, tra parole crociate e chiacchierate telefoniche con i volontari del Filo d’Argento, un’associazione che tenta di colmare i vuoti affettivi degli anziani troppo soli in una grande città, bisognosi di una parola di conforto e di una voce amica.

Olga ha trovato la sua, appartiene a Gemma, una trentenne che lavora in una libreria e si dedica, al sabato, a questa forma di volontariato.

Anche con il personaggio di Gemma Daniela Mattalia ha voluto posare il suo sguardo sulla normalità, su uno dei tanti giovani che oggi faticano a ritagliarsi uno spazio nella nostra società, ma certo non abbandonano la fiducia e la positività nei confronti della loro vita imperfetta.

E infine troviamo Fausto, il padrone del cane Archibald, un grafico precario imbattutosi in una giovane rampolla della Torino bene con la quale si è fidanzato e alla cui capricciosa volontà deve spesso sottostare.

Se aggiungiamo al quadro d’insieme un altro elemento geografico, il Parco del Valentino sul quale si affacciano anche i presidi ospedalieri che hanno a che fare con Adriano e Olga, il risultato è un tessuto narrativo in cui i destini apparentemente lontanissimi dei protagonisti ( fantasmi compresi) si intrecciano e si dipanano, dando vita alla trama pensata da Daniela Mattalia.

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Nel nostro mondo quotidiano viviamo tutti quanti la difficoltà dell’imperfezione che caratterizza questi protagonisti, come loro soffriamo per un’assenza a cui non ci rassegniamo, siamo alla ricerca di un’occupazione non precaria e gratificante, portiamo nascosto dentro di noi il dolore di un amore che ci ha delusi, incappiamo in imprevisti non preventivati ( come succede ad Olga, che si provoca una frattura alla gamba per una banale disattenzione tra le bancarelle del mercato).

Tra tutto è certo la paura della morte a tormentarci maggiormente, a spingerci a trovare delle alternative per sopravvivere ad un vuoto che ci appare impossibile da colmare.

Vorremmo in fondo tutti la nostra Giulietta, un aggancio con chi è ormai irraggiungibile ma che non siamo disposti a lasciar andare, per cui riusciamo a crearci illusioni consolatorie come quelle che caratterizzano le giornate di Adriano.

Daniela Mattalia affronta con levità temi difficili, come la solitudine e l’invecchiamento, rendendoceli meno drammatici, per quanto ciò sia possibile.

Adriano e Olga vivono in modo diverso la loro situazione, Gemma la conosce mediante gli “amici di cornetta” e grazie ad una madre ancora molto viva e vivace, alla quale sente che dovrebbe dedicare più tempo, ma ciascuno di loro è comunque risolto nella propria imperfezione, capace di gioire di doni inaspettati, come Giulietta, e di sorridere ironicamente alla vita.

A voci alternate la loro vicenda si sviluppa in quadrifonia, quasi sottovoce, senza intaccare la convinzione di fondo, che è quella di un mondo pieno di angoli da smussare, ma sottolineando con forza che è possibile aggirare gli ostacoli e vivere della propria piccola ma consolante perfezione.

Daniela Mattalia, il sottile piacere dell’imperfezione

AUTORE : Daniela Mattalia

TITOLO : La perfezione non è di questo mondo

EDITORE : Feltrinelli

PAGG. 176,  EURO 15,00

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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