Sfatare i luoghi comuni?
Ci prova Angela Langone cimentandosi su un terreno minato, quello della maternità.
Ammantato di leggende che si tramandano nelle generazioni, il rito della maternità si manifesta in tutta la sua durezza solo ed esclusivamente nel momento in cui madri lo si diventa in prima persona, magari dopo 12 ore di travaglio senza sosta o un taglio cesareo che è pur sempre un intervento invasivo.
Sino a quel momento, la categoria donne in età fertile si divide in due sottocategorie: le recidive, quelle che proclamano da sempre e con tutti i diritti di non voler affrontare questo passo (non sarebbe male se la società più bigotta smettesse di considerarle come snaturate) e le mom forever, quelle che invece non vedono l’ora di stringere uno o più frugoletti tra le braccia, inondate dal profumo del borotalco e confortate da sommessi gorgheggi nella culla.
Tralasciando la prima categoria, nella assoluta certezza che non sia indispensabile essere mamma per essere donna completa, soffermiamoci sulla seconda, alla quale Angela Langone ha dedicato il suo Diario (tragicomico) di una mamma.
Grande appassionata di marketing e comunicazione, Angela Langone ha fondato nel 2011 viviconstile.it, il portale dello stile in tutte le sue declinazioni, di cui progetta personalmente la struttura e i contenuti.
Mamma di un bimbo, testimone in prima persona delle grandi e piccole disavventure in cui può incappare una mamma prima in attesa e poi in compagnia del suo pargolo, ha raccolto in questo libro episodi curiosi e buffi (soprattutto per gli altri!) legati alla funzione che la natura ha dato alle donne, facendo degli uomini degli spettatori più o meno partecipi.
L’universo mamma secondo Angela Langone
Gli universi familiari sono tutti diversi, come i loro rapporti di forza e di equilibrio: a renderli uguali è una questione numerica, nascono su base due e poi si dilatano, diventano a base tre, quattro e forse anche di più.
Il passaggio delicato, racconta la scrittrice, è il primo, quello in cui due adulti consapevoli comprendono che non è più tempo di occuparsi romanticamente l’uno dell’altro, ma è il momento di fare spazio a coppette assorbilatte, pannolini da cambiare, biberon da riempire, lunghe notti insonni da affrontare.
La magia, l’incanto del periodo della gravidanza, immortalato nelle immagini in bianco e nero dell’ecografia, ha lasciato il posto ad una quotidianità che ha ben poco delle rosee illusioni precedenti.
E’ così che Angela Langone racconta la nuova vita di Francesca e Davide quando arriva Lucio, il loro primo (e probabilmente unico…) figlio.
L’attesa è stata costellata di momenti struggenti, come la consapevolezza della gravidanza o la ricerca di un nome fra mille che possa essere una caratterizzazione unica della futura personalità del bambino, e da altri tragicomici, come l’acquisto di quanto necessario nei primissimi tempi ( sarebbe meglio non in quantità industriale!) e la prima ingerenza non richiesta di parenti e amici.
Ma è al ritorno a casa dall’ospedale che Francesca deve subito fare i conti con una realtà che tocca tutte le mamme, senza eccezione: non è e non sarà mai una mamma perfetta. Non c’è nulla di sbagliato in lei, semplicemente le mamme perfette non esistono, la realtà è fatta di donne che si mettono in gioco per la nuova creaturina facendo il possibile e spesso anche l’impossibile per dargli la migliore accoglienza nel nuovo mondo, di più non si può.
Come dice l’autrice, diventare mamma è un faticoso apprendistato, uno slalom tra parenti indigesti trasformatisi in pediatri e psicologi dell’età evolutiva e sintomi rincantucciati di depressione post partum, tra regali orribili ed inutili e le mille difficoltà quotidiane che fanno dire ad Angela Langone e a Francesca che il nostro non è un paese per mamme.
Eppure la voglia di ricominciare a godersi il tempo perduto è fortissima, tanto da indurre al desiderio di una breve vacanza, per staccare da tutto e da tutti: ma cosa sia davvero una vacanza con un bambino piccolo i neogenitori non lo sanno, altrimenti mai s’imbarcherebbero in un viaggio così periglioso.
E non è che l’inizio, l’incipit di un’avventura che porterà con sé momenti di gioia immensa e di sconforto, ma soprattutto ricordi di una dolcezza infinita per tutta la vita.
Mamma&Donna o Mamma vs. Donna? Le riflessioni di Angela Langone
Il genitore quasi perfetto teorizzato da Bruno Bettelheim nei suoi saggi lascia il posto ad una coppia di genitori confusi più dentro di sé che fuori, rassegnati a non avere più una casa in ordine e una vita sociale, sostituite rispettivamente da giochi e giocattoli che spuntano in ogni dove e serate in cui, se il bimbo è quieto, si desidera solo dormire un po’ di più.
Anche Francesca, prototipo della mamma qualsiasi, non sfugge alle regole: le scarpe col tacco, universalmente riconosciute come icona della femminilità conturbante, lasciano il posto a comode scarpe raso terra, con le quali macinare i km necessari per andare a far la spesa trascinandosi dietro passeggini dotati di vita propria, i vestiti attillati restano appesi sulle grucce, perché semplicemente non entrano più, neppure in apnea.
La tranquillità per badare a sé non esiste, dimagrire è un verbo estromesso dal vocabolario, vivere l’amore col proprio compagno un miraggio, perché anche lui ha cambiato status sociale, anche se diventare padre, nel caso di Davide, ha implicato meno rivoluzioni personali e sociali.
Angela Langoria racconta di un rapporto che langue, che va verso l’esaurimento, come talora accade: occorrono molto amore, molta comprensione reciproca, molta capacità di essere ironici e disponibili per costruire una famiglia intorno alla genitorialità, perché nessuno ti insegna come fare.
Francesca e Davide hanno in comune Lucio, uno splendido bambino biondo, ma hanno perso il resto, la capacità di farsi del bene e di rispettarsi reciprocamente, non facendo mai sentire l’altro inadeguato, non all’altezza, perché l’amore non può essere una gabbia, non può imprigionare la donna e l’uomo per lasciare in vita solo una madre e un padre.
Banalmente, si può smettere di essere un marito o una moglie, ma non un padre e una madre: Lucio cresce in fretta, come tutti i bambini, lasciando memoria di innumerevoli prime ed ultime volte dei suoi piccoli progressi, vissuti in chiave tragicomica, ma di una bellezza emozionante.
Diventare madre è molto faticoso, è spesso una strada in salita, ma è di una bellezza straripante, capace di emozionare qualsiasi cuore, pronto a sciogliersi di fronte a due sillabe balbettate all’improvviso: e si è mamme per sempre.
TITOLO : Diario (tragicomico) di una mamma
EDITORE : Sonda
PAGG: 158, EURO : 14,00