La pace non ha bisogno di armi. Nonostante ciò, può essere battagliera.
Battagliera era la pace che intendeva costruire il Mahatma Gandhi, secondo cui “La non violenza assoluta è assenza assoluta dal recar danno ad ogni essere vivente. La non violenza, nella sua forma attiva, è buona disposizione per tutto ciò che vive. Essa è perfetto amore”. Un’inclinazione che ha avuto risultati tangibili.
Andrea Riccardi: la guerra non si isola in modo chirurgico
“La guerra è – diceva Giovanni Paolo II – un’avventura senza ritorno: un processo spesso caratterizzato dall’eterogenesi dei fini. La guerra non s’isola in modo chirurgico: tutto si comunica nel mondo interconnesso. Specie nel sistema unitario di Europa e Mediterraneo: Fernand Braudel, il grande storico, ne ha spiegato il carattere unitario fin dal Cinquecento”. Lo afferma Andrea Riccardi, nel suo libro La forza disarmata della pace. Movimento, pensiero, cultura, edito quest’anno da Jaka book. Lo scrittore è un professore ordinario di Storia Contemporanea, che ha fondato nel 1968 la Comunità di Sant’Egidio. Collabora con numerosi periodici e quotidiani fra cui il Corriere della Sera. E’ uno storico del mondo contemporaneo, ma anche del fenomeno religioso nel suo complesso. Dal 2015 è Presidente della Società Dante Alighieri.
Andrea Riccardi: percorsi nuovi per vivere in pace
Sull’argomento, c’è di più. Per vivere in pace bisogna sperimentare percorsi nuovi. “Oggi, di fronte a questi fenomeni di violenza, la pace diventa anche una costruzione da realizzare all’interno della società: richiede sensibilità… domanda un’azione preventiva su settori della popolazione che possono essere coinvolti nelle logiche conflittuali”.
La violenza, tuttavia, è un dato di fatto.
Andrea Riccardi: che cosa fare per la pace?
“Che fare di fronte a questa violenza? Come collocarsi innanzi alla riabilitazione della guerra? Le risposte personali affondano le loro radici in scelte interiori. Questo non esime da un’osservazione dei fenomeni. Ma, per guardarli con realismo, occorre maturare in se stessi il senso di una responsabilità generale, anche se non si è coinvolti direttamente”. Ed ecco che l’autore ci racconta una storia. “Un monaco trappista francese che, nonostante i pericoli, aveva scelto di vivere in Algeria, frère Christian de Chergé, priore della Trappa di Notre Dame de l’Atlas (rapito e ucciso insieme a sette monaci suoi compagni), scriveva a proposito della guerra civile che sfigurava quel paese: «Nessuno si può dire innocente della violenza: “chiunque odia il proprio fratello è un omicida” (1 Gv 3,15)». Per fomentare la guerra, a partire dalle piccole cose, basta un nulla.
Andrea Riccardi: la pace e la politica
Fin qui, il discorso ha valore anche filosofico. Ma arriviamo ai fatti.
“Nel 2003, all’epoca del conflitto contro Bagdad e Saddam Hussein, ci fu l’ultima grande mobilitazione dell’opinione pubblica – almeno in Europa – contro la guerra. Un vasto movimento, variegato nella sua composizione politica e ideale, mostrò sicuramente più saggezza politica nel rifiuto della guerra rispetto al ristretto gruppo di dirigenti che volle quell’attacco”. Eccoci di nuovo ai rapporti tra individui, che valgono di più delle partite di scacchi dei ministri. Leggiamo ancora: “La guerra ci fu, ma si è visto che chi militava per la pace aveva ragione. Nonostante sia prevalsa la volontà americana di attaccare l’Iraq, il movimento mostrò la sua consistenza in una mobilitazione senza pari. Eppure, dopo le vicende del 2003, c’è stato un progressivo declino delle mobilitazioni e dell’interesse per la pace”.
Perché è scomparso il movimento per la pace
Il movimento per la pace, in effetti, sembra essersi eclissato. Perché?
“Fu la sua sconfitta a determinare il declino? Oppure è prevalso un senso d’impotenza nei confronti delle scelte internazionali? Oggi, nel groviglio dei conflitti, con chi parlare, a chi opporsi? Allora quel movimento si dirigeva contro la scelta del presidente americano George Bush junior, che volle la guerra: aveva come obiettivo gli Stati Uniti, un interlocutore chiaro e una grande democrazia. In ogni modo, una caduta d’interesse c’è stata. In queste pagine ritorna spesso l’interrogativo sul perché di questo fenomeno, mentre si constata un vuoto di presenze, interventi, azioni sui problemi della pace e della guerra, anche in paesi dove esisteva una tradizione in tale senso. Sono questioni rilevanti, proprio mentre il nostro mondo vive una stagione politicamente incerta“.
Nell’incertezza, rivalutiamo i rapporti interpersonali.
Andrea Riccardi: un mondo di individui
Le aggregazioni di folla fanno parte del passato. Oggi la pace si pratica nel microcosmo dei rapporti.
“Oggi cresce la soggettività. So bene come la globalizzazione economica espropri i poteri politici e riduca gli Stati. Eppure gruppi minoritari possono destabilizzare comunità molto vaste. L’ho visto parecchie volte in Africa, dove pochi uomini armati gettano interi paesi nella guerra civile. C’è la minaccia del terrorismo. Nel nostro tempo, il fattore umano è decisivo più di ieri. Gli uomini e le donne contano. Non ci sono pace e sicurezza senza il loro coinvolgimento”.
Guardiamo in faccia i nostri simili
“Guardiamo in faccia i nostri simili. In un quarto di secolo sono cambiati. Dal 2006, più di metà della popolazione abita nelle città, una svolta nella storia millenaria. Tra il 1980 e il 2000 è avvenuta una rivoluzione culturale: l’alfabetizzazione degli adulti ha fatto un balzo in avanti. In Nigeria, in vent’anni o poco più, si è passati dal 33% al 64% di alfabetizzati; in Ruanda dal 40% al 67%; in Cina dal 66% all’85%. Solo otto paesi al mondo hanno un tasso di alfabetizzazione sotto il 50%. Anche se, contraddittoriamente, nell’Africa subsahariana il tasso di accesso alla scolarizzazione è diminuito”.
Andrea Riccardi, ecco la rivoluzione mentale
“Emmanuel Todd parla di una «rivoluzione mentale»: cambia l’atteggiamento verso la propria vita, cresce la volontà di forgiare il proprio destino, come si vede dal controllo della fertilità da parte delle donne. Ci s’inserisce di più in un circuito informativo. La gente accetta meno passivamente la marginalità”.
Ci auguriamo, in effetti, una pace attiva, nel mondo brulicante di persone, dai mille colori iridescenti. Se essa può nascere dalla concordia tra singoli, passo dopo passo, è possibile che si raggiunga un risultato.
Titolo: La forza disarmata della pace
Editore: Jaca Book
Pagg: 72, €: 8,50