A sostegno della sua tesi, secondo la quale le donne non vengono mai meno al loro ruolo culturale e sociale, e men che mai a causa dello scorrere degli anni, Dacia Maraini , scrittrice da pochi giorni ottantunenne , ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo, “Tre donne”, quasi un regalo di compleanno fatto a se stessa.
La scrittrice occupa un posto di rilievo nella storia della letteratura italiana del secolo scorso, i suoi romanzi e i suoi saggi hanno avuto ampia diffusione e lettura, supportati dalla concezione del mondo da lei elaborata nel periodo bollente della sua gioventù.
Poco più che trentenne, con alle spalle una biografia tormentata, Dacia Maraini si apriva agli anni delle rivoluzioni studentesche, operaie e femminili, con la ricettività di una spugna, pronta a far proprie quelle rivendicazioni che riteneva di sostanza e non di facciata, senza mai sbandierare troppo slogan precostituiti ma mantenendo ferma e risoluta la sua posizione.
Il mondo in evoluzione le stava offrendo la possibilità di farsi indagatrice della psicologia femminile in un momento in cui essa stava mutando dalla radice, proponendo una figura che aveva il diritto di essere pienamente riconosciuta in tutta la sua dignità, alla pari di un uomo.
Era il femminismo, parola che oggi la scrittrice ritiene desueta, inchiodata ad una realtà cronologicamente conclusa, non più significativa per i giorni odierni: questo non significa che la Maraini ritenga concluso il cammino verso la libertà femminile, implica semplicemente il fatto che sono cambiate sia le modalità di lotta sia, purtroppo, quelle attraverso le quali il mondo maschile tende a mostrare il suo distorto concetto di strapotere, servendosi della violenza.
Di qualunque argomento abbia scritto, Dacia Maraini è riuscita sempre a ritagliare uno spazio per dar voce alle donne, al loro mondo sommerso, alle loro sofferenze più psicologiche che fisiche, raccontandone i percorsi di crescita individuale, tanto nel passato (si veda Marianna Ucria) quanto nel presente, sotto la cui patina scintillante si celano orrori della cui esistenza si viene a conoscenza sempre troppo tardi.
Non una, ma tre sono le donne di Dacia Maraini
Scrivere di una sola donna, di un unico universo femminile sarà forse sembrato riduttivo a Dacia Maraini, tanto che nel suo ultimo romanzo la sua attenzione si fissa su tre personaggi, che rappresentano le tre età della vita.
Tre, non scordiamolo, è numero perfetto, che rappresenta sin dal tempo medievale un unicum all’interno del quale è possibile trovare l’idea della perfezione: le tre donne del romanzo vanno viste sotto quest’ottica in senso puramente cronologico, non certo per somma di identità incomplete, in quanto esemplificano la vita nel suo scorrere e completarsi dalla giovinezza acerba, alla maturità riflessiva sino alla vecchiaia esuberante.
Gesuina ha superato i sessant’anni, ha lasciato alle spalle un tempo in cui lavorava come attrice e si è riciclata, senza rimpianto, in infermiera a domicilio, gioendo della possibilità di conoscere sempre persone nuove, tra le quali spera, prima o poi, di incontrare un uomo che sia tutto per lei.
Non rinuncia neppure a servirsi delle nuove tecnologie, chattare le sembra un bel modo di stabilire nuovi contatti e darsi un carico di adrenalina sufficiente ad affrontare giorno dopo giorno la mediocrità quotidiana.
Di certo è uno spirito libero e intraprendente, molto più di quanto lo sia sua figlia Maria, traduttrice per professione, legata al piacere sensuale che solo la carta stampata può dare, refrattaria all’uso delle diavolerie moderne per comunicare e cultrice delle lettere scritte a mano, nelle quali è più facile celare una parte di sé, quella che le fredde ed anonime mail non sanno veicolare.
Con loro convive anche Lori, adolescente ribelle e indomita, come dimostra il tatuaggio di un drago sulla schiena, acerba nei suoi giudizi e dunque incapace, per la giusta dose di immaturità che la caratterizza, ad accettare le donne adulte della famiglia, con le quali convive forzatamente.
Manca un uomo, ci fa capire subito Dacia Maraini, a ristabilire gli equilibri: manca un marito, un padre, un fidanzato, un amico, chiunque possa riportare ad uno stato di quiete le confuse insoddisfazioni di questa famiglia di donne.
Gesuina, Maria e Lori sono legate, oltre che dal sangue, da una comune passione, la narrazione di sé, declinata in modi diversi: la prima è più impulsiva, non si ferma di fronte ad una pagina bianca, ma affida ad un registratore portatile i suoi pensieri e le sue riflessioni; la seconda scrive lunghe lettere ad un “amico di penna”, aprendosi alle confessioni più intime in quanto schermata dalla lontananza, protetta da una comunicazione a distanza; la giovane Lori finisce per cadere nella più banale delle soluzioni, quella di tenere un diario segreto ben protetto e nascosto, come fanno le adolescenti di ogni tempo e di ogni luogo.
Dacia Maraini diventa la voce del loro pensiero, dando ad ognuna la possibilità di esprimersi, nelle pagine del romanzo, in modo diretto, senza il filtro di un ulteriore narratore, eludendo così molte limitazioni all’immedesimazione con le protagoniste.
Manca un uomo, come si è detto: ma quando questo si materializza nella figura del lontano corrispondente di Maria, venuto ad abitare le giornate delle tre donne, il precario equilibrio che esse avevano instaurato crolla, sotto i colpi involontariamente inferti da Francois.
E il finale non può che essere uno.
Dacia Maraini: donna è bello, ma anche tanto difficile.
Le tre protagoniste si trovano loro malgrado a dover fare i conti con un universo, quello maschile, che le affascina ma le sconcerta profondamente, tanto da farle precipitare verso un cambiamento che potrebbe portare con sé dolore e non gioia.
Davvero gli uomini hanno ancora questo potere sulle donne? Dacia Maraini sembra esserne convinta, ma questo dipende anche dalle donne stesse, dalla loro incapacità di sentirsi autonome, forti, anche quando la vita le ha incanalate verso la solitudine.
Quella femminile e quella maschile sono due culture che si incontrano e spesso si scontrano, diverse come sono, generando deflagrazioni di violenza incontenibile, soprattutto quando le donne decidono di prendere con decisione le redini della loro esistenza.
E invece, sottolinea la scrittrice, si dovrebbe imparare a vivere con consapevolezza e saggezza ogni età della vita, nessuna delle quali preclude la realizzazione dei propri desideri, compreso quello dell’amore: il sottotitolo del suo romanzo è “Una storia d’amore e disamore”, i due piatti di una bilancia, le due facce della stessa moneta.
Non c’è un tempo della vita in cui amare sia disdicevole, perché la potenza di questo sentimento non può che essere salvifica, risanatrice, sebbene a volte esso sia mal riposto, vittima di un abbaglio che porta dolore e sofferenza profonda.
Chiudersi a guscio, però, è la peggiore delle soluzioni possibili: meglio ribellarsi e comportarsi in modo imprevedibile, come fa Lori, meglio affidare alla parola scritta i propri desideri, come Maria, meglio trasgredire l’ipotetico buon senso comune, come fa spavaldamente Gesuina.
Meglio, semplicemente, non negarsi mai il diritto di amare.
AUTORE : Dacia Maraini
TITOLO : Tre donne
EDITORE : Rizzoli
PAGG: 207, EURO 18,00