Allergie e migranti: l’ambiente gioca un ruolo decisivo sulla salute di tutti, qualunque sia la provenienza del soggetto studiato. Si tratta di un dato indipendente dalla provenienza etnica e dal patrimonio genetico. Un’opinione? No, si tratta delle conclusioni del lavoro al quale ha partecipato fondazione Poliambulanza. Il nome della ricerca? “Migranti e allergie: una nuova visione della marcia atopica (il decorso delle malattie allergiche)”.
Allergie e migranti: dopo 5 anni non c’è differenza (o quasi)
Carlo Lombardi, responsabile dell’unità Allergologia, Immunologia e Malattie respiratorie di fondazione Poliambulanza e membro del Cd della Società di Allergologia e Pneumologia, nonché tra gli autori del lavoro, si è espresso in questo modo: “Gli immigrati che arrivano nel nostro Paese, inizialmente godono di un effetto protettivo verso le patologie respiratorie. Nelle terre di origine, infatti, le malattie respiratorie con base allergica sono poco diffuse. Ma che cosa avviene dopo circa 4-5 anni? Iniziano a presentarsi quelle stesse problematiche con le quali convivono gli italiani. Le nuove abitudini alimentari, igienico-sanitarie e il contatto con l’ambiente hanno un ruolo indiscutibile. E gli immigrati si trovano a dover fare i conti con patologie spesso addirittura più gravi dei nativi stessi”.
Allergie e migranti: come interviene l’ambiente?
In che termini l’ambiente interviene sulle malattie respiratorie? Al giorno d’oggi, non è possibile spiegarlo in maniera minuziosa, anche se la pressione dell’ambiente stesso, per ovvie ragioni, è innegabile. Carlo Lombardi ha aggiunto: “Non abbiamo trovato alcuna differenza tra le problematiche respiratorie dei pazienti Asiatici, Africani o provenienti da altri Paesi. Dopo qualche anno di permanenza nella Penisola tutti diventano sensibili ai nuovi allergeni, i meno tollerati dagli italiani. Ma c’è di più. Spesso negli stranieri si incontra più frequentemente il fenomeno della poli-sensibilizzazione, cioè della compresenza di più fattori allergici, tipica nei nativi. Se è vero, quindi, che il ruolo della genetica non è trascurabile (è infatti dimostrato che le popolazioni di colore sono più predisposte all’asma), la pressione ambientale è ancora più forte”.
Allergie e migranti: dati dall’osservazione dei bambini
Una conferma di grande importanza in tal senso proviene dall’osservazione dei bambini: secondo la ricerca, infatti, i figli degli immigrati che nascono in Italia non presentano alcuna differenza del profilo immunologico e delle patologie respiratorie rispetto ai figli degli italiani. Se nati sulla Penisola, per le allergie siamo tutti simili, indipendentemente dal colore della pelle, dalla provenienza del nucleo familiare, dagli usi e dai costumi.
Allergie e migranti: influenza dell’inquinamento
Che fare? Tornare a vivere in un ambiente meno industrializzato, in particolare con minore presenza di agenti inquinanti. Carlo Lombardi ha concluso con queste parole: “L’inquinamento sicuramente influisce negativamente su pazienti che hanno problemi respiratori, di tipo asmatico e allergico. E per quanto possa sembrare un paradosso, chi vive in campagna ha meno probabilità di sviluppare allergie al polline rispetto a chi abita in città. La presenza di biodiversità e le endotossine che derivano dagli animali da allevamento o dal latte non pastorizzato infatti hanno un importante effetto protettivo contro le allergie. Su queste basi è quanto mai attuale la campagna che invita a prendersi cura dell’ambiente, i cui danni si ritorcono inevitabilmente contro di noi, anche e non ultimo, dal punto di vista respiratorio”.