Anticorpi monoclonali e Covid: fondamentale la somministrazione precoce
Salute

Anticorpi monoclonali e Covid: fondamentale la somministrazione precoce

29/04/2021
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A oggi, i dati disponibili sugli anticorpi monoclonali, confermati sia da EMA che da AIFA, confermerebbero l’importanza del loro utilizzo in pazienti Covid positivi entro 10 giorni dall’esordio dei sintomi.

“Gli anticorpi monoclonali se somministrati all’insorgere dei primi sintomi, meglio se entro i primi 4-5 giorni, permettono di tenere sotto controllo il decorso della malattia e di evitare la forma più grave.

Si tratta di una “cura efficace” contro il virus.

Occorre che si intraprendano ovunque protocolli di collaborazione tra ospedale e territorio per consentire il loro utilizzo nelle prime fasi dell’infezione”, dice Matteo Bassetti, Presidente SITA e Direttore UO Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico “San Martino”, Genova.

Cosa sono gli anticorpi?

Gli anticorpi, sono delle proteine prodotte dal nostro sistema immunitario per difenderci da qualcosa che giudica pericoloso.

Quando, ad esempio, entriamo in contatto con un virus, gli anticorpi vanno a legarsi a questo per:

  • Neutralizzare il virus, cioè non permettergli l’ingresso nelle cellule dell’organismo al cui interno si riprodurrebbe.
  • Renderlo più facilmente individuabile da altre cellule del sistema immunitario adibite a inglobarlo e distruggerlo.

Anticorpi monoclonali

Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano a un solo antigene dell’agente che si vuole combattere.

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Anticorpi monoclonali e vaccini

  • Somministrazione “attiva” e “passiva”

Gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente sull’agente patogeno, ma non sono in grado di stimolare il nostro sistema immunitario.

La temporanea immunizzazione data dalla loro somministrazione viene dettapassiva”.

Invece, quando viene somministrato un vaccino, nel nostro organismo viene indotta la produzione di anticorpi contro il microorganismo che si vuole contrastare, che saranno l’arma di difesa immunitaria nel caso si incontri l’agente patogeno.

L’immunizzazione di questo tipo viene definitaattiva” perché stimola il nostro sistema immunitario.

Per far questo però l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo e quindi la sua efficacia è generalmente visibile solo dopo circa 3-4 settimane.

La somministrazione di anticorpi monoclonali è invece in grado di difendere istantaneamente un soggetto dall’attacco del virus in quanto quello che viene somministrato è pronto all’uso.

Anche se la vaccinazione rimane il metodo migliore per la profilassi del Covid, gli anticorpi monoclonali potrebbero avere un importante ruolo soprattutto in:

  • Soggetti che non sono in grado di sviluppare anticorpi dopo la vaccinazione come soggetti immuno-compromessi.
  • Soggetti non ancora vaccinati con alto rischio di infezione come operatori sanitari, operatori di primo intervento, soggetti che vengono a contatto con persone positive al virus.

Inoltre, l’uso degli anticorpi monoclonali potrebbe dimostrarsi efficace in caso di:

  • Malattia acuta, soprattutto se somministrati precocemente.
  • Malattia lieve o moderata ad alto rischio di malattia grave.
  • Somministrazione e problemi territoriali

Gli anticorpi monoclonali possono avere funzione preventiva contro il Coronavirus.

Infatti, possono bloccare l’ingresso e la duplicazione del virus nelle cellule inibendo lo sviluppo della malattia o comunque determinando una malattia meno grave.

“Nella battaglia contro il covid tutti gli strumenti a disposizione sono fondamentali e vanno utilizzati nella maniera più efficace.

Innanzitutto occorre che la campagna vaccinale vada avanti con rapidità e che i cittadini continuino a mantenere i comportamenti adeguati contro il contagio.

Gli anticorpi monoclonali sono un altro strumento fondamentale e devono essere utilizzati in maniera tempestiva e appropriata.

La somministrazione precoce è la chiave fondamentale.

Per questo è importante il ruolo dei medici di famiglia che, lavorando a stretto contatto con le strutture ospedaliere, possono ottimizzare la gestione di questa cura.

Tuttavia, ci sono enormi differenze nella somministrazione degli anticorpi monoclonali tra le varie realtà del paese e anche all’interno della stessa area territoriale.

È un problema che va superato con urgenza, perché l’accesso a questa profilassi deve essere omogeneo e funzionale ai bisogni delle persone, ha dichiarato Antonio Gaudioso, Presidente Cittadinanzattiva.

Anticorpi monoclonali e varianti Covid

“Considerati la terapia di precisione del Covid, gli anticorpi monoclonali rappresentano un’opzione per tentare di bloccare l’infezione da SARS-CoV2 nelle prime fasi.

E impedirne la progressione a malattia che richieda la necessità di ricovero in particolare nei soggetti a rischio di sviluppare un Covid grave.

Purtroppo, i monoclonali approvati recentemente da AIFA sono stati messi a punto diversi mesi fa quando la circolazione prevalente del virus era di tipo diverso da quella attuale.

Questo ritardo si riflette in una minore efficacia o addirittura nella inefficacia nei confronti delle varianti ora prevalenti in Italia.

In particolare quella brasiliana che in centro Italia incide sino al 30%.

È quindi di particolare importanza lo sviluppo clinico di monoclonali di seconda generazione che hanno un’idonea attività contro le varianti.

Inoltre, una adeguata e armonica continuità assistenziale tra medicina del territorio e ambulatorio ospedaliero per la somministrazione dei monoclonali è il requisito indispensabile.

Soprattutto per garantire la precocità della diagnosi e dell’intervento terapeutico che, altrimenti, perde la sua potenziale efficacia”, ha spiegato Francesco Menichetti, Direttore UO Malattie infettive AOU Pisana e Presidente GISA.

Toscana e Liguria le Regioni più virtuose

In Italia la profilassi con anticorpi monoclonali non è ancora sfruttata al massimo in tutte le regioni.

Ma dalla Liguria e dalla Toscana arrivano grandi novità.

Infatti, se in Liguria l’impiego degli anticorpi monoclonali sta procedendo a passo spedito grazie alla collaborazione tra ospedale e territorio.

Dalla Toscana la notizia è quella che entro luglio potrebbero essere messi a disposizione anticorpi monoclonali più potenti e potranno evitare ai pazienti Covid positivi di essere curati in ospedale.

Regione Liguria

La Regione Liguria grazie al virtuoso progetto di collaborazione tra territorio e ospedale incominciato a gennaio 2021 ha ottenuto importanti risultati su questo fronte terapico.

“La regione ha organizzato il Dipartimento regionale di malattie infettive a cui fanno capo tutte le divisioni di malattie infettive della Liguria.

E ha stabilito che dovesse esserci un rapporto tra l’ospedale e il territorio.

Ovvero che ogni azienda sanitaria dovesse instillare protocolli di collaborazione tra ospedale e medicina generale.

Per quanto riguarda i dati della Liguria, che conta 1,5 milione di abitanti, siamo arrivati a somministrare 126 dosi di anticorpi monoclonali per milione di abitanti.

Il doppio rispetto a quello che avviene mediamente in altre regioni.

Tutto questo è il frutto di questa collaborazione che fa sì che i medici di medicina generale intercettino i casi Covid positivi molto precocemente e li portino all’attenzione degli ospedali.

In questo modo si potranno gestire la somministrazione di anticorpi monoclonali e le altre terapie.

Tanto maggiore è la capacità di fare squadra con il territorio tanto maggiore è il successo delle terapie con i monoclonali”, dice Matteo Basetti.

Regione Toscana

Presso la Toscana Life Sciences Sviluppo di Siena sono stati sviluppati anticorpi monoclonali umani per il trattamento del Covid molto potenti e in grado di contrastare anche le varianti.

“Sta proseguendo la sperimentazione scientifica su monoclonali di seconda generazione.

Più potenti e somministrabili per via intramuscolo quindi anche al domicilio del paziente.

Stiamo pensando di entrare nella fase clinica 2 e 3 e speriamo di potere mettere a disposizione queste terapie entro luglio”, spiega Rino Rappuoli, Coordinatore scientifico Monoclonal Antibody Discovery (MAD) Lab, di Toscana Life Sciences.

L’obiettivo dei ricercatori è quello di avere dei monoclonali che siano disponibili a pazienti non solo ad altissimo rischio infettivo ma anche per quelli che vogliono guarire velocemente.

E che siano a prezzi accessibili e usabili sul territorio.

“È diventato molto importante non tanto avere un cocktail di monoclonali ma avere il monoclonale giusto e più sensibile alle varianti.

Il nostro anticorpo monoclonale risponde a questi requisiti.

Proveremo a utilizzarlo anche dove altri monoclonali hanno fallito, che sono i casi di pazienti gravi”, conclude Rappuoli.

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