Parliamo di diabete: negli ultimi 30 anni, in Italia i casi sono più che raddoppiati (1 ogni 12). Bisogna correre ai ripari.
Parliamo di diabete: combattere il silenzio
Non dialogare in merito all’argomento può significare nascondere indizi asintomatici: si tratta dei rilevatori del diabete, malattia dagli esordi subdoli. Nel Bel Paese, nel 1985 i casi di diabete erano circa 1 milione e mezzo (Sid 2018). Oggi hanno raggiunto i 5 milioni. Il dato risulta esponenziale ed è destinato a crescere. Non si rivela indicatore di un processo di prevenzione e individuazione di persone con diabete, dato che non conteggia un altro milione di italiani: quelli che non sanno di essere già malati.
Parliamo di diabete: il fattore tempo
Il fattore tempo penalizza già il 30% di queste persone, che riportano complicanze micro o macrovascolari. Il dato è confermato da uno studio (Gedebjerg A et al. J Diabetes Complications, 2018) che ha coinvolto 7mila pazienti.
Walter Marrocco, responsabile scientifico della Federazione italiana medici di Medicina generale, si è espresso in questo modo: “I numeri della ricerca devono contribuire a estendere il ‘sospetto’ che proprio 1 paziente su 60 che si rivolge a noi è una sicura diagnosi precoce di diabete. Abbiamo strumenti e strutture in grado di poter intervenire in tempo più che utile e accompagnare il paziente fin da subito, nel difficile e lungo percorso che il diabete comporta; indubbiamente è tuttavia auspicabile un maggior riconoscimento e continuo sostegno da parte delle Istituzioni”.
Parliamo di diabete: quando arriva la diagnosi
Dopo che il diabete è stato diagnosticato, entra in gioco il ruolo di chi dovrà gestire la malattia. Che cosa si può fare quando l’intervento è precoce? Si può pianificare la terapia nel tempo e condurre una vita più serena, grazie ai successi conseguiti dai ricercatori.
Queste le parole di Riccardo Fornengo, dell’Asl TO4 Chivasso Piemonte, consigliere nazionale dell’Associazione medici diabetologi: “La vera sfida di noi diabetologi e dei colleghi di Medicina generale è responsabilizzare i pazienti alla gestione quotidiana del diabete. Parliamo infatti di una patologia cronica spesso asintomatica: se non curata, ha un enorme impatto sulla qualità e sull’aspettativa di vita delle persone. Una sfida che può essere affrontata soltanto in sinergia”.
Parliamo di diabete: il ruolo delle tecnologie
Il presente è ricco di aspetti che è possibile sfruttare, al fine di migliorare la salute. Riccardo Fornengo ha aggiunto: “Le tecnologie possono accompagnare il cambiamento rendendo la gestione del diabete meno ‘pesante’, oltre a offrire un miglioramento clinico. ll livello di precisione dei device a disposizione ha segnato un cambiamento epocale nella gestione del diabete. Spiego sempre che ora possiamo addirittura “indossare” i dispositivi: grazie alle dimensioni molto ridotte e alla mancanza di fili, tubi e cateteri, si evitano le punture quotidiane alle dita e le iniezioni ripetute. Ritengo corretto che il paziente debba essere informato e aggiornato. Anche in campo scientifico sta crescendo l’interesse e la necessità di dimostrare il livello di efficacia di questi dispositivi e dei cambiamenti che comportano in termini di qualità di vita. In uno dei più recenti registri (Ada, San Francisco 2019), su quasi 2 mila pazienti adulti e pediatrici in terapia, l’uso di due nuove tecnologie semplici da usare, ma di alto profilo tecnologico ha dimostrato un controllo glicemico superiore rispetto a quello osservato nel registro nazionale americano”.
#ParliamoDiDiabete e continueremo a farlo. Un incontro in argomento ha avuto luogo il 23 agosto presso il Meeting Salute di Rimini.