La crisi alimentare nel mondo è in drastico aumento.
Non è di certo una novità ma, sebbene nello scorso decennio si siano registrati dei valori positivi e di parziale diminuzione della fame nel mondo, la questione è tornata a essere un problema di attualità.
Essere nati ‘nel posto giusto‘ è certamente una grande fortuna.
Ma ciò non dovrebbe farci chiudere gli occhi. Anzi, la fortuna è spesso anche una responsabilità.
E , forse, la nostra inizia semplicemente con il non dimenticarsi che questi problemi esistano.
Crisi alimentare: cosa dicono i dati del Global Report on Food Crises
Secondo il Global Report on Food Crises, pubblicato il 3 maggio 2023, ci troviamo davanti a dati allarmanti.
Il rapporto analizza le crisi alimentari a livello mondiale, ed è pubblicato dalla Rete globale contro le crisi alimentari, un accordo nato nel 2016 tra Unione Europea, FAO, UNICEF, Stati Uniti, WFP e Banca mondiale per contrastare la fame nel mondo.
Per il quarto anno consecutivo sta crescendo il numero di persone che soffrono la fame su scala globale. I numeri parlano di circa 260 milioni di persone in 58 diversi Paesi gravemente colpite dall’insicurezza alimentare. Vale a dire che questi individui non hanno accesso ad adeguati alimenti per garantire una dieta sana e in grado di preservare uno stato di salute nella media.

“Questi numeri sono drammatici. Si parla di 65 milioni di persone in più rispetto allo scorso anno“, commenta Simone Garroni, Direttore Generale della Fondazione Azione contro la Fame.
Questi numeri segnano un aumento del 34% di persone affamate e, per fare un esempio pratico, l’aumento corrisponde a più della popolazione che vive in Italia.
Dei 260 milioni di persone che soffrono di insicurezza alimentare oltre il 40% vive in Afghanistan, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Yemen.
“Dal 1990 al 2015 il numero di persone che soffrono la fame nel mondo era in decremento. Ma negli ultimi anni la situazione sta peggiorando sensibilmente”, continua Garroni.
Per ben 25 anni la lotta alla fame aveva condotto a ottimi risultati. Ciò significa che contrastare questa terribile condizione è possibile.
Chi sono i più colpiti dalla crisi alimentare?
In 30 dei Paesi presi in esame, i dati parlano di più di 35 milioni di bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione. La forma più letale prende il nome di malnutrizione acuta e colpisce 9,2 milioni di bambini. Questa forma è caratterizzata dal forte deperimento fisico, ostacola lo sviluppo fisico e mentale bloccando la crescita, ed espone a malattie potenzialmente mortali che, in altre circostanze, sarebbero facilmente curabili.
I dati di Save the Children dello scorso anno parlano chiaro. Ogni anno, a causa di malnutrizione acuta, i bambini che muoiono superano il milione.
Tuttavia, non sono solo i bambini ad essere tra i più esposti.
“Quasi il 70% delle persone che soffrono di insicurezza alimentare nel mondo sono donne“, spiega Garroni.
In molti Paesi, infatti, le donne hanno minor potere decisionale, accesso all’educazione ridotto e, di conseguenza, minore emancipazione. “Tutto ciò porta le donne a occupare gli ultimi posti in queste società. E, inoltre, in condizioni critiche di povertà, sono anche le ultime ad avere accesso agli alimenti”, continua Garroni.
Un’ulteriore conferma del fatto che le disuguaglianze, come quelle di genere in questo caso, possano contribuire alla crisi alimentare che dilaga nel mondo.
Come si è arrivati a tutto ciò?
Capire da dove possa derivare la fame nel mondo non è semplice. E, sicuramente, sono moltissimi i fattori in gioco.
Tuttavia, sembra che siano 3 gli elementi principali sui quali vale la pena approfondire.
- Guerre e conflitti. Questi due elementi sono responsabili della crisi alimentare in prima battuta. “Si stima che siano oltre 117 milioni le persone al mondo che soffrono la fame a causa delle guerre, locali e non”, afferma Garroni. La guerra tra Russia e Ucraina è un esempio della spirale che i conflitti possono innescare. Oltre ai disastri interni, gli effetti si ripercuotono anche a livello internazionale. Entrambi questi Paesi sono esportatori di materie prime alimentari come grano, mais, olio di girasole. La stessa Ucraina, infatti, viene spesso definita ‘granaio del mondo‘. Quindi, anche i Paesi importatori risentono notevolmente dei blocchi di produzione e a rimetterci, come sempre, è la fascia più esposta, vale a dire quella dei più poveri.
- Shock economici. La recente pandemia di Covid-19 ha destabilizzato i mercati a livello globale. Produzioni, importazioni ed esportazioni bloccate, persone che hanno chiuso le loro attività. Tutto questo ha contributo a una minor circolazione dei prodotti alimentari e alla crescita dei prezzi. Per fare un esempio, sebbene un aumento del 10-20%, possa farci storcere il naso quando facciamo la spesa in Italia, in Paesi in cui si vive con pochi euro al giorno le conseguenze possono essere catastrofiche.
- Fenomeni climatici estremi. A chiudere il quadro delle principali cause troviamo anche i problemi derivanti dalla crisi climatica. Deforestazione, effetto serra e surrbiscaldamento globale, rendono più difficile coltivare in ambienti sempre più ostili. E, inoltre, alluvioni, maremoti, siccità, frane, possono ulteriormente ridurre le porzioni di terreno coltivabile e cancellare mesi e mesi di produzione.
Possiamo fermare questo processo? Se si, come?
“La comunità internazionale deve agire con urgenza per evitare che milioni di persone muoiano di fame”, spiega Garroni.
Intervenire è possibile, lo dimostrano i dati dello scorso decennio. Di certo, la recente pandemia e l’odierno conflitto tra Ucraina e Russia stanno aggravando non poco la situazione.
Attraverso donazioni dirette alle varie Onlus che si occupano di questo tema, è possibile rallentare il processo. Infatti, somministrando cure terapeutiche farmacologiche e di alimenti, soprattutto ai bambini, è possibile aumentare di molto le loro possibilità di sopravvivere.
Tuttavia, per alcuni mali, spesso non basta un semplice cerotto.
Il settore dell’agricoltura, dell’allevamento, le infrastrutture che possono generare forme di reddito, gli accessi all’acqua potabile, le scuole, sono tutti ambiti in cui è necessario intervenire per cambiare la situazione alla radice.
Per questo motivo, come spiega Garroni, è necessario uno sforzo internazionale congiunto e una profonda revisione dei sistemi produttivi e alimentari nei Paesi in crisi.
Copertina: Foto di Peter Caton per Azione contro la Fame