Manager in vacanza: riescono davvero ad abbandonarsi al riposo? Il lavoro è un meccanismo che capta colui che se ne occupa: sfuggire è non è facile. Nel lavoro manageriale, in particolare, è difficile staccare la spina.
Manager in vacanza: paura del vuoto
Roberto D’Incau, fondatore di Lang&Partners e scrittore, si è espresso in questo modo: “Staccare la spina? Più facile a dirsi che a farsi. Spesso, inconsciamente, abbiamo paura dei vuoti, quindi smettiamo di lavorare ed elaboriamo per il periodo di pausa un programma fitto di impegni: lunghi voli transoceanici, vacanze in luoghi impervi o impegnativi dal punto di vista della vita sociale, agende di vacanze fatte di quattro o cinque posti diversi, in un turbinio di impegni, incontri, dover essere”. Ecco che il calendario della vacanza è più gravoso di quello lavorativo. Lo smartphone, poi, è irrinunciabile, di giorno e di notte. Si teme sempre di perdere qualcosa: un messaggio importante, una e-mail di lavoro.
Manager in vacanza: le sette mosse da non perdere
Roberto D’Incau ci spiega che cosa fare, quando si è un manager in vacanza.
Scegliere un momento specifico in cui pensare al lavoro, durante la giornata di vacanza – Si tratta di leggere la posta elettronica e fare eventuali chiamate indispensabili in un’ora specifica e una sola.
Togliersi la maschera di impegnati full time e provare le bellezze dell’otium assoluto – Tempo per noi stessi: ecco il lusso più grande, che non abbiamo durante l’anno. Purtroppo, non se ne ha mai abbastanza. Almeno in vacanza, bisogna provare a dedicare del tempo a noi stessi, finalmente, senza farci subissare dai sensi di colpa perché non stiamo abbastanza con compagno/a e figli. Ecco il momento di godere delle bellezze dell’otium creativo (che resta sempre il contrario di negotium). Spesso le idee più belle, più creative dal punto di vista del business vengono mentre si è in vacanza. Valorizzare il potere creativo dell’otium è la vera forza delle vacanze.
Non circondarsi soltanto di persone e luoghi già conosciuti – La “diversity esperienziale” esprime bene il fatto che se partiamo con gli amici di sempre, nei luoghi di sempre, facendo le cose di sempre è ben difficile che torniamo dalle vacanze avendo stimolato la nostra creatività, la nostra voglia di socializzare, la nostra intelligenza emotiva, la nostra seduttività latu sensu. Misurarsi con contesti e persone diverse, invece, è estremamente utile anche per la nostra vita lavorativa: è la forza che ci arriva dal fare esperienze nuove, differenti da quelle di tutti i giorni, quando si è manager in vacanza.
Rimettersi in forma – Uno dei problemi più grandi dell’avere poco tempo è che l’attività fisica spesso è la grande Cenerentola della nostra agenda: riscoprire il piacere della fisicità sarà molto salutare. Mens sana in corpore sano è sempre valido, nei secoli. Ricordiamocene anche al rientro in città.
Ritrovare il nostro lato bimbo – In un ruolo manageriale, purtroppo, si porta molto spesso una “maschera sociale” professionale fatta di assertività, velocità, efficienza, decisionismo. Stimolante, certo, ma anche molto faticosa da tenere addosso tutto l’anno. L’estate invece è il momento più adatto per recuperare la leggerezza e l’entusiasmo del nostro “lato bimbo”, davvero fondamentale da recuperare, per toglierci di dosso la pesantezza che a volte il ruolo ci impone. In una vacanza estiva, con amici tutti molto impegnati e con ruoli manageriali, scoprimmo per caso in casa, un pomeriggio, un contenitore per fare le bolle di sapone e ci mettemmo a farle, senza pensare alla nostra età e ai nostri ruoli sociali: trascorremmo un’ora di puro lato bimbo, ne ridiamo ancora oggi ripensandoci. Fu fantastico.
La vacanza è il momento delle riflessioni, per fortuna non quello delle scelte – Come manager, ci si trova sempre di fronte a decisioni da prendere di fretta, senza avere il tempo di pensarci troppo, di approfondire. Soltanto quando si è manager in vacanza è finalmente possibile lasciare fluire e arrivare le riflessioni senza l’ansia di dover subito decidere, ascoltando la testa, il cuore, l’istinto. Un’ottima palestra, per pensare a quello che si deve e soprattutto si vuol fare nel nuovo anno lavorativo, che ci aspetta da settembre in poi, senza avere la fretta di dover decidere subito.
Dare il benvenuto alla noia – L’estate è un momento ideale per farci piacere, dedicarci a ciò che ci rallegra. È anche però un momento fondamentale per ritrovare il sottile piacere della noia, cui non siamo più abituati, perché ci spaventa. Annoiarci invece serve al nostro cervello per rigenerarsi e ripulirsi dei tanti pensieri, delle tante ansie della nostra vita quotidiana. Alla noia va quindi dato il benvenuto, come all’otium: è soltanto stando in queste due dimensioni che si possono vedere le cose con la giusta distanza, anche la propria carriera, e fare quelle riflessioni che portano poi a cambiare con efficacia le cose che non vanno negli ultimi mesi dell’anno, una volta rientrati al lavoro: quando non saremo più manager in vacanza.