Domani è il giorno della felicità. Ma è proprio obbligatorio essere felici?
Eros & Psiche

Domani è il giorno della felicità. Ma è proprio obbligatorio essere felici?

19/03/2018
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Fin dalla tenera età il messaggio che riceviamo dai genitori, dagli insegnanti, dalla società, è che dovremmo vivere per realizzare la nostra felicità. Ci viene detto: “sorridi!” oppure “perché quel muso lungo?”. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se cresciamo con l’idea che, se non siamo felici 24 ore su 24, c’è qualcosa di sbagliato nella nostra vita.

Addirittura sembra quasi che ci vergogniamo di ammettere, anche a noi stessi, che a volte ci sentiamo giù. Forse è per questo che sui più famosi social media si vedono solo foto di persone felici, sorridenti, apparentemente realizzate, come se mostrare la parte più umana e fragile di noi ci faccia passare direttamente dalla parte dei falliti.

Meglio la felicità o stare bene con noi stessi?

Il fatto è che la vita non è proprio così, lo abbiamo imparato nel tempo, e per chi vive nella ricerca continua della felicità, la vita può essere molto frustrante.

Ma come sarebbe se sostituissimo la parola felicità con la parola “ben-essere”?

Se iniziamo a usare il termine “ben-essere”, cioè “essere bene” vale a dire stare bene, al posto della parola felicità, ci possiamo rendere conto che è molto più facile mantenere il nostro benessere anche nei periodi più bui. Il benessere interiore è, infatti, semplicemente uno stato mentale che ci permette di comprendere che la vita non è altro che una serie di alti e bassi, di cicli che si ripetono, e che è tanto artificiale quanto impossibile agire su questa marea in costante fluire.

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Inizia con il parlare a te stesso.

La maggior parte delle nostre reazioni emotive alla vita provengono dal modo in cui etichettiamo le esperienze che viviamo. L’ego tende a saltare subito alle conclusioni e a premere il pulsante “panico”, che, a sua volta, attiva la risposta: “Oh, no! Avviso di depressione! Non mi sento bene, questo è un problema!”.

E se provassimo a pensare “ mmmh… mi sento un po’ giù ultimamente. Che cosa sta succedendo in me?” . Ecc quest è il mmento per sedersi e ascoltare le nostre sensazioni, permettendo loro di emergere.

L’ego panico non vuole stare nel problema, vuole eliminarlo subito e scappare, e i modi che usa sono tanti : fare shopping, bere un bicchiere o due di vino, guardare la TV, navigare sul web e così via. Intendiamoci, nessuna di queste attività è “sbagliata”, a meno che non la si usi per evitare o negare i nostri veri sentimenti. Le nostre emozioni, tutte quante, anche quelle che ci piacciono meno, oltre a essere semplicemente una parte valida dell’esperienza umana, contengono messaggi importanti per noi, messaggi che non possiamo ricevere quando stiamo scappando.

Felicità è darsi il permesso di provare l’esperienza di sentirci un po’ giù

Potrebbe anche durare più del previsto, ma ripetiamoci “Va tutto bene. So che passerà anche questo. Posso provare questa sensazione e stare perfettamente bene” .

Con il benessere, possiamo continuare a goderci tutto ciò che è buono nella nostra vita, e trattarci con dolcezza mentre lasciamo che la nostra esperienza emotiva faccia il suo corso e si evolva naturalmente. La bellezza di permettere a noi stessi stare in contatto con i nostri sentimenti è che possiamo riceverne i messaggi e trasmetterli.

In questi casi, forse il messaggio autentico per noi è “devi rallentare un po’ ”, forse è “il lavoro che stai facendo non è più significativo. Mantenendo la sensazione di benessere possiamo restare lucidi, comprendere e accettare con fiducia che la vita ci sta dando ciò di cui abbiamo bisogno per evolvere, anche se in quel momento per noi non ha senso o non rende felice il nostro ego.

Felicità è come andare in altalena

Quando proviamo a passare da un “picco” all’altro, continuiamo a sollevare la posta: quello che una volta era soddisfacente ora è noioso, quello che una volta era una vittoria enorme non sembra più così impressionante. C’è una sorta di “inflazione della felicità” che svaluta ciò che abbiamo e ci spinge a ricercare costantemente mete più ambiziose.

Per strano che possa apparire, più proviamo emozioni come tristezza o delusione, più possiamo veramente provare gioia e gratitudine quando arrivano momenti migliori.

Il poeta Kahlil Gibran ha scritto “quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere”.
I tempi difficili ci temperano, ci rendono più forti, più resistenti e più compassionevoli. Sentirsi “male”, lungi dall’essere qualcosa da cui fuggire, offre così tanto a chi è disposto ad abbracciare l’esperienza, anche se spesso si riesce a capirlo solo a posteriori.

Sarà necessario indebolire i segnali dell’ego e la voce di quella società che ci vule uniformare a un concetto di felicità H24 a tutti i costi. Ma si guadagnerà molto di più in ricchezza della vita quando impariamo ad accogliere favorevolmente entrambe le fasi della marea, il flusso e il riflusso.

Sono una Life & Business Coach, vivo a Imperia, nella bellissima Liguria di Ponente, e lavoro in tutta Italia conducendo corsi per privati e aziende sul potenziamento e sviluppo delle risorse umane, Tengo inoltre sessioni individuali di coaching anche via skype.Il coaching nasce con l'idea di abbracciare il cambiamento, liberarsi dalle credenze limitanti e superare gli ostacoli al fine di creare i risultati che si vogliono nella vita, di lavoro ma, soprattutto, di BEN-ESSERE. E per me, BEN-ESSERE, significa1) apprezzare ogni giorno della propria vita 2) scoprire e valorizzare ciò che funziona 3) apprendere continuamente 4) essere connessi alle persone 5) inserire gioia e divertimento in tutto ciò che si fa 6) apprezzare le idee, i sogni, gli obiettivi diversi 7) vivere in modo ottimista

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