Francesco Artusa: riflessione su una società vittima del terrorismo
Franceso Artusa è, in ordine strettamente cronologico, l’ultima piacevole scoperta de Il Font.
Che questa testata si proponga di dare visibilità ad autori che sono alla loro prima pubblicazione, che non hanno “poteri forti” alle spalle, che sgomitano (giustamente) tra fenomeni mediatici da baraccone e influencer di ogni razza e qualità per offrire un prodotto onesto e ben confezionato ai lettori, è cosa risaputa.
Questa politica, però, presuppone l’esistenza, a monte, di scelte specifiche: vengono promossi e sostenuti gli autori che pensiamo meritino le luci della ribalta, mentre scegliamo il silenzio su coloro che proprio non sanno cosa sia un percorso di formazione narratologica (e magari anche ortografico-sintattico-grammaticale), figli di quella improvvisazione che ha fatto di noi un popolo di scrittori alieni alla lettura sistematica e formativa.
Sgombrato il campo dai dubbi che circondano il sostegno alle nuove proposte editoriali, torniamo a parlare di Francesco Artusa, classe 1974, un passato da cantautore, grande lettore di gialli, amante anche della musica e della politica. Esperto conoscitore della storia italiana contemporanea, vive nell’area metropolitana di Milano, dove divide il suo tempo tra famiglia, lavoro e scrittura.
Non del tutto nuovo alla scrittura, ha però puntato tutto sul suo possibile cavallo vincente, il romanzo “Pioveva quella sera alla Scala. Terrorismo a Milano”, un lungo ed articolato racconto che ci obbliga a pensare che certe situazioni potrebbero toccarci da vicino, molto più da vicino di quanto potremmo immaginare.
Francesco Artusa: colpire il cuore pulsante di Milano
Francesco Artusa ha scelto Milano come città di sfondo al suo racconto probabilmente perché fa parte del suo mondo quotidiano, ma anche perché è il centro verso cui convergono le strade della finanza e dell’economia, degli investimenti in denaro e delle scommesse di successo, del quotidiano e dell’imprevedibile.
In questo frenetico piccolo universo si verifica un drammatico episodio, con le stesse modalità di cui, purtroppo, abbiamo avuto notizia nel mondo reale per esempio a Londra, Madrid, Parigi.
Nel Salotto di Milano, nel suo aristocratico centro storico a due passi dal Duomo, mentre dal teatro alla Scala sta per uscire il pubblico che ha assistito ad una rappresentazione, alle 23.03 del 2 agosto si verifica una drammatica esplosione, che lascia a terra ventidue vittime, tra cui tre agenti di polizia, e innumerevoli feriti.
Il pensiero comune non esita a darne una facile definizione: il terrorismo islamico ha colpito ancora, qualcuno dice di aver sentito invocare Allah in contemporanea alla deflagrazione.
Tra la moltitudine delle persone coinvolte in modo diretto o indiretto spiccano tre personaggi, che diventano il perno intorno al quale ruoterà lo sviluppo della trama: si tratta del commissario Moretti, del giornalista Nicolas Palma e di Francesco Bai, conducente del NCC, ovvero del Noleggio Con Conducente, servizio alternativo al tradizionale taxi.
Le loro esistenze si intrecciano a filo doppio, perché Moretti si occuperà del caso, Palma si è casualmente trovato a sostituire un collega più anziano in ferie ed ha subito agganciato la possibilità non solo di fare informazione, ma anche di sfruttare l’occasione della vita in ambito lavorativo, Bai ha invece sfiorato la tragedia senza rendersene conto poche ore prima di partire per le vacanze in Spagna con la famiglia.
Tre vite che nell’arco di un paio di settimane, mentre Milano sonnecchia nell’afa e nella maggior tranquillità dovuta alla partenza di numerosi suoi abitanti, devono ciascuna a modo suo contribuire a dare una soluzione alla vicenda.
Francesco Artusa ha scelto dunque un incipit molto drammatico per la sua storia, non siamo di fronte ad un classico omicidio e ad un killer spietato, ma ad una probabile organizzazione che a partire dall’11 settembre ha colpito ovunque, dimostrando la sua imprevedibile forza.
Una bomba infarcita di chiodi e schegge di vetro e metallo, una miscela chimica molto potente che doveva sventrare la piazza e uccidere più persone possibile lascia dietro di sé molti interrogativi aperti e poche risposte, ammesso che queste ultime ci siano.
L’intero apparato politico italiano si mette in moto, l’autore ha immaginato un’Italia non troppo dissimile da quella in cui stiamo vivendo ed è facile trovare celati sotto nomi e sigle di fantasia riferimenti specifici alla realtà.
Anche per queste caratteristiche il romanzo di Francesco Artusa si caratterizza per una sua specifica identità, muovendosi tra suggestioni del poliziesco e del fantapolitico, evitando i cliché fin troppo abusati dei thriller tradizionali.
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Come è facile immaginare i tre protagonisti si muovono sul filo del rasoio, affiancati da uomini della politica e delle legge, tutti intenzionati a fare luce su un attentato che ha come unico punto di partenza un uomo con jeans e maglia con cappuccio che ha abbandonato uno zaino di fronte alla Scala e poi si è dileguato.
C’è un testimone che prova a farne una descrizione dettagliata essendo uno dei superstiti, ma è davvero poco: da qualche parte però occorre iniziare e non c’è altro.
Molto lentamente Francesco Artusa semina dettagli di un congegno molto complesso, sin dalle prime pagine il lettore ha la sensazione che ci sia qualcosa di più, qualche conto che non torna…
Elementi all’apparenza insignificanti, liquidati come non pertinenti si rivelano in realtà tessere di un puzzle, ognuna inutile di per sé ma fondamentale per dipingere il quadro complessivo.
Si vive in una società in cui il populismo dilaga, si scelgono obiettivi sensibili e in un breve volgere di tempo i social sono inondati di commenti che ricordano la secentesca caccia all’untore; il razzismo derivante dall’immigrazione si scatena selvaggiamente, abilmente guidato da interessi di potere; il giornalismo non è più attendibile perché spesso si nutre di false notizie, le ben note fake news, e impedisce un giudizio obiettivo; la corruzione va ben oltre il quotidiano e coinvolge sfere da cui dipendono gli equilibri di un’intera nazione.
A tutto ciò Francesco Artusa contrappone valori positivi maturati dai tre protagonisti e dal mondo della gente comune, che ancora vuole arrivare alla verità, comoda o scomoda che sia, perché non serve nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo pensando che le tragedie tocchino sempre agli altri e mai a noi.
Affrontando con forza gli ostacoli e i pericoli imprevisti Moretti, Palma e Bai agiscono di concerto stringendo implicitamente un patto di collaborazione sincera, il primo anello di una catena sociale che l’autore ci propone come forse unico mezzo per sconfiggere i mali del mondo di oggi, lasciandoci la convinzione che anche il più piccolo passo possa fare la differenza.
TITOLO : Pioveva quella sera alla Scala. Terrorismo a Milano
EDITORE : Independently published
PAGG. 428, EURO 13,42 (disponibile in versione eBook euro 4,99)