Roberta Zanzonico, di come la dimenticanza possa diventare un dono

Roberta Zanzonico, di come la dimenticanza possa diventare un dono

Roberta Zanzonico è una psichiatra originaria di Rocca Di Papa, che ha conseguito la specializzazione in Psichiatria a Boston, dopo un periodo di ricerca al Massachusetts General Hospital/ Harvard Medical School.

Conseguita una fellowship in teoria psicoanalitica nel 2017, dal 2020 è Clinical Instructor presso la UCLA.

All’attività di medico affianca quella di scrittrice, trasportando nei suoi romanzi il mondo in cui si muove quotidianamente, un mondo difficile e a volte destabilizzante, come solo la malattia psichiatrica sa esserlo.

Un medico psichiatra si confronta con tante vite, ognuna delle quali contiene una storia speciale, vissuta in un mondo a volte reale, a volte immaginario.

Non è facile definire con precisione una linea di demarcazione, come si può ricavare dalla lettura del suo ultimo romanzo, “La bellezza rimasta”.

A noi umani è data una facoltà che può riempirci di gioia o farci sprofondare nel pozzo più buio e più profondo dell’angoscia, la possibilità di ricordare.

La memoria ci ricorda chi siamo e cosa abbiamo fatto, come ben sanno tutti i protagonisti del romanzo, incapaci di sollevare la testa dal peso che il passato ha posto sulle loro spalle come un ingombrante fardello, togliendo a tutti la gioia di vivere.

Il magico mondo di Filaccione, il paese narrato da Roberta Zanzonico

A Filaccione, un immaginario paese di mare, si sono ritrovati a vivere un’esistenza grigia e senza felicità uomini e donne che il destino sembra aver condannato alla medesima sorte, quella di non aver saputo scegliere in momenti cruciali dell’esistenza la strada forse più disagevole, ma probabilmente foriera di ben altre gioie.

E’ così per Chiara e Antonio, prigionieri di un matrimonio che dura da quarant’anni ma che non è altro se non una vuota consuetudine, priva di qualsivoglia affetto, persino del dialogo più elementare.

A loro si affianca il Signor Morbidelli, titolare di una fabbrica di dolciumi, perseguitato dal ricordo di una moglie preda della pazzia sparita nel nulla e dalla presenza di un figlio che, come lei, ha varcato la soglia della follia senza più fare ritorno.

Desolata in un presente che non fa che ricordarle il dolore di un marito morto tra le braccia di una prostituta, la vedova Rinaldi cerca una pace che la memoria le impedisce di trovare.

Eppure c’è stato un tempo in cui il marito la ricopriva di attenzioni e di regali, lo stesso in cui la signora Morbidelli era la giovane più bella di Filaccione e per questo il ricco signor Morbidelli l’aveva voluta per sé, nella ferma convinzione di poter comprare ogni cosa coi soldi.

Il destino si è vendicato su di lui attraverso il figlio Gioacchino, capace di cavarsi un occhio nel pieno di un episodio psicotico.

Non è serena neppure la vita del ragionier Lecis, trovatosi a ereditare la gioielleria del padre alla sua morte, insieme a madre e sorelle da mantenere: una situazione insostenibile per la fidanzata Valerie, sottrattasi alla tirannia di una famiglia matriarcale con una fuga definitiva.

Su tutti dovrebbe vegliare Don Giorgio, il giovane sacerdote della parrocchia di Filaccione che nasconde il suo bel viso sotto una barba incolta e i tormenti di una scelta sbagliata sotto l’abito talare.

Un microcosmo in cui l’unica costante è l’infelicità, la convinzione che la vita avrebbe potuto essere diversa, accompagnata dalla maledizione del non poter scordare nulla.

Una normale follia o una folle normalità serpeggia tra le vie di Filaccione, insieme alla malinconia di chi vive di rimpianti e, se non ci riesce, preferisce uscire all’improvviso dalla vita stessa, come il signor Antonio.

La variegata umanità che la psichiatra Roberta Zanzonico ha conosciuto nella vita reale si incarna in questi uomini e donne che diventano simbolo e metafora di noi stessi, del nostro disperato bisogno di  alienarci da ciò che ci tormenta e ci impedisce di sognare ancora, come era possibile in gioventù.

Una strategia per sopravvivere alla memoria dolente

Nessuno dei personaggi di Roberta Zanzonico è riuscito a trovare da sé e per sé una strategia di sopravvivenza, ma in aiuto di tutti loro arriva la più imprevedibile delle soluzioni, la condizione della signora Chiara, conseguenza delle violenze psicologiche subite e del suo essersi rifugiata nell’alcool.

Chiara ha smarrito la memoria a breve termine, è intrappolata in un eterno passato, per lei tutto ciò che succede sprofonda in un buco nero senza più riemergere, lasciando spazio solo agli avvenimenti del passato.

Suo marito l’ha scelta come ripiego, non ha voluto da lei figli, ha cercato il piacere tra le prostitute del paese e nonostante i suoi sforzi non è riuscito a scordare l’unico vero amore della sua vita, una donna forte e sicura di cui ha avuto paura.

Ma Chiara sembra non ricordare nulla di tutto ciò, vive in una realtà immaginaria in cui il passato si sedimenta sul presente e rende tutto più bello, più sopportabile.

La scelta di Roberta Zanzonico è quella di trasformare la signora Chiara in una sorta di panacea per chiunque la avvicini e parli con lei, dimenticando le fragilità e gli infiniti rimpianti propri della condizione umana.

Bussare alla sua porta ed essere accolti dal suo sorriso gentile è come fare un salto indietro di cinque anni, tornando ad un tempo in cui tutti si sentivano più felici.

Tutto il paese di Filaccione desidera parlare con lei e godere di questa illusione, la vedova Rinaldi organizza addirittura liste di appuntamenti, tanto la notizia si è diffusa in fretta.

Proprio la vedova si sente chiedere notizie di suo marito e può parlarne come dell’uomo che l’ha amata e rispettata, il signor Morbidelli parla di un figlio che non ha conosciuto ancora la pazzia, persino don Giorgio si presenta alla sua porta per trarne sostegno morale.

Ma la casa di Chiara non è uno specchio magico da oltrepassare, non c’è alcun Bianconiglio ad aspettare chi si rifugia nel passato.

La vita non fa sconti a nessuno, la finzione non risolve né i dolori né le scelte sbagliate, fingere che ciò sia possibile è solo aggiungere ulteriori illusioni destinate a sfumare.

Che a far paura sia il presente oppure il futuro non cambia nulla, l’oblio è un dono che il destino ha riservato soltanto alla signora Chiara dopo una vita insoddisfacente, trascorsa a sentirsi non solo inutile, ma addirittura trasparente.

Lei, che vorrebbe prendere un treno e fuggire via, rimane comunque inchiodata a Filaccione perché anche i suoi desideri durano quanto un’illusione temporale e poi vengono dimenticati.

Agli altri, invece, resta la consapevolezza della farsa e il ritorno alla vita vera, quella che non offre vie di fuga e ripropone sempre gli stessi meccanismi, con il loro carico emotivo.

Si può provare a fuggire, non nel passato ma verso un ignoto futuro, e qualcuno tenterà di farlo, lontano da una realtà così difficile da accettare che toglie il piacere stesso di vivere.

Sullo sfondo delle vicende individuali Roberta Zanzonico mette il mare, quel mare che accoglie e restituisce corpi, che porta stranieri a sparigliare le carte delle vite comuni.

D’altra parte il filaccione, a cui si lega al nome del paese immaginario, è una lenza che viene calata e lasciata sul fondo del mare a sedimentare, come la vita di chi, perso il contatto col tempo presente, trova nel passato l’unica bellezza rimasta, sedimentata per sempre.

 Roberta Zanzonico, di come la dimenticanza possa diventare un donoAUTORE : Roberta Zanzonico

TITOLO : La bellezza rimasta

EDITORE :  Morellini

PAGG. 143       EURO 14,90

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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