Quando passeggiando, in montagna o lontano dalle città, passiamo vicino a un’auto sentiamo l’intenso e acre odore che proviene dai suoi tubi di scappamento. È in quel momento che ci rendiamo conto di quanto fragile sia il concetto di qualità dell’aria.
Ogni giorno, soprattutto nelle aree metropolitane che sono notoriamente più inquinate, non facciamo caso alla qualità dell’aria che respiriamo. Ce ne rendiamo conto solamente uscendo da quel contesto, respirando aria pulita e non inquinata.
Se si trattasse solo di una questione di odori, ovviamente non saremmo qui a parlarne. Ma l’inquinamento atmosferico può avere gravi conseguenze sulla salute del nostro organismo.
Cosa fare, quindi, per migliorare la situazione?
Qualità dell’aria: come si respira nelle città italiane?
L’emergenza smog, vale a dire l’inquinamento atmosferico delle aree urbane, è un problema all’ordine del giorno.
Gli inquinanti atmosferici principali includono particolato, carbonio, ossidi di zolfo, ammoniaca, monossido di carbonio, metano e biossido di azoto. Il particolato è composto dalle sostanze chimiche solide e liquide che rimangono sospese nell’aria, può causare infiammazioni nel sistema respiratorio e può avere ripercussioni anche sul sistema cardiovascolare. I particolati fini, vale a dire le polveri sottili di cui tanto si parla, hanno conseguenze ancora più serie in quanto possono essere aspirati più profondamente nei polmoni e risultare più tossici.
L’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di PM10 e PM2,5 (dove il numero indica il diametro delle particelle in millesimi di millimetro) è associata a vari problemi per la salute. Aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria, bronchite cronica insieme a effetti sul sistema cardiovascolare.
Il nuovo report di Legambiente “Mal’aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, mostra che i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi previsti per il 2030.
Ben 29 dei 95 capoluoghi sui quali sono stati raccolti i dati hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10. Si parla di 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. In questa triste classifica Torino è al primo posto, seguita da Milano, Asti, Modena e Padova.
Non stupisce che tutte queste città sia situate nella Pianura Padana che, per via della sua conformazione, crea un bacino in mezzo alle montagne, con il conseguente ristagno di aria inquinata.
Se i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti, le previsioni per il futuro sono peggiori. Rispetto ai nuovi e più stringenti target europei previsti per il 2030, sarebbero fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2 (biossido di azoto).
Cosa fare per cambiare la situazione

“Le soluzioni per migliorare la qualità dell’aria nelle città esistono. Tuttavia, è necessario che le persone si interessino all’argomento, così da esercitare una pressione sempre maggiore sulle istituzioni, affinchè queste possano appoggiare il cambiamento“, afferma Anna Gerometta, avvocato e presidente della Onlus di Milano “Cittadini per l’aria”.
Come in molti altri ambiti, il primo passo corrisponde sempre all’informazione.
Quali sono, quindi, alcune di queste soluzioni?
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Il verde urbano
Le piante sono utilissime in questa lotta all’inquinamento atmosferico. Attraverso la fotosintesi assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno. Aumentano l’umidità traspirando il vapore acqueo attraverso i microscopici pori delle foglie, filtrano i particolati nell’aria e aiutano a raffreddare le città. Il Bosco Verticale di Milano è un esempio di tale applicazione in contesto urbano. Tuttavia, non tutte le piante sono uguali. Rita Baraldi, ricercatrice presso l’Istituto di biometeorologia di Bologna, sta studiando le interazioni tra piante ed elementi inquinanti. Ha identificato alcune piante più adatte di altre per contrastare l’inquinamento: l’hackberry mediterraneo, l’olmo di campo, il frassino maggiore, il tiglio, l’acero norvegese, il cerro e il ginkgo.
In Italia, tuttavia, siamo ancora indietro sotto questo punto di vista. Basti pensare che il verde urbano che ricopre Milano è pari al 14%, ma la media di altre città europee supera il 40%. Per questo è necessario intervenire rendendo, letteralmente, più green le nostre città.
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Edifici sostenibili
Gran parte dell’inquinamento urbano deriva dai sistemi di termoregolazione obsoleti degli edifici. Attualmente vi sono numerose tecnologie di “green building” per rendere più sostenibili abitazioni, uffici, e strutture di vario genere. Pertanto, è necessario convertire i vecchi sistemi con nuovi modelli a risparmio energetico e bassa emissione di anidride carbonica.
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Piste ciclabili e mezzi di trasporto pubblico green
Molti Paesi del Nord Europa sono un esempio virtuoso in questo senso. Basta girare per le strade di Copenaghen, Amsterdam e altre ancora, per rendersi conto di quante persone si spostino utilizzando la bici. Questo mezzo non solo azzera le emissioni, ma ci consente anche di diminuire l’inquinamento acustico. Tuttavia, in Italia, il problema è anche rappresentato dalle infrastrutture. Non ci si può spostare comodamente in bici a Roma o a Milano se manca un’adeguata rete di piste ciclabili. Per questo motivo bisogna investire in questo campo.
In alcune città andare in bici può essere complicato. Ma, a questo punto, non dovrebbe essere un problema usufruire dei mezzi pubblici. Per migliorare la qualità dell’aria in città è necessario che anche questi siano green e, possibilmente, del tutto elettrici.
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Trasporti privati
Le nostre città sono intasate dal traffico di veicoli inquinanti. Tuttavia, nei prossimi anni si investirà sempre più sui motori elettrici che, sotto questo punto di vista, inquinano molto meno.
Nel mentre può essere d’aiuto ragionare su una semplice domanda: mi serve davvero usare la macchina?
Molte volte ci ritroviamo sul sedile del nostro mezzo per pura pigrizia e, senza rendercene conto, stiamo contribuendo noi stessi a inquinare l’aria che respiriamo.
Per questo motivo sarebbe opportuno puntare sulla mobilità attiva, camminando o in bici, usando meno i nostri mezzi privati.
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Sharing mobility
La sharing mobility è l’implementazione della tecnologia digitale nel sistema dei trasporti, in modo da facilitare la condivisione di veicoli e tragitti, aumentare la flessibilità e l’originalità dei servizi e incentivare la collaborazione tra le parti. Tutto ciò attraverso l’utilizzo di semplici app sul telefono. In questo settore possiamo trovare il carsharing per il noleggio di autovetture, il ridesharing per usufruire di un passaggio, bikesharing e scootersharing per il noleggio di bici, motociclette e monopattini.
Cittadini per l’aria
“Cittadini per l’aria” è una Onlus di Milano che ha deciso di intervenire per diffondere informazione circa l’inquinamento atmosferico.
Come si può leggere sul loro sito:” Siamo cittadini che hanno scelto di impegnarsi per difendere il diritto di respirare aria pulita. La qualità dell’aria non è un bene negoziabile, perché riguarda la nostra stessa vita“.
La loro lotta si concentra in particolar modo sul biossido di azoto (NO2) che viene prodotto in gran parte come emissione dei veicoli alimentati a diesel.
“Questa sostanza inquinante può causare anche danni a lungo termine. Non si parla solamente di bronchiti e patologie simili, ma anche di asma e altre condizioni croniche e permanenti“, spiega Anna Gerometta.
Molte delle persone che hanno aderito a “Cittadini per l’aria”, stanno svolgendo un monitoraggio di un mese nelle città italiane. Tutto comincia con delle provette che contengono un materiale chimico in grado di assorbire il biossido di azoto presente nell’aria. Queste vengono esposte vicino alle proprie abitazioni e, dopo un mese, consegnate in laboratorio per le analisi.
“Questo semplice sistema ci permette di creare una sorta di mappatura dei livelli di biossido di azoto presente nell’aria in diverse città”, spiega Anna Gerometta.
“Tuttavia, è necessario che le amministrazioni locali e, prima ancora, la classe politica, si interessino all’argomento affinchè le cose possano migliorare. Questi cambiamenti necessitano di molti più anni rispetto a un mandato politico. La lungimiranza deve prevalere sulla volontà di essere rieletti“, conclude Anna Gerometta.
Porta uno scettico…gli faremo cambiare idea
Questo è il titolo, a tratti provocatorio, che apre il nuovo ciclo di incontri promosso da “Cittadini per l’aria”. Cinque incontri a Milano e cinque incontri a Roma, durante i mesi di aprile e maggio, in cui si affronteranno vari argomenti per diffondere informazione e consapevolezza sull’inquinamento urbano.
Per stimolare e incentivare la voglia di cambiamento, come singoli e come cittadinanza attiva, nelle persone che decideranno di partecipare.
Foto di Pixabay: https://www.pexels.com/it-it/foto/fumo-del-camino-di-fabbrica-221000/