Sostanze obesogene: attenzione ai cibi in lattina e in scatola

Sostanze obesogene: attenzione ai cibi in lattina e in scatola

Avete mai sentito parlare di sostanze obesogene?

Si tratta di elementi chimici che possono favorire l’insorgenza di obesità.

Un dato curioso, è che quasi ogni singolo individuo, ormai, ha una percentuale di queste sostanze nell’organismo, perchè le ingeriamo direttamente con gli alimenti che consumiamo.

Un elemento a cui prestare attenzione per rimanere in salute, insieme a movimento fisico e dieta equilibrata.

Sostanze obesogene: un problema per la società

In questi giorni si è diffusa la notizia che alcune sostanze chimiche siano in grado di indurre sovrappeso e obesità e, per questo motivo, sono definite obesogene, vale a dire che generano obesità.

Ma l’argomento non è nuovo alla scienza. Infatti, sulla rivista scientifica Biomolecules era già pubblicato da alcuni anni uno studio su questo tema.

La tesi di partenza, infatti, sosteneva che il rapido e significativo aumento, negli ultimi 40 anni, di persone obese e sovrappeso, non dipendesse esclusivamente da fattori genetici o stili di vita poco sani. Per intenderci, diete ipercaloriche e vita sedentaria. Ma, tuttavia, dall’esposizione a sostanze chimiche in grado di favorire l’obesità.

E i problemi non finiscono qui. Queste sostanze obesogene, spiega Biomolecules, sembra che siano in grado di colpire non solo i singoli individui, ma anche la progenie, cioè i figli.

Infatti, alcuni studi recenti citati dall’Istituto Auxologico Italiano, hanno dimostrato che, una volta nel corpo della donna in stato di gravidanza, gli obesogeni possano passare al feto attraverso il cordone ombelicale, e al neonato durante l’allattamento al seno.

Cosa sono le sostanze obesogene e dove si trovano?

Abbiamo chiarito che gli obesogeni siano potenzialmente nocivi per la nostra salute.

Ma che cosa sono e dove si trovano?

Sostanze obesogene: attenzione ai cibi in lattina e in scatola
Simona Bertoli

“Sarebbe più corretto parlare degli obesogeni come di disregolatori endocrini. Questi disregolatori endocrini sono molecole complesse che possono interferire con il nostro sistema endocrino, quello che permette all’organismo di approvigionarsi degli ormoni necessari al corretto funzionamento dei  vari apparati. La con seguenza sono squilibri come, per esempio, l’aumento della sensazione di fame, l’alterazione del metabolismo e molti altri ancora”, spiega Simona Bertoli, responsabile clinico dei Centri Obesità Lombardi e del Servizio Day Hospital e Mac Obesità della sede di Auxologico Ariosto e Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche sulla Nutrizione e l’Obesità di Auxologico.

Come detto, il sistema endocrino, nel nostro organismo, regola la produzione degli ormoni, sostanze chimiche che regolano moltissime funzioni. Per esempio la fame, l’umore, il sonno, lo sviluppo muscolare e molte altre ancora.

Gli obesogeni, quindi, possono sostituire o alterare il lavoro dei nostri ormoni. Infatti, con le dovute accortezze, possiamo pensare a loro come a degli ormoni che ingeriamo dall’esterno.

Pensiamo, per esempio, a una persona che ascolta una conferenza in mezzo a colleghi poco silenziosi. Gli obesogeni, in questo caso, sono le voci di sottofondo che arrivano quasi a coprire la voce del relatore stesso. Il risultato? Il nostro udito e, di conseguenza, la nostra concentrazione, andranno sia alla voce del relatore che a quelle dei disturbatori, e non saremo in grado di capire quello che stiamo ascoltando. Stessa cosa avviene nel nostro organismo, il quale si trova a dover rispondere a stimoli diversi, contrari o sovrapposti.

Una delle principali sostanze obesogene è il Bisfenolo A (BPA), prodotto dagli anni ’60 e molto utilizzato nei Paesi industrializzati. È impiegato nella produzione di plastiche in policarbonato, diffuse per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica. Si parla quindi di recipienti ad uso alimentare, e resine che compongono il rivestimento interno di molte lattine per alimenti e bevande.

Regolamentazione del Bisfenolo A

“Il Bisfenolo A, a causa dei molteplici usi in campo alimentare, espone l‘intera popolazione a conseguenze potenzialmente nocive per la salute”, spiega Bertoli.

L’EFSA (European Food Safety Autority) in uno studio del 2015 ha ridotto la “dose giornaliera tollerabile” da 50 a 4 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno.

Ancor prima, più precisamente nel 2009, il BPA è stato inserito nell’elenco delle sostanze vietate nei prodotti cosmetici e il suo uso è vietato nella produzione di biberon in policarbonato per lattanti. La seconda limitazione è legata al fatto che il BPA è più nocivo per i bambini e può passare dal recipiente all’alimento in molteplici situazioni.

Tuttavia, acquistando prodotti al supermercato, su alcuni di essi si può leggere la scritta BPA free (privo di BPA).

In altri recipienti in plastica e lattine, invece, è quasi sempre presente.

Attenzione alla spesa

Il BPA, come affermato in precedenza, può passare dai contenitori agli alimenti conservati al loro interno.

Simona Bertoli ci fornisce alcuni accorgimenti riguardanti alimenti che compriamo tutti i giorni quando facciamo la spesa.

  • Tempo di conservazione. Per esempio, parlando di scatolette di tonno, è più facile trovare alti valori di BPA nel tonno dopo 3 anni che l’alimento è stato confezionato, rispetto a brevi periodi. Per questo motivo occorre prestare attenzione agli alimenti a lunga conservazione che, oltre a conservanti e altri prodotti chimici aggiunti, possono contenere più BPA al loro interno, specialmente se è passato molto tempo.
  • Acidità dell’alimento. Cibi e bevande acidi favoriscono il distacco di BPA dalla resina che costituisce l’involucro interno dei recipienti. Un esempio? Le lattine di Coca Cola, una bevanda che di per sè non è salutare ma, qualora dovesse essere consumata, sarebbe da preferire in bottigliette di vetro.
  • Alte temperature. Conservare prodotti ad alte temperature o, per esempio, scaldarli nel microonde all’interno di contenitori in plastica, può favorire il trasferimento di BPA dall’involucro all’alimento stesso.
  • Qualità del packaging. Resine di bassa qualità, utilizzate per abbattere i costi di produzione durante la fase di confezionamento, sono per natura meno resistenti e, quindi, più inclini a cedere BPA all’alimento.

7 consigli utili per la nostra salute e per l’ambiente

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato alcuni consigli utili per la nostra salute e quella dell’ambiente, aiutandoci a capire come limitare l’esposizione a queste sostanze.

  • Limitare l’uso di plastica monouso (posate, bicchiere, piatti, contenitori).
  • Ridurre l’uso di prodotti in plastica PVC (cloruro di polivinile).
  • Limitare l’uso di cibi pronti ( i classici take away) se preparati e distribuiti in contenitori di plastica.
  • Evitare di mettere nel microonde prodotti già conservati in contenitori di plastica, o in recipienti non adatti.
  • Una volta scaldati, consumare gli alimenti in contenitori diversi dalla plastica.
  • Limitare il consumo di acqua conservata in bottiglie di plastica.
  • Limitare l’uso di pellicole per alimenti o utilizzare quelle idonee al contatto con il cibo.

L’ambiente obesogenico: come prevenire l’obesità

L’ambiente obesogenico riguarda i luoghi, le abitudini e le scelte che favoriscono l’insorgenza dell’obesità.

La possibilità di viaggiare in macchina o su mezzi di trasporto pubblico, lavori e passatempi sedentari e molti altri elementi contribuiscono a praticare poca attività fisica che, come risaputo, è essenziale per la nostra salute.

Cibo spazzatura, sconti, coupon, e promozioni al supermercato che ci invitano a comprare prodotti poco sani e iper calorici, elementi che sembrano a nostro favore dal punto di vista del risparmio economico. Ma, a uno sguardo meno superficiale, risultano chiaramente nocivi per la nostra salute, soprattutto dopo anni di diete sregolate e poco sane.

In più, in questo contesto, si inserisce il rischio legato a sostanze obesogene come il BPA che di per sè non conduce tassativamente a una condizione di obesità ma, in determinate situazioni, può favorirne l’insorgenza.

Un’ulteriore tessera da aggiungere al complesso puzzle della nostra salute e del nostro benessere.

 

 

 

 

Foto di Andres Ayrton: https://www.pexels.com/it-it/foto/salutare-donna-apple-zucchero-6551415/

 

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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