Un cocktail: prepararlo con quel che c’è? Oggi si può. E’ possibile diventare i bartender di se stessi, anche se non è così semplice.
Anticamente, il cocktail era conosciuto in Italia con il nome di “bevanda arlecchina” o “polibibita”.
Quanto è facile sbagliare un cocktail
Ma come creare la miscela magica che determina il cocktail? “La miscelazione non segue le regole della cucina, dove al piccolo errore si riesce a rimediare facilmente, aggiungendo un pizzico di sale, prolungando di uno zic la cottura, allungando un fondo troppo ridotto con un mestolo di brodo. Quando si sbaglia un cocktail, è perduto per sempre, e basta davvero poco per far svanire l’armonia alchemica di ricette collaudate, trasformando una buona bevuta in un martirio. E’ una partita che si gioca su dosi minime, proporzioni rigorose, tempi precisi. In questo la miscelazione assomiglia più alla pasticceria, dove lo sgarro comporta quasi inevitabilmente il disastro. Un centilitro in più o in meno di un distillato, in un bicchiere che ne conta una decina, determina una differenza abissale. Una temperatura di servizio sballata, soprattutto se spinta verso l’alto, rovina qualsiasi drink. Il ghiaccio, aggiunto con mano troppo parsimoniosa, è sinonimo di disfatta; ma se non si fa attenzione a trattarlo come si deve, il cocktail risulterà annacquato, per la tristezza del bevitore”.
Lo si legge nell’introduzione del libro Bartender a casa tua. Storie e segreti per preparare cocktail con quel che c’è, di Cairo editore, con illustrazioni di Luca Tagliafico. Il testo conta 240 pagine, per un prezzo pari a 14,90 euro. Alessandro Ricci, tra i fondatori dell’Associazione Culturale Papille clandestine, ha scritto il libro. Lo abbiamo raggiunto e intervistato. Queste le sue parole.
Ci spiegheresti qualche trucco per creare un bar a casa propria? Da dove si incomincia?
“Preparare un buon cocktail non è difficile, ma sbagliarlo è facilissimo. Partiamo da questa piccola verità che noi “barman da tinello” — la definizione è di Marco Cremonesi, penna sopraffina del Corriere della Sera — conosciamo bene. Per allestire un piccolo bar in casa non ci vuole molto. Bisogna procurarsi gli attrezzi necessari e i possibili sostituti casalinghi, per esempio i bicchieri di servizio. Bisogna capire soprattutto quali sono le bottiglie da avere. Non sono poi molte. Il consiglio è di concentrarsi sui distillati base preferiti (whisky, rum, gin, vodka o tequila le principali), aggiungere vermouth rosso (e dry se amanti del Martini Cocktail), il Campari Bitter, l’Angostura e qualche bibita utile, come acqua frizzante, acqua tonica e ginger beer (o ginger ale). E poi di preparare abbondante ghiaccio in freezer. ‘No ghiaccio, no party’: ricordiamocelo sempre”.
Ami sperimentare le tue ricette, soprattutto i tuoi cocktail preferiti: come è nata la passione?
“La passione per la miscelazione nasce da lontano. Ho sempre trovato affascinante la gestualità dei baristi dietro il bancone, e altrettanto misteriosa l’armonia dei grandi cocktail, che sono frutto di un paradosso matematico, poiché la somma (il cocktail finito) è maggiore degli addendi (gli ingredienti). A questo si aggiunge l’incredibile universo rappresentato dai bar, luoghi di incontro e incrocio di destini, di perdizione e resurrezione, di dialogo e di riflessione”.
Presenteresti la ricetta di un cocktail per Capodanno?
“Il consiglio per Capodanno, quando presumibilmente ci si ritrova in gruppi numerosi, è di privilegiare quei cocktail che possono essere preparati nel formato conviviale, in boule o caraffa, per velocizzare il servizio e non impazzire. Per Capodanno si può preparare una variante del celebre Champagne Cocktail. Si chiama Lucky Stone ed è stata pensata per il libro dal bartender Gian Nicola Libardi. Ecco la ricetta.
Lucky Stone
8 cl Trentodoc
1 cl brandy italiano
2 cl sciroppo di zucchero alla lavanda*
2 spruzzate di Angostura
2 cl soda o acqua molto frizzante
cubetti di ghiaccio
fettina di arancia, fiori di lavanda (guarnizione)
*ingredienti sciroppo di lavanda
200 g zucchero
100 ml acqua
fiori essiccati di lavanda
Preparazione dello sciroppo
Versate una parte di acqua in un pentolino e aggiungete due parti di zucchero bianco e i fiori di lavanda. Riscaldate a fuoco basso (lo sciroppo non deve arrivare a ebollizione) continuando a mescolare. Lasciate raffreddare e filtrate lo sciroppo, attraverso un colino fine, in una bottiglia. Conservato in frigorifero, dura diverse settimane (al massimo un mese).
Riempite un calice da vino con cubetti di ghiaccio e versate tutti gli ingredienti (il Trentodoc dovrà essere l’ultimo). Guarnite con una fettina di arancia e uno stelo di lavanda, appoggiato sul bordo del bicchiere. In mancanza di Trentodoc, utilizzate un buon spumante metodo classico.
Nella versione conviviale, aggiungete nella boule o caraffa qualche fettina di arancia e un blocco di ghiaccio, per mantenere il drink freddo a lungo”.
Una penna elegante.