Microbiota che cos'è e a che cosa serve quel brulicare intestino
Salute

Microbiota: che cos’è e a cosa serve quel brulicare intestino

18/10/2017
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Fino a pochi anni fa, il mondo scientifico era convinto che la predisposizione genetica ,insieme con l’esposizione a un fattore ambientale scatenante, fosse necessaria e sufficiente a sviluppare una serie di malattie mediate dal sistema immunitario, incluse le allergie, le patlogie autoimmunitarie e i tumori. Invece non è così, perché la storia della nostra salute dipende anche dai batteri presenti nell’intestino: quelli cioè che costituiscono il cosiddetto microbiota. Miliardi di microorganismi (circa 1 chilo e mezzo in un adulto) che un tempo venivano definiti microflora intestinale: vivono dentro di noi ed esercitano essenziali funzioni fisiologiche e metaboliche.

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L’interazione col sistema immunitario

Gli studiosi hanno informazioni tali da far pensare che la composizione del microbiota, in particolare nei primi tre anni di vita, influenzi il sistema immunitario anche a distanza di anni. Per esempio si è visto che, bambini che a dodici mesi hanno sviluppato una forma allergica, a sei mesi avevano un particolare microbioma (l’insieme dei geni dell’intero microbiota). Questo fa pensare che, grazie ad analisi tecnologicamente avanzate, potremmo essere in grado di predire lo sviluppo di malattie come le allergie. Non è ancora chiaro invece se le differenze del mirobioma intestinale sono la conseguenza del fatto che una persona è allergica oppure sia vero il contrario. Sembra infatti più probabile che un particolare tipo di microbioma possa favorire lo sviluppo di allergie in soggetti geneticamente predisposti.

Il prossimo obiettivo è verificare se è possibile identificare un tipo di microbioma che possa prevenire lo sviluppo di alcune malattie nelle persone geneticamente predisposte. Si tratterebbe di interventi personalizzati che mirano a modificare il microbioma di quel paziente specifico, una delle ipotesi di cura è il trapianto di microbioma che ha dato buoni risultati nella cura di alcune coliti.

Per entrare più nello specificoMicrobiota: che cos'è e a cosa serve quel brulicare intestino

Ma quali sono le funzioni di base del microbiota? Lo abbiamo chesto alla dottoressa Luigina Bendin della Parafarmacia In Herbis salus. Ecco che cosa ci ha detto.

Semplificando molto possiamo dire che il microbiota ha una serie di funzioni molto pratiche:

  • Trasformare i nutrienti introdotti con l’alimentazione per renderli assimilabili
  • Produrre la fermentazione delle fibre vegetali
  • Produrre molecole importanti per la nostra salute, come alcuni amminoacidi e vitamine
  • Mantenere l’equilibrio metabolico e l’omeostasi energetica, compresa la prevenzione dell’obesità e del diabete di tipo II
  • Contribuire al corretto sviluppo e funzionalità del sistema immunitario, soprattutto nella prima infanzia ma anche durante l’intera vita adulta
  • Esercitare un effetto barriera nei confronti dei altri batteri patogeni
  • Proteggere la salute e garantire l’impermeabilità della parete intestinale, producendo nutrienti e molecole antinfiammatorie per le cellule dell’epitelio intestinale
  • Contribuire alla degradazione di xenobiotici, ovvero composti tossici di origine ambientale che possono raggiungere il nostro intestino;
  • Contribuire alla salute cognitiva, attraverso la produzione di molecole in grado di influenzare la funzionalità cerebrale.
  • Contribuire all’equilibrio ormonale, producendo molecole in grado di influenzare la funzionalità di organi endocrini.

Microbiota eubiotico: una convivenza felice

Come abbiamo detto (vedi box sopra) la composizione del microbiota (che gli esperti definiscono “profilo”) è una caratteristica individuale, e varia nel tempo in risposta alle variazioni (anche piccole) del nostro stile di vita, delle nostre condizioni di salute ma, soprattutto, della nostra dieta.

“Fino a quando la convivenza dei diversi gruppi batterici presenti nell’intestino si mantiene in equilibrio, cioè uno non prevale sull’altro, l’ecosistema intestinale viene definito in condizione di eubiosi, quando questo equilibrio si rompe si parla di disbiosi“, spiega la dottoressa Luigina Bendin. “Questa a sua volta può essere occasionale, per esempio in seguito a una cura a base di antibiotici, o a una  gastroenterite) oppure permanente, in conseguenza, per esempio, a una malattia cronica, ma anche a una condizione di stress psico-fisico o abitudini alimentari scorrette”.

Sta bene l’intestino, stai bene tu

E’ importante mantenere sano il microbiota, cioè eubiotico, perché ci aiuta a proteggerci dall’instaurarsi o aggravarsi di diverse patologie. “Secondo uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, la disbiosi è concausa di obesità, diabete di tipo II, sindrome metabolica, malattie infiammatorie intestinali, diverticolite, cancro del colon-retto, artrite reumatoide, allergie, patologie neuronali come la sclerosi multipla. Da millenni, anche la Medicina Tradizionale Cinese ribadisce la correlazione stretta tra grosso intestino e problematiche neurologiche“, precisa la dottoressa Bendin.

Una perfetta eubiosi migliora la nostra salute, ma è anche il requisito essenziale per il successo di molte terapie (l’assorbimento a livello intestinale può essere influenzato dalla composizione del microbiota), ma anche di diete per perdere peso o per prevenire le malattie dismetaboliche.

“L’analisi del microbiota intestinale è in metodo più immediato per conoscerne il profilo e dovrebbe essere eseguito ogni volta che insorgono sintomi come coliti episodiche, diarree ricorrenti, stipsi, flatulenza o altri disagi intestinali come la sindrome del colon irritabile. Lo stesso vale quando compaiono disturbi del tratto uro-genitale (cistiti, uretriti, vaginiti, infezioni da Candida), anche per evitare le recidive. Ci sono poi fasi cruciali della vita come l’infanzia, la gravidanza, l’allattamento, la menopausa, l’invecchiamento in cui l’analisi del microbiota ci aiuta soprattutto nella prebenzione delle malattie correlate e per migliorare le difese immunitarie”, aggiunge la dottoressa Bendin.

Come si fa l’analisi del microbiota intestinale

Il modo più semplice e non invasivo è utilizzare un campione di feci: che conterrà tutti i microrganismi ospitati nell’ultima parte del colon, il tratto di intestino che ospita la concentrazione batterica più elevata. L’analisi deve essere eseguita estraendo il DNA batterico totale dal campione di feci. Vengono utilizzate tecniche di sequenziamento del DNA che garantiscono  l’identificazione completa di tutti i batteri presenti all’interno del microbiota in esame e la loro quantità. Si tratta di un’analsi estremamente sofisticata che ha bisogno di laboratori di alto livello, questo però non significa che non possa essere eseguita agevolmente. Per esempio, basta rivolgersi alle farmacie e parafarmacie che offrono anche questo servizio. “Il paziente ritira l’apposito kit, raccoglie il campione e ce lo riconsegna”, spiega Luigina Bendin. “Il campione viene poi inviato ad aziende specializzate che lavorano in partner con Università e che provvederanno, dopo alcune settimane, a farci avere il profilo completo del microbiota”.

 

 

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