Insetti: sono il cibo del futuro?

Insetti: sono il cibo del futuro?

Pasta preparata con farina di insetti.

Grilli ricoperti di cioccolato fondente.

Chips di grilli.

Barrette e snack energetici a base di insetti.

No, non siamo finiti sull’indice di un libro che recita: “Gli orrori in cucina: 101 ricette per terrorizzare occhi e stomaco”.

Stiamo parlando di alcune delle ultime novità in commercio, perchè gli insetti, anche da noi, diventano ufficialmente cibo.

Le questioni legate alla loro commercializzazione sono molte, e toccano punti quali: la crescente richiesta di risorse alimentari, la crisi climatica, i vantaggi nutrizionali e di produzione.

Infatti, in futuro, per quanto possa farci strano l’idea, mangiare insetti potrebbe non essere una scelta di gusto, ma una scelta obbligata.

Insetti come cibo: la risposta alla fame nel mondo?

“Nel 2050 saremo più di 9 miliardi di persone al mondo”, così riportano alcune tra le più famose riviste scientifiche.

Le risorse sono sempre più scarse, le terre coltivabili sempre meno, ma la richiesta di alimenti è destinata ad aumentare.

Come far fronte a tale situazione, sapendo che già attualmente 800 milioni di persone, nel mondo, soffrono la fame?

Tra gli esperti alimentaristi e nutrizionisti di tutto il mondo sta circolando una risposta: la chiave potrebbero essere gli insetti.

A tal proposito ha destato scalpore il video dello scorso settembre di Samantha Cristoforetti, celebre astronauta e aviatrice italiana, che invitava a considerare questi nuovi alimenti mentre addentava una barretta di “grilli ai mirtilli“.

Per quanto a molti possano sembrare dei discorsi fuori dal mondo, letteralmente, è doveroso fare chiarezza e capire cosa ruota attorno a queste nuove proposte alimentari.

I vantaggi nutrizionali

Insetti: sono il cibo del futuro?
Simone Belluco

“Gli insetti potrebbero rappresentare una scelta valida dal punto di vista nutrizionale”, spiega Simone Belluco, Dirigente Veterinario del laboratorio di qualità e sicurezza alimentare presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.

Infatti, gli insetti sono una fonte di cibo altamente nutriente, poichè forniscono proteine di alta qualità paragonabili a quelle di carne e pesce. “Tuttavia, per ora, non si può parlare di superiorità nutrizionale“, chiarisce Belluco.

Inoltre, secondo le stime della FAO, gli insetti presentano un’elevata efficienza in termini di conversione nutrizionale.

Per esempio, un bovino necessita di 8 kg di cibo per incrementare di 1 kg il suo peso corporeo; gli insetti, invece, per produrre 1 kg di massa, necessitano di soli 2 kg di cibo. E per quanto riguarda l’acqua? Il dato è schiacciante. Si produce 1 kg di massa di insetti con 15 litri d’acqua, e 1 kg di massa di carne bovina con 30 mila litri di acqua, l’equivalente di 20 mila bottiglie da un litro e mezzo.

Probabilmente saranno i grilli, le cavallette e le tarme della farina, i primi insetti a comparire sulle nostre tavole, e la loro vendita sul mercato è consentita esclusivamente in questi tre formati: congelati, essiccati, sotto forma di farina.

I grilli, inoltre, sono ricchi di proteine, calcio, potassio, zinco e ferro, e le loro farine potranno essere implementate nella pasta, nel pane e negli snack proteici in una percentuale che si aggira tra il 10-15%.

Tuttavia, le specie consumate nel mondo sono più di 1900, tra cui:

  • coleotteri (31%)
  • lepidotteri (bruchi, 18%)
  • api, vespe e formiche (imenotteri, 14%)
  • cavallette, locuste e grilli (ortotteri, 13%)
  • cicale, cicaline e cimici (emitteri, 10%)
  • termiti (isotteri 3%)
  • libellule (odonati, 3%)
  • mosche (ditteri, 2%)

I vantaggi ambientali

Anche dal punto di vista ambientale gli insetti potrebbero rivelarsi una valida risorsa.

“È opportuno fare attenzione a scegliere quali specie allevare poichè, in caso di fughe da allevamento, non bisogna turbare gli equilibri ecologici“, spiega Simone Belluco. Molte volte, infatti, ci siamo trovati davanti alle drammatiche conseguenze che specie di animali non autoctone possono avere su un territorio. Basti pensare agli scoiattoli americani in Europa (che hanno fatto quasi scomparire quelli rossi autoctoni).

Tornando agli insetti, sembra che le loro deiezioni si possano smaltire facilmente trasformandole in compost, un fertilizzante naturale.

Inoltre, il loro allevamento non presenta il problema delle emissioni di metano tipico dei ruminanti.

In definitiva, sarebbero utili a ridurre il consumo di carne con tutti i problemi legati a quella filiera.

“Tuttavia, se questi nuovi alimenti dovessero prender piede, l’intera filiera a loro annessa dovrebbe acquisire le giuste conoscenze e competenze sull’argomento“, afferma Belluco.

Dagli allevamenti, ai laboratori per i controlli, ai centri di produzione: esattamente come avviene per la filiera della carne di bovini, polli, maiali ecc.

Rischi alimentari

“Dal punto di vista dei patogeni noti, gli insetti dei quali è autorizzata la produzione alimentare non presentano particolari rischi“, spiega Simone Belluco.

L’unico aspetto da segnalare, per ora, è la loro presenza, tra gli allergeni alimentari, nella categoria dei crostacei, poichè se si è allergici a questi ultimi si potrebbe rischiare di esserlo anche ai primi.

“Gli insetti destinati alla produzione alimentare sono allevati in sistemi chiusi, e ciò rende facilmente rispettabili le norme igieniche“, continua Belluco.

Tuttavia, possono sorgere dei problemi che riguardano i mangimi per allevare gli insetti.

Se vengono somministrati mangimi di qualità non c’è alcun rischio dal punto di vista igienico-sanitario.

Ma c’è chi la pensa diversamente. C’è chi vede in questi nuovi prodotti la possibilità di creare un’economia circolare sostenibile al massimo. Come? Per esempio, nutrendo gli insetti con gli scarti dell’umido, rendendoli a tutti gli effetti dei “trasformatori“.

Sicuramente un enorme vantaggio dal punto di vista economico e di sostenibilità ambientale. Ma, tuttavia, dare agli insetti dei sottoprodotti di scarto, può generare dei rischi alimentari non del tutto controllabili.

Cosa ne pensa l’Unione europea?

Insetti: sono il cibo del futuro?Le normative europee circa il consumo di insetti sono chiare e restrittive.

Gli insetti rientrano nella categoria di “Novel Food” –Regolamento(CE) 258/97-, ovvero quei nuovi prodotti dei quali non si registra un consumo significativo, a differenza di quelli consumati in abbondanza prima del regolamento del 1997.

Il 3 gennaio 2023 l’Unione europea ha dato il via libera alla produzione di polvere di grillo come alimento. Pochi mesi prima, inoltre, erano state approvate le tarme della farina essiccate come alimento.

“Tuttavia, queste autorizzazioni valgono per il singolo prodotto e per la singola azienda produttrice“, sottolinea Belluco.

Qualora un’azienda volesse lanciarsi in questo mercato, dovrebbe presentare specifici dossier scientifici all’EFSA, aspettando le relative autorizzazioni.

Paesi come Olanda e Belgio, per esempio, erano entrati in questo mercato prima del 2015, e sono stati gli “apripista” in Europa in questo settore.

Ho paura di trovare degli insetti nel cibo che mangio

L’art. 12 del Reg. UE n. 1169/11 stabilisce i criteri sulla messa a disposizioneposizionamento delle informazioni obbligatorie sugli alimenti, stabilendo che per tutti gli alimenti siano rese disponibili e facilmente accessibili le relative informazioni obbligatorie.

Vale a dire che se in un pacco di pasta è presente una percentuale di farina di grillo, questa dev’essere riportata per legge sull’etichetta del prodotto.

Tuttavia, “Sono pochi gli italiani a sapere che ogni anno in media il consumo inconsapevole di insetti si aggira sui 500 gr. Questi animali sono dei contaminanti alimentari comuni, e la legge italiana ne tollera una piccola percentuale” spiega Rosantonietta Scramaglia, docente Università IULM e membro Comitato Scientifico CSS.

Si possono trovare dei residui nelle marmellate, nel cioccolato, nei succhi di frutta, nell’insalata, nella passata di pomodoro.

È giusto sottolineare che questi insetti finiscono nei prodotti per caso, situazione ben diversa rispetto a quella che stiamo trattando.

Infatti, la produzione di insetti è al momento un mercato di nicchia. I costi di produzione sono elevatissimi, basti pensare che la farina di grillo viene venduta, in media, a 70 euro al kg.

I produttori, quindi, anche per questo motivo hanno interesse a segnalare, non solo nelle etichette, che nei loro prodotti sono presenti ingredienti a base di insetti.

Usi, costumi, e pregiudizi culturali

Gli insetti fanno parte, da sempre, della cultura alimentare di molti popoli in Africa, Asia e America Latina.

Per quale motivo ci sono differenze così evidenti con i nostri gusti?

Insetti: sono il cibo del futuro?
Giuseppe Pantaleo

“Nel consumo di insetti come alimento entrano in gioco più fattori: ambientali, educativi, religiosi. Dunque sociali”, spiega Giuseppe Pantaleo, ordinario di Psicologia sociale e Direttore dell’UniSR-Social.Lab, il laboratorio di Psicologia sociale dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Queste preferenze sono riconducibili a esperienze di socializzazione primaria e secondaria, cioè esperienze fatte precocemente in prima persona coi propri genitori, poi con i pari, in giovane età. Da adulti, infatti, è molto più difficile cambiare gusti, specialmente alimentari.

Per esempio, senza pensare a cosa si mangia dall’altra parte del mondo, ci sono persone in Italia abituate a mangiare rane e lumache, e chi invece denigra totalmente tali alimenti.

Ennesima dimostrazione di quanto “l’abitudine” e la “familiarità” di un alimento giochino un ruolo fondamentale.

Per quale motivo, quindi, non riusciamo a considerare gli insetti come un potenziale alimento?

“Sostanzialmente perchè continuiamo a percepirli innanzitutto da un punto di vista igienico-sanitario. Poi per il loro aspetto, il loro comportamento, addirittura per il loro numero, tutte caratteristiche che possono rendere gli insetti a noi estranei e imprevedibili, magari infestanti e, dunque, fuori controllo, ripugnanti“, continua lo psicologo sociale.

Non a caso Gregor Samsa, il protagonista de “La metamorfosi” di Franz Kafka, si trasforma in un insetto per rappresentare il senso di distanza, di sgomento, di alienazione di se stesso rispetto al resto dell’umanità.

Tuttavia, come sempre, il punto di vista su un argomento è fortemente influenzato dal contesto.

Gli occhi di un biologo o di un entomologo non vedono gli insetti nello stesso modo. Basti pensare, inoltre, alle differenze tra chi vive in campagna e chi in città.

Spesso, agli occhi dei primi gli insetti appaiono come parte integrante della natura che li circonda. Per i secondi, invece, non abituati alla loro presenza, gli insetti sono la rappresentazione della sporcizia, delle malattie, di qualcosa che non dovrebbe appartenere a quel dato ambiente.

La scelta di mangiare, o meno, gli insetti, non deve e non dovrà essere un pretesto per giudicare chi, invece, ha gusti diversi dai nostri.

“Entra spesso in gioco una visione individuale e individualista, cioè ego-centrica del mondo che, a livello di gruppo, prende nome di etno-centrismo“, continua Pantaleo. “Sarà opportuno prestare molta attenzione, in questo senso, a non credere che i nostri gusti, usi e costumi, siano il centro dell’universo. Poichè diverso non vuol dire primitivo o inferiore“.

Cambiare la nostra dieta

Se gli insetti dovessero essere il cibo del futuro, quanto ci costerà adattarci a questa nuova dieta?

“Psicologicamente parecchio. Ci sarà chi non si adatterà affatto. Inoltre, la questione dipenderà anche dall’età, diventerà in certa misura anche una questione generazionale, con i più giovani tendenzialmente più aperti alle esperienze, i meno giovani forse più a difesa della tradizione. L’opzione di nutrirsi anche solo di prodotti a base di insetti potrà anche essere sensata ed eco-sostenibile da un punto di vista logico, ma da un punto di vista psico-logico, e psicosociale, la questione è molto diversa. Nei nostri Paesi occidentali, si tratterebbe di risocializzare intere società e interi gruppi sociali e, a tal proposito, nel breve periodo, neanche gli influencer più quotati potranno molto in questo senso”, conclude Pantaleo.

Gli insetti sono e vengono considerati come più “distanti” da noi esseri umani di quanto non vengano percepiti, per esempio, i vitelli. È indubbiamente più facile antropomorfizzare un vitello dagli occhioni e dallo sguardo dolce e mite rispetto a un insetto.

Questo discorso non ferma, però, alcuni gruppi vegani che si vedono contrari anche al consumo di insetti.

Tuttavia, è opportuno precisare che, almeno dal punto di vista etico, il trapasso degli insetti allevati non avviene in maniera brutale.

Solitamente vengono messi in appositi contenitori e portati a una temperatura di -20 °C, e rapidamente vanno incontro a quello che gli esperti definiscono un “rapido addormentamento“.

 

 

 

 

 

 

Foto di Pixabay: https://www.pexels.com/it-it/foto/cavalletta-verde-sul-grano-289417/

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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