Paura di non farcela? Può cogliere quando si risponde ai quesiti che quotidianamente la vita propone, oppure di fronte a una scelta epocale, che può cambiare il corso dell’esistenza. Oggi si può muovere contro questo stato di cose. La razionalità ci blocca di fronte a quello che percepiamo come un salto nel buio: spesso, anche nella vita di tutti i giorni, bisogna lasciare quel che è familiare e muoversi nell’ignoto. Ecco che diventa utile il cambiamento strategico.
Paura di non farcela: ciò che ci avvicina e ciò che ci distingue
Bisogna considerare la mente umana con le sue caratteristiche standard, ma è necessario non dimenticare la singolarità dell’individuo.
Abbiamo interpellato in argomento Giorgio Nardone, psicologo e docente universitario. Questi è considerato uno degli esponenti più autorevoli della scuola di Palo Alto. È autore di oltre trenta libri di successo, tradotti in almeno 10 lingue. E’ artefice di scoperte in ambito scientifico e applicativo, in una vera e propria scuola di pensiero. Ha trattato più di 15.000 pazienti e ha svolto oltre 300 interventi di consulenza e formazione. Lo abbiamo raggiunto e intervistato. Queste le sue parole. “La mia teoria delle esperienze emozionali correttive si basa sulla perfetta armonia tra rigore e originalità, regolarità e singolarità. Ogni protocollo scientifico deve adattarsi alle peculiarità di chi abbiamo di fronte. Un metodo scientifico prevede strutture replicabili in ambiti che si ripetono. Ogni individuo, tuttavia, è unico nel suo genere: bisogna adattare le tecniche al singolo. Il mio metodo fa registrare un’ambivalenza: è scientifico quando segue lo standard, artistico quando segue la singolarità dell’individuo. Nel cambiamento strategico ci sono scienza e arte. Si giostra tra quanto si ripete e quanto si può considerare unico. Ogni persona richiede uno stratagemma che le si adatti”.
Che cos’è la terapia breve strategica?

“La terapia breve strategica è utile al fine di risolvere disturbi e patologie in ambito clinico: parliamo per esempio di attacchi di panico, disturbi fobico-ossessivi, disordini alimentari. A Palo Alto si lavora in quest’ambito da quarant’anni, io partecipo da trenta e ho lavorato all’evoluzione del modello, formulato da Paul Watzlawick. Si tratta di mettere a punto strategie terapeutiche per le psicopatologie più importanti. Gli interventi sono basati su obiettivi prestabiliti e sulle caratteristiche specifiche del problema in questione e non su teorie rigide”.
Cambiare la maniera di percepire e reagire
Che cos’è il problem solving e coaching strategico?
“Il problem solving si determina in ambito non clinico: è organizzativo, aziendale e personale. Si tratta di far sì che il soggetto eviti di cadere nelle psicotrappole che si determinano: cambiare il modo di percepire e reagire, attraverso dialoghi e per mezzo di indicazioni dirette, cioè prescrizioni. L’obiettivo è sperimentare concretamente la risoluzione del problema, con metodi originali, per i quali esiste il diritto d’autore”.
Paura di non farcela: quando si chiede agli altri di essere rassicurati
Potrebbe illustrarci, nella pratica, una situazione?
“Al fine di risolvere problemi personali può accadere che l’individuo chieda aiuto ad altri per essere rassicurato: che la sua giornata sia una continua domanda ai suoi interlocutori. L’incapacità, una volta percepita, alimenta l’insicurezza. Con piccoli passi, si può guidare il soggetto a fare da solo: a cimentarsi da sé nei propri dilemmi, a scoprire che è in grado.
Paura di non farcela: la tentata soluzione alimenta il problema
Che fare, quando si è spaventati?
“Per quanto concerne la paura, si tende spesso a evitare ciò che spaventa, oppure a razionalizzare e controllare gli istinti: in entrambi i casi, il percorso risulta essere fallimentare. Può essere invece utile peggiorare nella mente la situazione. Sia nella propria dimora, sia in qualsiasi contesto, nel quale avviene qualcosa che suscita paura, è una buona idea esasperare ciò che spaventa: all’inizio, si può applicare questa tecnica sotto la guida di un esperto. Il fuoco del resto si soffoca, spegnendosi, quando si aggiunge una quantità massiccia di legna. La paura, in tal modo, collassa. Così funziona la mente: si riduce e si eclissa, in essa, l’effetto della paura. Le reazioni basate sul buon senso, invece, creano l’effetto contrario”.
Paura di non farcela: non bisogna subire il cambiamento, ma esserne artefici
Che cosa succede quando si ha paura di decidere?
“Si è spesso convinti, in verità, di prendere decisioni razionali. Secondo le ricerche più avanzate, tuttavia, l’80% delle decisioni si attua sotto la spinta emotiva, mentre il 20% è dovuto alla razionalità. Nelle scelte si utilizzano, dunque, le emozioni. Non bisogna dimenticare studi che hanno fatto storia in ambito economico e comportamentale, come quelli di Daniel Kahneman. Un soggetto che ha un comportamento emotivo può essere educato. Poniamo di dover affrontare il capoufficio per un cambiamento del ruolo, oppure un aumento: parlare o non parlare, questo è il dilemma. Posto che possiamo anche non farcela, non ottenere il risultato, non fare un tentativo e restare nello statu quo nunc (nelle attuali condizioni, ndr) crea una paura più grande. Ecco che si sceglie di fare il salto”.
Ieri a Milano, dalle ore 9,30 (Via G. Keplero 12, Pero) si è svolta una giornata di formazione di Giorgio Nardone, sul tema del cambiamento strategico: la ha organizzata Life strategies di Marcello Mancini e Sara Pagnanelli.