Ginocchio: l’ultima frontiera riguarda l’applicazione delle protesi. Per operarlo, si può ricorrere oggi alla chirurgia robotica. Si tratta di un intervento meno invasivo. Un’incisione più piccola, di mezzo centimetro o un centimetro in meno, può significare per il paziente tempi di recupero più brevi: ricominciare la vita nel minor tempo possibile. Il sistema Navio è composto da uno strumento computer-assistito, una fresa ad alta velocità, nonché un programma in grado di stabilire con la massima precisione il punto di inserimento della protesi e di guidare il chirurgo nella fase di pianificazione ed esecuzione dell’operazione.
Ginocchio, ultima frontiera: il ruolo del chirurgo
Chi prevale nel rapporto uomo-macchina? Il chirurgo, che comanda e imposta gli strumenti. L’intervento resta nelle sue mani. Questi può contare su una ricostruzione 3D: pone il puntale sulle ossa del femore e della tibia e ricostruisce sul monitor, come se disponesse di una matita, l’area in cui dovrà essere impiantata la protesi. Il ginocchio è aperto chirurgicamente: è già pronto per l’impianto.
Sulla gamba vengono applicati dei sensori per la navigazione robotica e uno strumento apposito permette, come detto, la ricostruzione in tre dimensioni.
Per quanto concerne il ginocchio, vengono sostituite sia la parte femorale, sia quella tibiale. Una volta che il quadro è chiaro, si può procedere all’operazione: il ginocchio torna a funzionare.
Ginocchio, ultima frontiera: chirurgo e robot collaborano
La ricostruzione fa capire alla macchina com’è il ginocchio di quello specifico paziente. Una protesi simulata viene posta sopra al ginocchio 3D. Il chirurgo può contare sulla ricostruzione e può opportunamente modificarne i parametri, per quanto concerne misura e posizionamento della protesi: può controllare se la dimensione è corretta. E’ così che si stabilisce, come appare chiaro, la dimensione della protesi.
Per esempio, l’essere umano può compensare un deficit di lassità legamentosa.
Il chirurgo stesso fa in primo luogo uno studio del movimento di flessione ed estensione del ginocchio, al fine di misurare la tensione dei legamenti.
Una volta definite le modifiche, sarà sufficiente fare clic su un tasto e impugnare il manipolo con la fresa. La fresa toglie l’osso dove necessario: taglia una parte dell’osso esistente. La fresa agisce dove serve: il medico ha mappato l’area e lo strumento si ritrae quando si trova fuori dell’area selezionata.
La rotazione della fresa viene rallentata o disabilitata, rispettivamente, se è stata raggiunta la superficie pianificata per il taglio o se viene collocata al di fuori dei confini desiderati.
La protesi viene selezionata tra quelle disponibili per l’intervento, in titanio oppure in oxinium (una lega nera in metallo ceramizzato, che aumenta la durata e la tolleranza, per quanto concerne i soggetti allergici al nichel).
In base alla ricostruzione 3D e allo studio cinematico, il chirurgo è in grado di porre le componenti protesiche nella posizione ottimale con un margine di errore inferiore a 0.5 millimetri.
Il robot interviene nell’esecuzione dei tagli femorali e tibiali attraverso due modalità: il controllo dell’esposizione e il controllo della velocità.
Per vedere il video del procedimento, è possibile fare clic qui.
Ginocchio, ruolo del robot: il livello di precisione
Abbiamo interpellato in argomento Flavio Terragnoli, direttore del dipartimento di Ortopedia e Traumatologia di Fondazione Poliambulanza di Brescia. Ci ha spiegato meglio. Queste le sue parole: “Grazie all’ausilio di questa avanzata tecnologia, raggiungiamo un livello di precisione che risulta impossibile per l’occhio e la mano umana. Dai primi casi eseguiti nell’ospedale cittadino emerge un risultato chirurgico migliorativo. L’intervento rimane opera del medico. Il robot ci consente però di raggiungere un livello di accuratezza che nessuna mano e nessun occhio umano riesce ad avere. E questo può fare la differenza. Non solo la scelta della protesi avviene, infatti, tenendo conto delle caratteristiche anatomiche del paziente, ma il sistema robotizzato permette di personalizzare la procedura chirurgica, dando il massimo beneficio al paziente: minor dolore fisico e recupero della piena funzionalità in minor tempo. La dimissione avviene in 3-4 giorni dall’intervento. Tempistiche così veloci erano garantite in Fondazione Poliambulanza anche prima dell’avvento della chirurgia robotica, ma grazie a questa tecnologia i pazienti trattati hanno un recupero funzionale più completo”.
In Poliambulanza sono eseguite diverse centinaia di protesi di ginocchio l’anno: di esse, un terzo circa è rappresentato da quelle mono-compartimentali, che sostituiscono cioè soltanto uno dei due compartimenti del ginocchio, quello interno o quello esterno. Queste ultime potranno essere trattate con la chirurgia robotica: è anche possibile impiantare contemporaneamente due protesi monocompartimentali nel ginocchio.