Robot e nuove tecnologie si fanno spazio nella chirurgia ortopedica: per coloro che hanno necessità di protesi articolari, il futuro è già realtà e la mano del chirurgo è accompagnata da strumenti di precisione. Stiamo parlando di qualcosa di più di un semplice bisturi. Sono oltre 70mila, del resto, gli interventi di protesi articolare al ginocchio posti in essere in Italia ogni anno. Nuove opzioni sono offerte, inoltre, dalle cellule staminali.
Protesi articolare del ginocchio: quando è incominciata l’era dei robot
In Italia, nel 2011, è stata introdotta la protesica articolare del ginocchio: è stato impiegato per la prima volta un sistema con braccio robotico. Tale tecnologia è impiegata anche negli interventi di protesi d’anca. Si stima che a oggi siano stati eseguiti nel nostro Paese oltre 3mila interventi attuati con tale tecnica.
Fabio Catani, direttore della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia, dipartimento Scienze mediche chirurgiche materno-infantili e dell’adulto, Università di Modena e Reggio Emilia, si è espresso in questo modo: “Il primo intervento di chirurgia ortopedica con tecnologia robotica venne effettuato in Italia nel 2011 applicando una protesi mono-compartimentale di ginocchio”. I vantaggi potenziali del sistema con braccio robotico sono numerosi, per il chirurgo e per il paziente. Il sistema consente infatti interventi più accurati, con possibile riduzione dei tempi di recupero e delle complicazioni post-operatorie. Infatti, permette al chirurgo di ottenere la massima precisione nel posizionamento delle componenti protesiche. Grazie all’esecuzione di una Tac prima dell’intervento, che permette una scansione tridimensionale dell’area in cui andrà impiantata la protesi, il chirurgo può pianificare nel minimo dettaglio le azioni che il braccio robotico eseguirà durante l’operazione. Ciò consente di rispettare il tessuto osseo e di ridurre gli errori di posizionamento della protesi”.
Chirurgia ortopedica: le statistiche
Leggiamo i dati del Report 2017 del Progetto Riap (Registro italiano artroprotesi), coordinato dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con Ministero della salute, Siot, le Regioni, Assobiomedica e l’Associazione pazienti con malattie reumatiche (Apmar): in Italia si eseguono annualmente oltre 180mila interventi di protesi articolare (dati del 2015), con una crescita di oltre il 70 per cento dal 2001. Nel 2001, del resto, questi interventi erano stati poco più di 100mila. Il 56 per cento degli interventi (circa 102.000) riguarda l’anca, il 38 per cento (circa 70.000) il ginocchio. Gli interventi che restano sono a carico delle altre articolazioni: spalla, gomito, polso, caviglia.
Chirurgia robotica e cervello dell’uomo
Robot in sala operatoria: costituiscono una chance. Aggiunge Catani: “La chirurgia protesica d’anca e di ginocchio, come dimostrano questi numeri, rappresenta la quasi totalità di questa tipologia d’intervento: la chirurgia robotica rappresenta sicuramente un ambito da esplorare nella nostra continua ricerca di miglioramento delle performance. Anche se va ricordato, che questo dono dell’evoluzione tecnologica non potrà mai prescindere, almeno per i prossimi decenni dalla mano e soprattutto dal cervello dell’uomo, nella fattispecie il chirurgo”.
Cellule staminali: a che cosa servono
Le cellule mesenchimali staminali possono essere impiegate per ritardi di ossificazione, lesioni muscolari, riempimento di cisti ossee, lesioni cartilaginee e per lesioni tendinee acute o croniche. Queste le parole di Riccardo Ferracini, che, dalla clinica ortopedica del Cto, ha ottenuto di recente il ruolo di professore associato presso il dipartimento di Scienze chirurgiche e diagnostiche integrate, Università di Genova e Irccs San Martino Genova: “Le cellule staminali sono la riserva aurea dell’organismo. Riparano autonomamente le lesioni dei tessuti e la loro utilizzazione in medicina rigenerativa rappresenta una nuova frontiera della ricerca. La fonte più ricca e biodisponibile di cellule mesenchimali staminali di ogni individuo è il tessuto adiposo. Le cellule mesenchimali staminali da tessuto adiposo sono in grado di trasformarsi in cellule tendinee, cartilaginee, ossee, muscolari e di favorire la guarigione dei tendini, della cartilagine, dell’osso e dei muscoli. Il loro uso in ortopedia si sta sviluppando rapidamente sia nell’ambito traumatologico, sia nella chirurgia d’elezione. Abbiamo iniziato il trattamento dell’artrosi di ginocchio presso l’Università di Genova, ed è in attesa di nulla osta delle autorità competenti uno studio clinico per il trattamento dell’artrosi di anca e ginocchio presso il Cto Torino. I risultati dei primi studi pilota sono incoraggianti e dimostrano l’efficacia delle cellule mesenchimali staminali ricavate da tessuto adiposo nella rigenerazione della cartilagine”. Un nuovo passo avanti, nell’era dei robot.