Giovanni Malagò, presidente del CONI ha recentemente raccontato di essere stato a rischio ictus e di averlo scoperto in occasione di un banale intervento agli occhi. È stato proprio in quersta occasionen che i medici gli hanno diagnosticato un’aritmia cardiaca, la fibrillazione atriale(FA), il disturbo cronico del ritmo cardiaco più frequente e che in Italia colpisce circa 1 milione di persone.
Le caratteristiche della fibrillazione atriale variano da una persona all0’altra: alcuni soggetti possono avere sintomi molto lievi, altre non presentano alcun sintomo e l’aritmia, come nel caso di Giovanni Malagò, viene scoperta occasionalmente durante una visita medica eseguita per altri motivi.
L’aritmia cardiaca che causa il 20% di ictus
“La fibrillazione atriale è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici” dice Danilo Toni, Direttore Unità Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale.
“Chi è affetto da FA ha un rischio 4 volte superiore di incorrere in ictus tromboembolico, che risulta generalmente molto grave e invalidante: l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un conseguente danno ischemico che interessa porzioni più estese di cervello. Questa forma di ictus porta alla morte del 30% dei pazienti entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. È quindi estremamente importante ‘intercettare’ il più rapidamente possibile i pazienti con fibrillazione atriale e stabilire una terapia anticoagulante per ridurre il rischio di ictus”.
Fattori di rischio modificabili per l’ictus cerebrale
A.L.I.Ce. Italia ODV, da anni si occupa di informare e sensibilizzare la popolazione non solo sulla prevenzione dell’ictus ma anche come affronatre la vita dopo un evento di questo tipo e, quindi, sulle conseguenze che questo comporta. L’aritmia cardiaca è solo una delle possibili cause di ictus cerebrale, per una buona prevenzione è importante intervenire su tutti i principali fattori di rischio modificabili per l’ictus:
- Ipertensione arteriosa: è, insieme con la fibrillazione atriale, il principale fattore di rischio per l’ictus. Si parla di ipertensione quando i valori della pressione si mantengono costantemente sopra i 140 di massima e gli 85 di minima
- Diabete Mellito: si parla di diabete mellito quando i valori degli zuccheri nel sangue (glicemia a digiuno) superano i 126 mg/dL
- Ipercolesterolemia: livelli oltre la norma del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) e dei trigliceridi determinano l’incremento del rischio per ictus in proporzione all’aumento dei loro valori
- Fumo di sigaretta: aumenta di 2-3 volte il rischio di ictus e dipende dal numero di sigarette fumate al giorno e dal numero di anni in cui si è fumato
- Obesità: perché favorisce l’insorgenza del diabete
- Ridotta attività fisica
- Emicrania
- Pillola anticoncezionale: sono a rischio le donne che la assumono e soffrono di emicrania e/o sono fumatrici
- Abuso di alcool: mentre una quantità moderata di vino rosso (mezzo bicchiere ai pasti) può essere un fattore protettivo, l’eccesso di alcool causa l’effetto contrario, aumentando il rischio di ictus.
“Prevenire è il modo migliore per limitare il rischio di ictus”, commenta Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV. “Alcuni fattori, come l’età, la familiarità e il sesso, non sono modificabili ma altri possono essere controllati adottando stili di vita più salutari. Il nostro consiglio, dunque, è di non fumare, tenere sotto controllo il peso corporeo, limitare il consumo di alcool e praticare una costante attività fisica, oltre che monitorare con costanza la pressione arteriosa e la fibrillazione atriale”.
L’ictus cerebrale è un evento grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie.
Quasi 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave.
In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione, sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili per la fase acuta che hanno notevolmente incrementato la sopravvivenza.