Telemedicina: in Italia, è stata posta in essere la prima trasmissione di dati al mondo tra pacemaker e smartphone. Ecco la tecnologia della quale disponiamo, che viene utilizzata opportunamente e si pone al servizio del genere umano.

E’ Bluesync di Medtronic a permettere l’interazione Bluetooth tra il dispositivo cardiaco impiantabile e lo smartphone o il tablet del paziente: si detemina una vera e propria trasmissione di dati, un vero esempio di telemedicina.
Telemedicina: il primo paziente e il suo smartphone
E’ un italiano il primo paziente a godere di questa tecnologia a livello mondiale: è in terapia di resincronizzazione cardiaca (Crt) con dispositivo impiantabile ed è seguìto dall’equipe del dottor Giulio Molon dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar, in provincia di Verona.
Già da diversi anni è possibile il tele-monitoraggio a distanza, grazie al sistema Medtronic CareLink. Parliamo di un monitor installato presso l’abitazione del paziente che, connesso a internet, permette l’invio dei dati dal pacemaker in modo automatico o manuale. Il medico può visionare i dati per mezzo di un sito web dedicato e protetto.
Avere un pacemaker? Non è un fatto raro
Parliamo di problematiche rare? Non proprio. Sulla nostra Penisola, sono circa 65mila i pazienti ai quali ogni anno viene impiantato un pacemaker. Quelli controllati in remoto con questa tecnologia sono il 10%. Posto che la tecnologia ha già dato i suoi risultati, la telemedicina è la ciliegina sulla torta.
Telemedicina: avere un pacemaker oggi
Bluesync permette al pacemaker di comunicare direttamente e in qualsiasi momento con un’applicazione scaricabile gratuitamente su un dispositivo mobile, tramite un protocollo sicuro e protetto Nist (National institute of standard technology). Che sorte hanno i dati memorizzati dal dispositivo? Sono inviati automaticamente tramite smartphone al cardiologo. Il paziente può avere accesso per la prima volta, attraverso la app, a informazioni come lo stato della batteria, l’attività fisica giornaliera e il numero di trasmissioni che invia allo specialista. La telemedicina tiene tranquillo il paziente, che sa quel che avviene al suo pacemaker.
Negli ultimi cinque anni, Medtronic ha studiato e sviluppato tale tecnologia. Essa è stata progettata per essere parte integrante di tutti i nuovi prodotti. Prima sul mercato, gestisce in remoto e in maniera completamente automatica e sicura, tramite piattaforma mobile, il paziente portatore di pacemaker. La telemedicina è ormai una realtà.
Il dottor Giulio Molon, responsabile di Elettrofisiologia dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar in provincia di Verona, si è espresso in questo modo: “Attraverso questa nuova tecnologia si riuscirà a gestire il paziente in remoto in maniera semplice e snella. Essere coinvolti nella gestione del proprio dispositivo cardiaco impiantabile direttamente dal proprio smartphone o tablet, permette al paziente di sentirsi opportunamente monitorato durante la sua vita quotidiana. Condividendo, infatti, alcuni dati del pacemaker, si potrà avere un individuo sempre più informato e consapevole della propria terapia”.
E’ quindi possibile una trasformazione della cura, che si pone l’obiettivo di migliorare la gestione dei pazienti, coinvolgendoli in prima persona nel monitoraggio della propria condizione clinica.
Un giubbotto che scopre le aritmie

Un’altra interessante novità. CardioInsight è il giubbotto che scopre le aritmie (ritmi cardiaci irregolari). E’ disponibile, oggi, in Italia. Si tratta di un sistema di mappaggio non invasivo 3D del cuore. E’ dotato di 252 sensori. Una volta indossato dal paziente, è in grado di fornire una mappatura 3D del cuore in tempo reale, anche con un singolo battito.
Parliamo di un’importante rivoluzione nell’ambito della diagnostica cardio-vascolare: del primo sistema di mappaggio elettro-anatomico non invasivo del cuore, approvato dalla Food and drug administration (Fda) americana.
Differenze rispetto all’esame diagnostico tradizionale
Ma che cosa avviene con l’esame diagnostico tradizionale? Si determina l’inserimento di un sondino nel cuore, tramite un‘arteria o una vena, al fine di individuare l’origine dei ritmi cardiaci irregolari. A quanto pare, con CardioInsight i procedimenti invasivi sono destinati a far parte del passato.
Quando il giubbotto viene indossato dal paziente, è sufficiente un singolo battito cardiaco per avere una panoramica continua e simultanea dell’attività delle camere cardiache, non ottenibile con i tradizionali metodi diagnostici. Il sistema registra i segnali elettrocardiografici (Ecg) dal torace e li combina con i dati di una tomografia assiale computerizzata (Tac). Un singolo battito crea le mappe cardiache in 3D di entrambi gli atri e di entrambi i ventricoli, in modo da ottenere il quadro complessivo dell’attività elettrica del cuore del paziente.
Il dottor Giovanni Rovaris, responsabile di Elettrofisiologia interventistica e Cardiostimolazione presso l’Ospedale San Gerardo – Asst di Monza ha commentato così: “Un sistema totalmente non invasivo in grado di fornire importanti informazioni, anche dopo un solo battito, circa l’origine di un’aritmia cardiaca (generata da qualunque zona delle cavità cardiache), anche quando risulta difficile da riprodurre persino con metodiche invasive. Facilita, quindi, la diagnosi di forme aritmiche complesse”.
Secondo il dottor Roberto Verlato, direttore di Cardiologia presso il presidio ospedaliero di Camposampiero (PD), si tratta di “Una tecnologia rivoluzionaria per la gestione clinica dei pazienti e per l’identificazione dell’approccio terapeutico invasivo o non invasivo più appropriato”. E’ una buona idea prenderla in considerazione.