Diarrea del viaggiatore: potrebbe rovinare una vacanza. L’imprevisto, quando si tratta di rilassarsi e viaggiare, è sempre dietro l’angolo.
Diarrea del viaggiatore: quando la mèta è una località esotica
La mèta prevista è una località esotica? È una buona idea prestare attenzione. Il fine è evitare questo disturbo, tanto diffuso quanto insidioso. Si tratta di una forma di enterite o gastroenterite, che colpisce chi soggiorna in Paesi che presentano scarse condizioni igienico-sanitarie o sono legati a situazioni di infettività maggiori di alcuni microrganismi rispetto ad altri.
Diarrea del viaggiatore: le zone a rischio
Ma quali sono le zone più a rischio? Il Centro Africa, il Kenya, l’Uganda, la regione atlantica del Continente africano (per esempio la Costa d’Avorio), l’area mediterranea verso il Medio Oriente e il Sud-Est asiatico.
Diarrea del viaggiatore: le cause e i sintomi
La problematica è causata da germi patogeni, appartenenti a batteri (in primis l’Escherichia Coli e gli Stafilococchi) virus e protozoi. La diarrea del viaggiatore si manifesta, come appare chiaro, con un’eccessiva scarica diarroica, che determina una perdita di liquidi ed elettroliti (quali sodio, potassio, calcio, magnesio e altri minerali presenti nei liquidi dell’organismo). Per questa ragione, è fondamentale procedere quanto prima a un’adeguata reidratazione: un rimedio valido per gli adulti e ancor più per i bambini. Non bisogna dimenticare, infatti, che un’eccessiva disidratazione può risultare pericolosa per i più piccoli.
Diarrea del viaggiatore: come limitare il rischio
Al fine di limitare il rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore, è possibile seguire alcune semplici regole.
- Iniziare una terapia con probiotici prima della partenza e continuarla per tutta la durata della
permanenza in Paesi a rischio.
- Scegliere con cura il luogo di villeggiatura e valutare accuratamente le condizioni igieniche dell’ambiente in cui si andrà a soggiornare.
- Disinfettare i cibi con presidi igienico-sanitari e lavarsi bene le mani.
- Assicurarsi di assumere acqua da bottiglie sigillate e non bere acqua corrente, di cui non si conosce il grado di potabilità.
- All’aggravarsi dei sintomi rivolgersi a un medico, al fine di prevenire eventuali patologie, che potrebbero peggiorare e creare uno stato di allerta, soprattutto quando si è in un Paese straniero.
Diarrea del viaggiatore: come contrastare la gastroenterire
Come contrastare la gastroenterite? Oltre all’utilizzo di farmaci sintomatici e antibiotici ad ampio spettro a carico dell’apparato digerente, in grado di agire sui microrganismi patogeni, sono anche di aiuto i probiotici. Essi, se assunti in quantità adeguate, si rivelano utili anche per preparare il microbiota intestinale, al fine di frenare l’insorgenza di ceppi “cattivi”.
Diarrea del viaggiatore: riequilibrare la flora batterica
Queste le parole del professor Emanuele Salvatore Aragona, responsabile del centro di Medicina rigenerativa, Istituto clinico Humanitas Mater Domini di Castellanza (Va): “Esistono associazioni di ceppi di lactobacilli dall’azione sinergica ed efficace, in grado di andare a ripopolare quelle carenze che si verificano a seguito di una diarrea acuta. Il pool di Lactobacillus plantarum LP01, Lactobacillus delbrueckii LDD01 e Lactococcus lactis subsp. cremoris LLC02 consente di riequilibrare la flora batterica del colon, inibendo la crescita delle specie patogene e prevenendo la comparsa di infezioni gastrointestinali. In particolare, insieme al Lactobacillus plantarum, il Lactobacillus delbrueckii LDD01 è in grado di inibire in maniera specifica quattro tra i più comuni ceppi di Escherichia coli. Per i bambini, invece, un valido alleato per prevenire e contrastare la diarrea del viaggiatore è rappresentato dall’associazione dei due ceppi batterici più studiati in pediatria: il Lactobacillus reuteri LRE02 e il Lactobacillus rhamnosus LR04. Inoltre, grazie a un’innovativa tecnologia, i ceppi di probiotici vengono incapsulati e raggiungono l’intestino vivi e attivi, superando inalterati la barriera gastrica, con una resa cinque volte superiore, rispetto agli equivalenti ceppi non microincapsulati”.