Non solo allergologia e immunologia pediatrica al congresso Siaip

Non solo allergologia e immunologia pediatrica al congresso Siaip

Si è conclusa sabato la XXIII edizione del Congresso della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) che verrà ricordata per l’inedito intervento del famoso immunologo Anthony Fauci e dagli approfondimenti sul Covid.

Ma anche per le novità presentate in termini di diagnostica molecolare, di terapia genica, di farmaci biologici per i più piccoli.

Un’edizione virtuale che non ha fatto rimpiangere quelle in presenza che, come ogni anno da ormai 23 edizioni, raduna gli immunologi e allergologi pediatri italiani.

È così che il presidente Gian Luigi Marseglia, direttore della Clinica Pediatrica della Università degli Studi di Pavia- Policlinico San Matteo, ha concluso il Congresso nazionale della SIAIP invitando gli oltre 400 iscritti all’appuntamento dell’anno prossimo.

Non solo allergologia e immunologia

“Obiettivo scientifico della nostra società è quello di una visione trasversale dell’ allergologia e dell’ immunologia”, spiega il presidente SIAIP.

“Non è cioè focalizzata solo alle malattie squisitamente allergologiche o squisitamente immunologiche, ma alla valutazione di tutte le patologie in cui allergologia e immunologia rappresentano il denominatore comune delle malattie del bambino. Ecco perché noi ci occupiamo anche di reumatologia, degli aspetti immunologici delle malattie gastroenteriche, degli aspetti allergologici a immunologici delle malattie del sistema nervoso centrale e così via”.

La salute del bambino a tutto tondo

Tra le letture inevitabilmente dedicate al Covid, è stato fatto il punto su più fronti: dalle vaccinazione dei bambini, alla sindrome infiammatoria multisistemica, alle varianti del virus e sulle misure per garantire la sicurezza di mamma e bambino per chi nasce al tempo del Covid-19.

Hanno trovato spazio le novità in tema di approccio e terapia delle allergie alimentari, di diagnostica molecolare, di prospettive della terapia genica, della possibilità offerte dai farmaci biologici in pneumo-allergologia, dell’uso dei Big Data in allergologia.

“Con molte associazioni che si occupano di patologie allergiche e immunologiche dei bambini abbiamo steso dei protocolli di lavoro comune”,  continua Marseglia. “Al congresso hanno partecipato Federasma e Allergie Onlus, un’associazione che ha avuto la possibilità di raccogliere alcune novità assolute emerse dal congresso per portarle a conoscenza del grande pubblico”.

La genetica per curare malattie gravi

L’analisi dei meccanismi genetici responsabili di malattie come l’immunodeficienza combinata grave (o SCID, la malattia dei cosiddetti ‘bambini bolla‘), ha permesso di curare oltre il 90% dei bambini che ne soffrono.

Negli ultimi anni si è assistito a profondi cambiamenti anche sul versante della terapia.

“Per moltissimo tempo ci si limitava a prevenire o curare le infezione con gli antimicrobici, un intervento non curativo. Nel caso dei difetti più gravi come la SCID la rivoluzione è venuta con il trapianto di cellule staminali ematopoietiche”, dice Luigi Notarangelo, direttore del Laboratorio di Immunologia Clinica e Microbiologia dei NIH.

“Negli anni 90 si era visto che quando il trapianto veniva effettuato nei primi mesi di vita la possibilità di sopravvivenza era decisamente migliore; in realtà quello che è emerso da uno studio condotto su un registro nordamericano è che l’aspetto importante per determinare un miglioramento della prognosi non è tanto quello di trapiantare entro i primi tre mesi e mezzo di vita, quanto lo stato clinico del bambino al momento del trapianto. Si è visto infatti che i pazienti che avevano più di 3 mesi e mezzo ma che non avevano ancora avuto infezioni  presentavano una sopravvivenza paragonabile a quella di bambini trapiantati nei primi tre mesi e mezzo di vita. Questo significa che per offrire una prognosi migliore è importante diagnosticare precocemente queste malattie, cosa che può essere fatta ricorrendo allo screening neonatale”.

Superare la pandemia agendo su due fronti

È stato il famoso immunologo Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) del National Institutes of Health (NIH) di Bethesda a fare i saluti inaugurali nel corso dell’apertura del Congresso, con un momento anche di rievocazione delle sue radici italiane con la consegna delle chiavi della Città di Sciacca, luogo da cui provengono i nonni, transitati come molti altri emigranti italiani per Ellis Island, prima di approdare negli Stati Uniti.

“Essendo recentemente entrati nel secondo anno di questa storica pandemie di Covid-19 siamo tutti comprensibilmente esausti, desiderosi di dare fine alle sofferenze, alle tragiche morti e ai vincoli che la pandemia ha imposto alle nostre vite. Straordinariamente, abbiamo realizzato in tempi record”,  interviene Antony FAUCI.

“Diversi vaccini contro il covid-19 che hanno dimostrato grande efficacia offrendoci la speranza di avere in mano gli strumenti per sconfiggere il Sars COV 2. Nonostante i vaccini siano essenziali per raggiungere tale obiettivo, ovviamente non possiamo considerarli la nostra unica via d’uscita dalla pandemia. È necessario agire su due fronti: vaccinare quante più persone possibili nel più breve tempo possibile continuando nel contempo a seguire le misure di prevenzione di salute pubblica. Possiamo porre fine a questa pandemia ma quando vi riusciremo dipende dall’impegno di ognuno di noi a essere parte della soluzione”.

Imparare da Australia e Nuova Zelanda

Sono state analizzate anche le strategie applicate dagli altri Paesi per uscire dalla pandemia, come quelle dell’ Australia e della Nuova Zelanda, con un timore per le riaperture delle scuole italiane

“Per prima cosa hanno promosso un grande coinvolgimento della popolazione, hanno spiegato la strategia che intendevano adottare dopo di che hanno fatto un grande lockdown per un periodo di tempo limitato. Una volta azzerato il virus hanno riaperto gradualmente, ma ponendo estrema attenzione a identificare precocemente tutti i casi in maniera tale da poterli isolare.

Un risultato che in Italia abbiamo sfiorato lo scorso luglio-agosto.

“Se avessimo tracciato”,  si rammarica Ricciardi. “Se avessimo adottato allora una strategia no covid forse saremmo anche noi in questa situazione, anche se chiaramente in Europa è tutto molto più difficile data la libera circolazione di uomini e cose”.

Da noi invece la riapertura delle scuole, nelle attuali condizioni, rischia di avere conseguenze pesanti.

“Non è un rischio è una certezza: nel momento in cui si riaprono le scuole, senza avere fatto interventi sulla logistica e sui trasporti, la variante britannica che è più contagiosa e anche un po’ più letale, si diffonde soprattutto a partire dalle scuole che diventano un focolaio di infezione”, ribadisce l’esperto. “Quel che accade è che i bambini si infettano fra di loro e tornando a casa vanno a infettare genitori e nonni. Prevedo che dopo la riapertura delle scuole assisteremo a della chiusure a macchia di leopardo”.

 

About Rita Tosi

Manager della comunicazione, che da circa 20 anni si occupa di di tecniche di relazioni e sviluppo strategico per aziende e privati che cercano visibilità. Dopo un necessario passaggio (e sosta) nelle principali agenzie di comunicazioni internazionali (Edelman, Gruppo Publicis e Hill&Knowlton) con ruoli apicali, continua a creare eventi e rafforzare il proprio know-how attraverso l'attività in proprio. Allena la sua capacità organizzativa, gestionale e di relazione anche in famiglia, con 1 marito, 3 figli, 1 cane, 4 tartarughe, 4 pesci rossi, 1 geco e un terrazzo.

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