Vista: privarsene significa perdere le coordinate legate al mondo. “Sei la luce dei miei occhi”: è un’espressione famosa. Riassume in sé quello che rappresenta per l’essere umano il bene della vista.
Per questa ragione, è un’ottima idea controllare come il bambino vede in tenera età.
Jama ophtalmology ha pubblicato nuove linee guida in argomento. Bisogna attuare uno screening della vista sui fanciulli sotto i sei anni: permette di diagnosticare e curare quello che si descrive come occhio pigro: parliamo dell’ambliopia. Sotto i tre anni di età, tuttavia, secondo i medici statunitensi, le risposte che lo screening fornisce sarebbero poco attendibili.
Vista e occhio pigro: qualche dato in più
Che cosa avviene quando il bambino è affetto da ambliopia, uno dei problemi più comuni degli occhi? Il percorso neurale visivo si altera nel cervello che si sta sviluppando. L’occhio può in tal caso perdere in permanenza la visione.
L’ambliopia, peraltro, non peggiora in età adulta perché lo sviluppo alterato della vista che porta a deficit visivo si è ormai instaurato ed è progredito durante tutta l’infanzia. E’ durante l’infanzia, dunque, che bisogna agire.
Secondo Jama, dall’1 al 6% circa dei bambini sotto i 6 anni ha ambliopia o fattori di rischio, come strabismo oppure messa a fuoco non corretta.
William Good, dello Smith-Kettlewell eye researche institute di San Francisco, si è espresso in questo modo:
“Uno screening effettuato su bambini sotto i 3 anni rappresenta un po’ una sfida, in quanto il test potrebbe non risultare veritiero data la poca affidabilità di ciò che realmente vedono i piccoli durante l’esame. I bambini sotto i 3 anni di solito non danno risposte verbali alle domande su ciò che vedono e dobbiamo affidarci ai loro feedback”.
Come un bambino sotto i tre anni può spiegarci che cosa vede? Ecco il problema.
Vista, occhi dei bambini: gli italiani condividono le linee guida?
Gli italiani condividono le linee guida di Jama Ophtalmology?
Il professor Paolo Nucci, direttore della Clinica oculistica universitaria dell’ospedale San Giuseppe di Milano, gruppo Multimedica, e presidente della Società italiana di Oftalmologia pediatrica, si è espresso in questo modo: “La vista cresce di pari passo con il bambino, uno screening troppo precoce dei difetti refrattivi – miopia, ipermetropia e astigmatismo – rischia di condurre a molti, troppi, ‘falsi positivi’ vanificando le visite oculistiche, primo livello del processo di prevenzione, e aumentando il ricorso a visite specialistiche non necessarie, con conseguenti ricadute economiche sul Servizio Sanitario Nazionale”. Bisogna, dunque, concordare con quanto espresso dagli oculisti americani, con le dovute precisazioni.
Vista e test del riflesso rosso: la parola all’esperto
Paolo Nucci afferma: “Quanto espresso da Jama è condivisibile per quanto riguarda l’inefficacia degli screening dei difetti refrattivi prima dei tre anni, ma è invece importantissimo effettuare tempestivamente il test del riflesso rosso (o red reflex): uno screening che deve essere svolto precocemente e ripetuto più volte anche da professionisti diversi. Si tratta di un test fondamentale per il riconoscimento precoce di alcune patologie gravi come la cataratta congenita, il glaucoma congenito e il retinoblastoma”.
Quando determinare il red reflex? Già alla nascita del bambino: “Quello è il momento giusto per andare alla ricerca del riflesso rosso, che deve essere simmetrico e normale nei due occhi per indicare che le vie ottiche siano trasparenti e lascino passare il messaggio visivo”.
Test del riflesso rosso: come si svolge
Nel corso del test del riflesso rosso, un oftalmoscopio trasmette la luce, attraverso tutte le parti dell’occhio che di norma risultano trasparenti: includiamo lo strato sottile delle lacrime, la cornea, l’umor acqueo, il cristallino e l’umor vitreo. La luce viene riflessa dal fondo dell’occhio e trasmessa all’indietro, attraverso i mezzi ottici e l’apertura dell’oftalmoscopio, fino all’occhio del medico che svolge l’esame. Il riflesso rosso risulta alterato da ogni fattore tale da impedire o bloccare le vie ottiche. Come appare chiaro, nel corso dell’esame il bambino non deve fare nulla: non deve descrivere ciò che accade. Ecco perché il test è fattibile alla nascita e propone risultati preziosi.