Fertilità della donna: i Pfas la mettono sotto scacco
Fertilità della donna: è sensibile all’inquinamento. Uno studio choc è stato posto in essere dal gruppo di ricerca del professor Carlo Foresta dell’Università di Padova, sulle ventenni residenti nell’area rossa ad alto inquinamento da Pfas: queste sostanze rendono resistenti le superfici, ma renderle inattaccabili all’acqua e ai grassi ha un caro prezzo per la nostra salute.
Fertilità della donna: che cosa fanno questi composti
I Pfas agiscono alterando la funzione dell’utero: interagiscono con il progesterone, bloccando i meccanismi che regolano il ciclo mestruale, l’annidamento dell’embrione e il decorso della gravidanza. E ancora: alterano la regolarità del ciclo mestruale e ritardano la comparsa delle prime mestruazioni.
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Parliamo di composti perfluorurati, ovvero sostanze chimiche di sintesi. Esse sono utilizzate al fine di rendere resistenti ai grassi e all’acqua, come detto, tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Possono trovarsi in pitture e vernici, farmaci e presidi medici. I Pfas nuocciono all’ecosistema: sono ritenuti contaminanti emergenti del medesimo, data la loro elevata resistenza termica e chimica, che ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione favorendone l’accumulo negli organismi. Ma c’è di più. In alcune regioni del mondo (Mid-Ohio valley negli Usa, Dordrecht in Olanda, e Shandong in Cina) e in particolare in alcune zone della Regione Veneto, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona, è stato rilevato un importante inquinamento da Pfas.
Fertilità della donna: la scoperta
La prima scoperta del gruppo del professor Foresta ha avuto luogo quattro mesi fa: essa definiva il meccanismo attraverso il quale i Pfas alterano lo sviluppo del sistema uro-genitale del maschio e la fertilità, interferendo con l’attività del testosterone. Che cosa avviene? Che l’organismo li scambia per ormoni. Inevitabilmente, risulta mutata l’azione delle ghiandole endocrine: ecco la causa di una serie di malattie. La ricerca è stata pubblicata nel “Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism”, rivista di Endocrinologia clinica sperimentale di fama mondiale. Che cosa avviene ora? Il gruppo di ricerca dell’Università di Padova propone alla comunità scientifica una nuova evidenza. Possono essere ora correlate all’azione dei Pfas, come detto, anche le patologie riproduttive femminili (per esempio alterazioni del ciclo mestruale, endometriosi e aborti, nati pre-termine e sottopeso): essi incidono sulla funzione ormonale del progesterone, ormone femminile che regola la funzione dell’utero.
Dopo due anni di lavoro del gruppo di ricerca dell’Università di Padova, coordinato dal professor Carlo Foresta, si è giunti a questo risultato. E’ stato coordinatore del team anche il dottor Andrea Di Nisio, che ha valutato l’effetto dei Pfas sul progesterone analizzando, in cellule endometriali in vitro, come i Pfas interferiscano vistosamente sulla attivazione dei geni endometriali attivati dal progesterone. E’ stato dimostrato che, su più di 20.000 geni analizzati, il progesterone normalmente ne attiva quasi 300, ma in presenza di Pfas 127 vengono alterati. Tra questi ultimi, ci sono quelli che preparano l’utero all’attecchimento dell’embrione e quindi alla fertilità.
Fertilità della donna: gli elementi che vengono alterati
Queste le parole del professor Foresta: “La mancata attivazione di questi geni da parte del progesterone altera le importanti funzioni coinvolte nella regolazione del ciclo mestruale e nella capacità dell’endometrio di accogliere l’embrione e quindi giustificano il ritardo nella gravidanza, la poliabortività e la nascita pre-termine. Nella donna il progesterone svolge un ruolo fondamentale nel regolare finemente lo stato di maturazione dell’endometrio attraverso lo stimolo di diverse cascate di geni. La riduzione nell’espressione di questi geni da parte dei Pfas è dunque indicativa di una possibile alterazione della funzione endometriale”.
Fertilità della donna: uno studio recente
Quali sono le conseguenze cliniche di questi risultati? Secondo una ricerca recente, posta in essere dalla Regione Veneto sugli esiti materni e neonatali, si è evidenziato un incremento di pre-eclampsia (edemi o ipertensioni nelle donne gravide), di diabete gravidico, di nati con basso peso alla nascita, di anomalie congenite al sistema nervoso e di difetti congeniti al cuore, nelle aree a maggiore esposizione a Pfas. Che cosa ha fatto, di conseguenza, l’équipe di Padova? Ha individuato un meccanismo che è alla base dello sviluppo di tali fenomeni.
Fertilità della donna: le generazioni future
Il professor Foresta ha aggiunto: “A questo punto la comprensione di una interferenza importante dei Pfas sul sistema endocrino-riproduttivo, sia maschile sia femminile, e sullo sviluppo dell’embrione, del feto e dei nati, suggerisce l’urgenza di ricerche che favoriscano la eliminazione di queste sostanze dall’organismo, soprattutto in soggetti che rientrano nelle categorie a rischio. Allo stato attuale a livello internazionale non ci sono ancora segnalazioni, pertanto è preoccupante pensare che la lunga emivita di queste sostanze possa influenzare negativamente a lungo tutti questi processi, forse anche nelle generazioni future”.
Questionari sulla salute riproduttiva, ai quali sono state sottoposte 115 ragazze ventenni residenti nell’area rossa veneta, hanno confermato queste evidenze scientifiche. Le risposte sono state confrontate con quelle di un gruppo di 1.504 giovani donne di pari età non esposte a questo inquinamento. Così conclude il professor Foresta: “Dall’analisi su questo campione di ragazze esposte a Pfas probabilmente già in fase embrionale è emerso un significativo ritardo della prima mestruazione di almeno sei mesi e una maggior frequenza di alterazioni del ciclo mestruale (ritardi del 30% nelle esposte rispetto al 20% della media). Tutti questi segni depongono per una interferenza da parte di questi inquinanti ambientali sull’attività degli ormoni sessuali nella donna. Pertanto la comprensione del meccanismo d’azione dei Pfas sulla funzione endometriale è importante dal punto di vista clinico e sperimentale”.