Un momento molto importante, quello della Giornata mondiale degli oceani, per riflettere sulla salvaguardia degli ecosistemi marini.
Gli oceani hanno assorbito 1/4 della CO2 che abbiamo prodotto negli ultimi 20 anni, e svolgono un ruolo fondamentale dal punto di vista della termoregolazione globale.
Tuttavia gli oceani, come molti altri ecosistemi del nostro Pianeta, sono in pericolo.
Per questo motivo, ognuno di noi, nel suo piccolo, può rallentare e potenzialmente invertire questo drammatico processo.
Giornata mondiale degli oceani: perchè si celebra?
L’8 giugno si festeggia la Giornata mondiale degli oceani, una ricorrenza che è stata istituita l’8 giugno del 1992 durante il vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro.

“Questa data è importante per due motivi. Il primo, chiaramente, è ricordare a tutti l’importanza e il ruolo degli oceani per il nostro Pianeta. Il secondo, un po’ più sottile, è capire che gli oceani vanno protetti e tutelati, perchè solo se rimangono sani possono continuare a svolgere funzioni essenziali per la vita sul nostro Pianeta”, spiega Roberto Danovaro, professore di Biologia ed ecologia marina presso l’Università Politecnica delle Marche, Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn e membro dell’Accademia Europea delle Scienze nella Sezione “Biologia degli organismi ed evoluzione”.
Gli oceani sono spesso definiti il ‘polmone blu‘ della Terra. Infatti, proprio come i ‘polmoni verdi‘ che si riferiscono alle aree ricche di vegetazione, gli oceani contribuiscono a produrre metà dell’ossigeno che respiriamo.
Ma non solo. Intrappolano gran parte del calore antropico (vale a dire prodotto dall’uomo), regolando la temperatura del Pianeta.
Costituiscono una fonte di cibo per oltre 1 miliardo di persone e, coprendo oltre il 70% della Terra, ospitano la più grande biodiversità di specie animali e vegetali. Costituiscono un eccezionale canale di comunicazione per il trasporto di merci e persone.
Non a caso, la maggior parte delle grandi città, odierne e del passato, si sono sviluppate vicino al mare, o lungo i corsi d’acqua, proprio per questi motivi.
La nostra vita dipende su più fronti dalla salute stessa degli oceani e, come accade per tutto ciò che riguarda l’ambiente, spesso è in pericolo proprio a causa nostra.
5 consigli per salvaguardare gli oceani
La tutela degli oceani è una responsabilità collettiva. Ognuno di noi può contribuire a migliorare la situazione attuale con poche e semplici azioni.
Infatti, il tema di quest’anno della Giornata mondiale degli oceani ha come titolo ‘Planet Ocean: Tides are Changing’. Le maree, infatti, come dice il titolo stesso, stanno cambiando. Sempre più persone, istituzioni, aziende, sono sensibili all’argomento, e si stanno accorgendo che è necessario intervenire.
-
Plastica
La plastica è uno dei materiali che inquina maggiormente gli oceani e l’ambiente. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono riversati in mare dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica.
L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura segnala che, nel solo mar Mediterraneo, ogni anno si gettano 200.000 tonnellate di plastica, l’equivalente di 500 container delle navi per il trasporto merci.
Nel 2050, secondo una ricerca del World Economic Forum e della Ellen McArthur Foundation, ci potrebbe essere più plastica che pesce negli oceani. Infatti, per alcuni tipi di plastica possono servire dai 30 ai 450 anni per degradarsi. La classica bottiglietta di plastica può degradarsi, inoltre, per azione del vento, dei microbi, e dei raggi solari, nella cosiddetta microplastica. Questa, formata da particelle piccolissime, finisce nella catena alimentare marina e, di conseguenza, anche nel nostro organismo.
Il risultato? Danni al nostro sistema endocrino, con conseguenti mutazioni genetiche nel lungo periodo. Per questo motivo è di fondamentale importanza utilizzare prodotti costituiti da imballaggi biodegradabili o riciclabili. E, di conseguenza, evitare di utilizzare di plastica monouso (bottigliette, tappi, stoviglie usa e getta, cannucce).
-
Ridurre l’impatto ambientale
Uno dei problemi più grandi per gli oceani è rappresentato dall’inquinamento atmosferico. Infatti, la loro capacità di assorbire anidride carbonica può rappresentare, al tempo stesso, una risorsa e un problema.
“Il calore dell’oceano è a livelli record a causa delle emissioni di gas serra. L’acidificazione degli oceani non accenna a diminuire e l’impatto di tali eventi si farà sentire per centinaia di anni perché l’oceano ha una lunga memoria”, afferma Petteri Taalas, segretario generale dell’Omm (Organizzazione Meterologica Mondiale).
La crisi climatica attuale porta, quindi, a oceani più acidi e a ciò che si definisce “tropicalizzazione delle acque“, e cioè al loro surriscaldamento. Le conseguenze sulla biodiversità marina sono drammatiche. Molte specie stanno già scomparendo, altre invece andranno incontro a questo triste destino nei prossimi anni.
Per questi motivi è di primaria importanza ridurre l’impatto inquinante che ognuno di noi ha sull’ambiente. Per esempio, è una buona abitudine utilizzare la bici o i mezzi pubblici, per diminuire l’utilizzo delle automobili. Inoltre, favorire l’acquisto di prodotti locali e stagionali, per diminuire l’inquinamento che deriva dalla loro produzione e trasporto. Limitare il consumo di carne. Prestare attenzione ai consumi domestici di energia elettrica.
-
Consumo di pesce
Un altro punto molto importante riguarda il consumo di pesce. Come per molte altre risorse, alimentari e non, il limite che sfocia nello sfruttamento è molto sottile.
La pesca intensiva sta portando alla scomparsa di alcune specie ittiche. Ed è risaputo che se c’è offerta, vuol dire che è presente anche la domanda.
Quando acquistiamo del pesce da mangiare dovremmo fare attenzione a non comprare sempre le stesse specie. Tonni, merluzzi, salmoni, pesci spada, non sono le uniche specie pregiate e, attualmente, sono in drastica diminuzione negli oceani.
Molti di questi pesci, inoltre, sono catturati sotto la taglia minima e, pertanto, non hanno compiuto un primo ciclo riproduttivo, aggravando ulteriormente il problema.
Quando acquistiamo possiamo cercare di favorire la piccola pesca ‘artigianale‘ che è di gran lunga più sostenibile, in quanto preleva solo pesci specifici di taglia corretta, minimizzando le catture accidentali e riducendo al minimo gli scarti.
-
Rifiuti e sigarette
La plastica, come accennato in precedenza, rappresenta la percentuale maggiore di rifiuti che finiscono in mare. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che tutto ciò che non è naturale o biodegradabile rappresenta una forma di inquinamento per l’ambiente.
Lo scarico di casa nostra, i laghi, i fiumi, le falde acquifere sotterranee, sono tutti vettori che possono portare i nostri rifiuti nel mare.
E, ovviamente, anche le spiagge, che essendo il punto di contatto tra terra e mare dovrebbero essere tenute il più pulite possibile.
Basti pensare che ogni anno, soltanto in Italia, vengono gettati a terra 14 miliardi di mozziconi di sigarette, molti dei quali finiscono in mare. In pochi sanno che il filtro è composto da acetato di cellulosa, e impiega in media 10 anni a decomporsi. I mozziconi contengono oltre 4.000 sostanze chimiche che danneggiano gli ecosistemi, come quello marino, e possono essere causa di soffocamento per pesci e uccelli che li scambiano per cibo.
-
Prodotti ecosostenibili
Parlando di imballaggi biodegradabili ed ecosostenibili, sono sempre di più le aziende che investono in questa direzione. Infatti, quando compriamo al supermercato potremmo spendere qualche secondo per vedere se in etichetta è segnato che il prodotto è, o meno, ‘amico dell’ambiente‘.
Questo discorso si può estendere a moltissimi prodotti: contenitori, detersivi, cosmetici e molti altri ancora.
“Non sempre le dichiarazioni di ecosostenibilità corrispondono al vero. O, perlomeno, non al 100%. Tuttavia, sono prodotti da prediligere nella maggior parte dei casi”, spiega Danovaro.
Ma non solo. Forse non tutti sanno che molti dei croccantini per i nostri pet sono prodotti a partire da alcuni pesci quali acciughe, aringhe e sardine, le prede naturali di altri pesci quali tonni, merluzzi e pesci spada.
Anche per questo motivo, sta diventando realtà la possibile estinzione dei grandi predatori marini.
Per questo motivo potrebbe essere utile variare la dieta dei nostri animali domestici o, perlomeno, guardare in etichetta la composizione dei prodotti alimentari destinati a loro.
Giornata mondiale degli oceani: un cambiamento su 3 livelli
“Per salvare gli oceani è necessario agire mediante 3 diversi livelli di intervento”, spiega Danovaro.
Al primo posto troviamo la riduzione dell’inquinamento e degli impatti ambientali. Quindi, come elencato nei 5 punti sopracitati, limitare l’utilizzo di prodotti non ecosostenibili, assicurarsi di smaltire correttamente i rifiuti, bilanciare le nostre scelte da consumatori.
“Qualcosa sta cambiando nella consapevolezza collettiva. In passato molte aziende scaricavano detriti e materiali inquinanti nei fiumi e nei mari. Purtroppo, in alcuni posti questo succede ancora, ma la maggior parte delle persone che sono testimoni di queste azioni ora non si voltano facendo finta di niente, perchè stanno iniziando a comprendere l’importanza di preservare l’ambiente“, commenta Danovaro.
Il secondo livello di intervento riguarda ciò che potremmo definire ‘cura per la bellezza‘. Se pensiamo al patrimonio artistico di una città, fatto di monumenti, chiese, quadri, e molto altro ancora, l’istinto ci porta a non volerlo degradare in alcun modo. “Lo stesso discorso deve valere per il patrimonio ambientale. Se l’interesse delle persone verso la salvaguardia dell’ambiente dovesse crescere, la politica e le istituzioni potrebbero remare con ancora più forza nella stessa direzione“, continua Danovaro.
Il terzo punto riguarda, invece, il piano economico. “Le battaglie degli ambientalisti stanno mostrando che il restauro degli ambienti marini può generare un ritorno economico considerevole”, conclude Danovaro. Un vero e proprio aiuto all’economia legata al settore turistico.
Del resto, a chi non piacerebbe rilassarsi su una spiaggia bella e, soprattutto, pulita?
Una mostra per la Giornata mondiale degli oceani
La mostra di arte contemporanea dal titolo ‘Reclamatio Terra. Riflessioni sul rapporto tra Uomo e Ambiente’, sarà ospitata presso il Piano Nobile di Palazzo Falconieri, sede dell’Accademia d’Ungheria in Roma, e conterà ben 28 artisti e circa 40 opere esposte.
Sarà visitabile dal lunedì al venerdì (9.30-19.30) dall’8 giugno al 12 luglio 2023, e costituirà un’occasione utile per riflettere sul problema del cambiamento climatico, con una particolare attenzione agli oceani in occasione del ‘World Oceans Day’.
Copertina: foto di Tom Swinnen: https://www.pexels.com/it-it/foto/delfini-che-nuotano-2347462/
Foto di Francesco Ungaro: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-panoramica-di-coral-reef-3157890/