I fibro-miomi uterini sono una malattia sociale. Irrompono nel quotidiano di una persona di genere femminile e lo modellano. Ciò avviene in un contesto nel quale la figura della donna come madre è cambiata: si mettono al mondo figli sempre più avanti negli anni.
In una società che cambia le sue abitudini, insieme ai costumi delle donne, è una buona idea evitare le isterectomie non necessarie. In Italia, si tratta di un possibile risparmio per il sistema sanitario nazionale, che ammonterebbe a 194 milioni di euro all’anno.
Fibro-miomi uterini, un modello virtuoso da applicare
Secondo Rodolfo Lena, presidente della commissione Politiche sociali e Salute del Consiglio Regionale del Lazio, bisogna continuare ”ad essere al fianco della donna, realizzando un progetto pilota che preveda la presa in carico del paziente nell’individuazione del percorso diagnostico e clinico più efficace”.
La paziente deve essere presa per mano dal personale specializzato.
Sono stati stilati dieci capisaldi, al livello della Regione Lazio, al fine di affrontare la situazione in maniera sistematica.
Fibro-miomi uterini: fermare il dilagare delle isterectomie improprie
Isterectomia: è una pratica invasiva, che non sempre è necessaria al 100%.
Si tratta di una tecnica chirurgica di asportazione dell’utero. Quando viene rimosso l’intero utero (corpo, fondo, collo) si parla di isterectomia totale; se si lascia in sede la cervice, si parla di isterectomia parziale o sopracervicale o subtotale.
Si è espresso in merito Ivan Mazzon, presidente di Arbor Vitae: “sarà importante fermare il dilagare di isterectomie improprie e interventi chirurgici inutili e che la Regione dia il via ad un tavolo tecnico che individui centri di eccellenza/best practice e terapie innovative, ma non demolitive, per la tutela dell’integrità della donna, con l’adozione delle Linee guida/raccomandazioni sulla diagnosi e trattamento delle fibromiomatosi”.
Sono state pubblicate circa 70 pagine, il cui contenuto è stato messo a punto di recente da Aogoi (associazione Ostetrici Ginecologi ospedalieri italiani), Sigo (società italiana di Ginecologia e Ostetricia), Agui (associazione Ginecologi universitari italiani), con il coordinamento della fondazione C. Ragonese. Di che cosa si tratta?
Ecco quanto ha dichiarato in argomento Enrico Vizza, segretario regionale Aogoi:
“Sono raccomandazioni su come inquadrare le diverse situazioni cliniche, lasciando spazio alla valutazione del caso specifico da parte del medico (per numero di fibromi, tipologia, età della paziente, aspettative), tenendo conto dei continui aggiornamenti della ricerca medica e farmacologica”. Il direttore generale dell’Asl di Rieti, Marinella D’Innocenzo, ha sottolineato “l’importanza di identificare criteri di appropriatezza e omogeneità per tutte le prestazioni erogate dalle aziende sanitarie a favore delle donne”.
Fibro-miomi uterini: i dati più recenti
Sulla base dei dati più recenti in merito ai fibro-miomi uterini, si tratta di un fenomeno che coinvolge più di 3 milioni di donne in Italia. Una donna su quattro è colpita in età fertile. I dati relativi alle isterectomie inutili sono preoccupanti: secondo il Piano nazionale esiti del 2016 (Pne), ben il 75% delle 70.000 procedure di isterectomia attuate in Italia ogni anno sono state fatte per malattie benigne e neanche il 18% per un cancro. Se consideriamo il costo di una miomectomia per ogni paziente, che si aggira intorno ai 3.700 euro (senza considerare il costo sociale del ricovero post intervento e l’assenza dal lavoro), il risparmio annuo per il sistema sanitario nazionale sarebbe di circa 194 milioni di euro, dai quali bisognerebbe detrarre, come appare chiaro, il costo della terapia alternativa. Così ha concluso Annamaria Mancuso, presidente di Salute donna onlus: “Bisogna considerare le mutate esigenze delle donne di oggi e il desiderio di maternità che si è spostato tra i 35 e i 40 anni e la maggiore attenzione all’integrità della loro femminilità prima e dopo la menopausa”.
Fibro-miomi uterini: capisaldi da attuare come best practice nella Regione
Lazio
- Indagine epidemiologica sul fenomeno
- Apertura di un tavolo tecnico sul tema dei fibromi
- No ad isterectomie improprie e ad interventi chirurgici inutili. Sì ad intervenire solo su casi sintomatici
- Condivisione, adesione e diffusione delle linee guida sul trattamento dei fibro-miomi uterini realizzate da Aogoi, Agui e Sigo, con il coordinamento della Fondazione C. Ragonese
- La scelta finale sulla terapia da adottare spetta al medico
- Preferenza a tecniche innovative che tutelano l’integrità dell’utero e della donna
- Ridurre le isterectomie inutili e gli sprechi per la sanità
- Avvio di una campagna di informazione
- Istituzione di una giornata di prevenzione sui fibro-miomi uterini
- Ideazione di un sito web dedicato al tema con percorsi guidati diagnostico-terapeutici