Mani e dita sono protagoniste in tante piccole incombenze quotidiane: provate a pensare al poco che potremmo fare se non ne fossimo dotati. C’è chi è in grado di riattaccarli o ricostruirli.
Lesioni e amputazioni accidentali di braccia, mani e dita possono essere dovute a incidenti lavorativi, domestici, sportivi o stradali. Grazie alla microchirurgia, se si interviene tempestivamente, queste problematiche possono avere esito positivo. Come accentuare la rapidità d’azione? Devono essere preparati convenientemente i primi soccorritori, e il pronto soccorso deve avere le giuste competenze. Parliamo di un lavoro d’équipe: sono possibili il reimpianto o la ricostruzione della parte di arto danneggiata. Il soggetto traumatizzato deve essere condotto in un pronto soccorso, preavvertito immediatamente, con chirurghi esperti in microchirurgia ricostruttiva.
Mani e dita: azione tempestiva di chirurghi esperti
Secondo Giorgio Pajardi, direttore dell’Uoc di Chirurgia e Riabilitazione della Mano dell’ospedale San Giuseppe, Università degli Studi di Milano, e direttore del Cadaver lab, “È importante che i pazienti siano gestiti sin da subito da chirurghi esperti. Quando si verifica l’amputazione di un arto, bisogna intervenire entro massimo 6 ore nel caso della mano e 12 per le dita; ciò significa agire rapidamente e senza errori. Un compito affidato prima di tutto ai pronto soccorso, che devono essere in grado di gestire il problema. Presso il nostro ospedale siamo dotati di un pronto soccorso dedicato alla mano operativo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Ma non tutti hanno le competenze necessarie per intervenire correttamente. Un problema importante. Se, ad esempio, si gestisce un traumatismo grave con una semplice medicazione invece che con un trapianto di lembo, è probabile che l’individuo si trovi costretto a un secondo e terzo intervento per arrivare alla soluzione. Questo, aumenta i costi di gestione, oltre che lo stress e l’ansia del paziente. E aumenta la possibilità di un esito negativo del reimpianto o della ricostruzione. Per evitarlo, è fondamentale avere le risorse umane necessarie e altamente specializzate a intervenire in modo corretto e definitivo”.
Mani e dita: un corso
Un corso universitario di perfezionamento in tecniche microchirurgiche dell’Università di Milano si è svolto dal 23 al 25 ottobre presso il Marc institute (Milan anatomical research center), MultiMedica Cadaver Laboratory. Ecco le parole dell’esperto: Si tratta di studenti che, “tramite l’insegnamento della microchirurgia, sono disposti a investire tempo e risorse in questa tecnica. Studenti che, per dieci ore al giorno, ognuno con il proprio microscopio, si impegnano nel dare punti di sutura per allenare le mani. Non eseguono interventi, ma sperimentano la sola tecnica. Una volta appresa, saranno in grado di utilizzarla per riattaccare mani e dita. È fondamentale, però, che come imparano a utilizzare un trapano, siano anche in grado di usare strumenti piccoli e il mezzo d’ingrandimento microscopio. Una tecnica dall’altissima precisione”.
Mani e dita, quando si interviene con la microchirurgia
La microchirurgia è adatta a tutte le lesioni che prevedono di dover reimpiantare arti o parti di arti superiori e, in alcuni casi, inferiori. C’è di più: essa include il trapianto di ossa, tendini, cute, prelevate dal corpo del paziente e trasportate microchirurgicamente nella zona interessata dal trauma. Bambini colpiti da malformazioni congenite possono ottenere impianti delle dita, del piede e della mano.
Mani e dita: declino di una tecnica
Una tecnica eccezionale che tuttavia, oggi, sta declinando.
In effetti, l’impegno richiesto è grande, per quanto riguarda la fase di apprendimento, e per gli interventi sul paziente le tempistiche sono lunghe. Cinque ore sono necessarie, per esempio, per riattaccare una mano o un lembo (parte di tessuto che mantiene una propria vascolarizzazione). Interventi più veloci, con soddisfazioni immediate, anche economiche, possono dare maggior soddisfazione al chirurgo.
Mani e dita: i costi
Un intervento così lungo, poi, prevede altre spese, se guardiamo la problematica dal punto di vista delle strutture ospedaliere. Un solo paziente viene operato nel lasso di tempo in cui il chirurgo potrebbe eseguire circa cinquanta casi di tunnel carpale. La problematica si propone sia nelle strutture privare, sia nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, che deve contenere il tetto di spesa, risparmiando.
Microchirurgia: possibilità ricostruttive impensabili
Sebbene il tempo sia un fattore con grande incidenza, il gioco vale la candela.
Continua l’esperto: “In realtà, la microchirurgia offre possibilità ricostruttive impensabili. Oggi, se il microchirurgo è ben preparato e quindi in grado di affrontare delle metodiche avanzate con tempi di esecuzione più che ragionevoli in rapporto al risultato (spesso i tempi lunghi sono anche sinonimo di scarsa capacità professionale del medico), è possibile ottenere risultati impressionanti, che portano a una diminuzione delle invalidità permanenti e quindi dei costi sociali per l’individuo. Questi risultati si possono ottenere solo con un tipo d’intervento più complesso e avanzato che garantisce di non dover intervenire nuovamente sul paziente e dimezza i tempi di recupero. La microchirurgia regala soddisfazioni immense per i pazienti e per i chirurghi.”