Nido in casa, come e perché? Ecco i dettagli utili, per genitori e operatori
Salute

Nido in casa, come e perché? Ecco i dettagli utili, per genitori e operatori

25/01/2018
11 Visite

Nido in casa: un costume nato nel Nord Europa. Ecco da dove nasce il nome originale: la Tagesmutter (madre di giorno), crea un vantaggio per i genitori e i loro piccoli e crea per sé una fonte di guadagno. Si tratta di un’opportunità che si è diffusa anche in Italia: si è iniziato ad operare in quest’ambito nel Trentino Alto Adige.

Nido in casa, come e perché? Ecco i dettagli utili, per genitori e operatoriIn risposta alla crisi economica, a causa della quale molte persone hanno reinventato la loro professione, è nato questo tipo di asilo nido, che aderisce alle esigenze sempre più specifiche dei genitori. Questi ultimi lavorano: per questa ragione, molto spesso non riescono ad accedere alle graduatorie per gli asili pubblici.

Avviare un nido in famiglia: come disegnare la casa perfetta

Come si definisce la casa perfetta, al fine di avviare un nido in famiglia? Immobiliare.it ha tracciato una serie di linee guida a norma di legge, senza dimenticare le esigenze dei fanciulli. Si tratta di dettami utili sia per chi vuol aprire un nido nella propria casa, sia per coloro i quali ne cercano uno per il proprio bambino. Leggiamoli.

  1. Ogni singola regione italiana stabilisce la normativa sui nidi in casa, anche se esistono delle regole comuni e valide in tutto il Paese. Qual è il primo suggerimento? Prima di cercare un immobile ex novo, bisogna consultare bandi e norme della propria regione di appartenenza. E’ possibile accedere a speciali bandi, sovvenzionati da fondi europei, per la ristrutturazione e la riorganizzazione degli spazi di un immobile da adibire a nido in casa.
  2. Non esistono restrizioni sulla forma contrattuale in cui la Tagesmutter occupa l’appartamento. In base alla definizione, il nido in casa viene aperto nell’appartamento in cui si vive stabilmente, sia che si tratti di un immobile di proprietà sia che lo si abbia in locazione o comodato d’uso. E’ possibile iniziare un’attività anche nei locali condominiali comuni, sulla base di accordi e scritture private, purché siano conformi alle regole regionali.
  3. Il numero di bambini ammessi presso un asilo in casa varia a seconda delle regioni: mediamente a ogni educatrice possono essere affidati dai 4 ai 5 bambini, che arrivano, per esempio, a 10 in Abruzzo. Nell’ottica di una casa a norma, c’è un dato fondamentale: ad ogni bambino devono corrispondere 4 metri quadrati in un ambiente lontano dagli spazi abitativi e ben separato dalla cucina. La massima libertà di gattonare o camminare senza incorrere in pericoli deve essere garantita ai piccoli. In alcune regioni è previsto anche l’obbligo di disporre di spazi esterni.
  4. Gli ambienti interni devono essere sempre puliti, areati e luminosi. In Trentino Alto Adige, per esempio, non è possibile avviare un nido in casa nei seminterrati.
  5. È necessario possedere la dichiarazione di abitabilità dell’immobile e avere degli impianti elettrici, idrici e del gas a norma e certificati; la manutenzione ordinaria deve essere dimostrabile e documentata. Tutte le prese di corrente negli ambienti riservati ai bambini devono essere coperte con gli appositi dispositivi presenti sul mercato.
  6. Prima di avviare qualsiasi tipo di procedura finalizzata all’apertura di un nido in casa, è necessario verificare il proprio regolamento condominiale, qualora si viva in un palazzo. In alcuni casi infatti è vietato il passaggio di persone in quantità superiori alla norma per non disturbare gli altri inquilini.
  7. L’arredamento va pensato in maniera funzionale ai più piccoli: tavoli, mensole e altri complementi devono essere dotati di paraspigoli. Bando a mobilio riciclato per risparmiare, meglio investire in nuovi elementi che siano idonei alla sicurezza degli infanti. Sarebbe consigliabile rivestire le pareti dell’area bambini con pannelli morbidi che attutiscano gli urti. Si deve disporre di una cucina in cui preparare le pappe, ma che rimanga ben lontana dall’area gioco.
  8. La casa necessita di uno spazio adibito a zona riposo con lettini: questa può essere realizzata sia all’interno dell’area gioco, sia in un ambiente separato. Nell’ottica del benessere dei bambini la seconda opzione è la migliore, permettendo loro di riposare anche mentre gli altri giocano.
  9. Nascendo come attività da svolgere in casa propria, non è necessario che un nido in casa abbia un bagno separato da quello che si utilizza regolarmente in famiglia. È però importante che sia dotato di un fasciatoio.
  10. Capitolo tasse: le imposte previste per la casa, sia essa di proprietà o in locazione, vengono calcolate come un’abitazione comune, non essendo quella delle Tagesmutter valutata come attività commerciale fonte di reddito.

Immagine di copertina
Alimentazione
Crononutrizione: la cura del corpo parte anche dall’orologio
Famiglia, casa, lavoro sono le priorità della routine quotidiana di molti di noi. A volte, il…
Nido in famiglia: quanto costa a chi lo gestisce?

Al fine di aprire un nido in famiglia, l’investimento iniziale minimo è pari a circa 1.000 euro. Appare chiaro che è possibile rientrare di tali costi rapidamente. Come varia la somma? Bisogna considerare gli acquisti: giocattoli, lettini. E c’è di più: potrebbero essere necessarie ristrutturazioni, al fine di conformarsi alle norme su igiene e sicurezza. E’ una buona idea incominciare con pochi bambini: il numero sarà aumentato gradualmente e l’investimento riguarderà un periodo più lungo. Bisogna stilare un preventivo il più possibile accurato della spesa da sostenere. Il comune di residenza può fornire le informazioni specifiche, affinché si sia certi di aver rispettato ogni norma.

Quanto costa ai genitori un nido in famiglia

Ma quali costi le famiglie devono sostenere se intendono usufruire di un nido in famiglia? Si tratta di strutture molto più economiche degli asili tradizionali. Sulla base delle norme, il pagamento avviene per le sole ed effettive ore nelle quali il bambino è presente nel nido. Si oscilla da 3 a 6 euro l’ora, variabili di regione in regione.

Nido in famiglia: i corsi

Chi vuol gestire un nido in famiglia deve aver frequentato un corso, tenuto dalla Regione e spesso da essa finanziato, di 250 ore, 50 delle quali destinate a un tirocinio, con obbligo di frequenza dell’80%. Il costo è variabile, sulla base del luogo. In genere, si oscilla dai 100 ai 500 euro. Una Tagesmutter deve aver compiuto i 21 anni di età e deve avere al suo attivo almeno la licenza di scuola media inferiore.

Aprire un nido in famiglia: in sintesi

Quando si allestisce un nido in famiglia non bisogna dimenticare, in sintesi, Nido in casa, come e perché? Ecco i dettagli utili, per genitori e operatoridi definire uno spazio accoglienza, un bagno con fasciatoio, una cucina dove far mangiare i bambini, uno spazio gioco che rispetti le norme sulla sicurezza e uno spazio separato, come detto, per far dormire i bambini.
I fanciulli ospitati hanno un’età inferiore ai tre anni. Solitamente, il numero dei piccoli è inferiore a quello tipico di un asilo nido tradizionale.

Le norme igienico sanitarie saranno verificate dall’Asl. Una dichiarazione di inizio attività deve essere redatta e consegnata presso il Comune di residenza. E questo è tutto.

È dal 1993 che studia, analizza e sfrutta il WEB. Dicono sia intelligente, ma che non si applichi se non sotto stress, in quel caso escono le sue migliori idee creative. Celebre la sua frase: “è inutile girarci in giro, chi non usa il web è destinato a fallire”. È docente di webmarketing per l’internazionalizzazione d’impresa, dove incredibilmente, per ora, è riuscito a non rovinare alcuno studente. In WMM si occupa di sviluppare modelli di business utilizzando logiche non convenzionali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »