Fumare in gravidanza: capiamo perché no. Molte donne in gravidanza proseguono con il vizio, noncuranti delle problematiche collegate. Come è noto, il tabacco non passa inosservato nell’esistenza delle persone. Il fumo crea dipendenza e reca danno. Al momentaneo sollievo, in termini di concentrazione, calma e appagamento, si collegano fenomeni a lungo termine che interessano il nostro apparato respiratorio e tristemente si riferiscono al rischio di cancro.
Gravidanza: un’occasione per smettere di fumare
Non è possibile che il lieto evento, il concepimento di un bambino, sia sfruttato al fine di chiudere per sempre il rapporto con le sigarette e smettere di fumare?
Nel Bel paese, attualmente il 26% delle fumatrici continua a coltivare questo vizio pericoloso dopo aver avuto un figlio e fuma anche dopo il parto. Del resto, è scientificamente dimostrato: fumare non è affatto un toccasana per la salute, anche e soprattutto in questa fase delicata dell’esistenza della donna.
Fumare in gravidanza: ecco che cosa può avvenire
I fenomeni frequenti, quando si fuma in gravidanza, non devono essere affatto sottovalutati.
Parliamo di aborto spontaneo, parto prematuro, aumento della mortalità perinatale e infantile, basso peso alla nascita e ritardi nella crescita cognitiva. Non è un bel dono per il bambino che deve nascere.
Fumo passivo nei primissimi anni di vita
La professoressa Silvia Novello, presidente di Walce (onlus il cui nome significa: Women against lung cancer in Europe, Donne contro il cancro al polmone in Europa, ndr) e docente nel dipartimento di Oncologia polmonare all’Università di Torino, si è espressa in questo modo: “Durante i primissimi anni di vita, il fumo passivo può portare a morte improvvisa del lattante in culla, infezione delle vie respiratorie, asma bronchiale, sintomi respiratori cronici e otite acuta. E inoltre aumenta il rischio di diverse malattie oncologiche”. Perché dare la vita a queste condizioni? Continua l’esperta: “Nel nostro Paese negli ultimi anni sono state introdotte norme sempre più restrittive. Tuttavia il 24% dei tabagisti ammette ancora di fumare in presenza di bambini e sette su dieci lo fanno regolarmente in luoghi chiusi. Vogliamo contrastare questa pericolosa tendenza e convincere un sempre maggiore numero di madri a interrompere il vizio”.
Convincere un sempre maggior numero di madri a interrompere il vizio: un serio tentativo è stato compiuto in novembre, con la campagna antifumo “Speriamo che sia… l’ultima”, rivolta alle donne in gravidanza e alle neo-mamme. E anche in dicembre, speriamo che sia l’ultima, sinceramente.
Smettere di fumare: un’iniziativa toscana
Se si intende smettere di fumare, ecco l’occasione di fare qualcosa di concreto. Questo mese ad Arezzo, sulla base di un’iniziativa condotta dalla Asl Toscana sud est, si organizza un nuovo corso per smettere di fumare. Due mesi di incontri settimanali, due nel primo mese e uno nel secondo, dalle ore 17,30 alle 18,45. E’ possibile contattare Eleonora La Ferla al numero telefonico 0575-255943, oppure 0575-255935, tutti i giorni feriali dalle ore 8 alle 14. La prima visita è gratuita.
Si tratta di un programma di disassuefazione: lo si attua con metodologie sperimentate ed efficaci, in gruppi da 15 a 20 pazienti. Si determina un approccio integrato medico-psicologico. La maggior parte dei fumatori riesce a smettere di fumare soltanto dopo alcuni tentativi: risulta utile il supporto di esperti. Tra i soggetti che hanno aderito ai corsi, i due terzi dopo sei mesi riuscivano a non fumare. Dopo un anno, la percentuale si abbassa al 45%. Secondo la letteratura medica, si tratta di risultati validi.
Con il clima freddo il calore prodotto da una sigaretta è un conforto transitorio, ma un insidioso connotato della nostra esistenza, che ci accompagnerà per un tempo indefinito: finché non decideremo di smettere.
Interrompere il vizio: ecco una buona idea.
Smettere di fumare: dati raccolti in Italia
Leggiamo ora gli ultimi dati raccolti in Italia: i fumatori sono 11,7 milioni e rappresentano il 22% della popolazione. Queste le parole della professoressa Chiara Benedetto, direttore della struttura complessa Ginecologia e Ostetricia del presidio ospedaliero Sant’Anna: “Stiamo assistendo alla fine delle differenze di genere. Cala infatti il numero di uomini tabagisti che in un anno sono passati da 6,9 a 6 milioni. Però crescono le fumatrici che da 4,6 milioni del 2016 salgono a 5,7 milioni. Questo cambiamento si riflette anche nel tumore del polmone. Per questa neoplasia i nuovi casi tra le donne sono in aumento del 3% ogni anno. Bisogna cercare di tutelare non solo la salute dei neonati, ma anche quella delle mamme. L’inizio della maternità è un momento perfetto per cambiare radicalmente il proprio stile di vita”.
Bisogna cambiare regolarmente lo stile di vita e mettere al bando la sigaretta.
Ha aggiunto la professoressa Novello: “Il carcinoma polmonare soltanto quest’anno colpirà oltre 41.800 mila italiani e rappresenta il 10% di tutte le nuove diagnosi di cancro. Presenta ancora una prognosi particolarmente sfavorevole, nonostante si stiano affacciando nuove ed efficaci terapie. La prevenzione primaria rimane l’arma migliore a nostra disposizione. Il fumo deve essere considerato il primo fattore di rischio e aumenta fino a 14 volte il rischio di insorgenza del tumore. Ma non è l’unica, tra le altre patologie derivanti da questa dipendenza ci sono la Bpco (Broncopneumopatia cronica ostruttiva), l’enfisema polmonare le malattie cardiocircolatorie e altre neoplasie. Inoltre le sigarette possono aggravare disturbi già esistenti, come diabete e ipertensione. L’interno organismo e il benessere generale della persona possono giovare dalla cessazione del tabagismo. Le campagne anti-fumo rivolte alla popolazione quindi non sono mai troppe o scontate, visto che tra i giovani, soprattutto fra le ragazze, il fenomeno non accenna a diminuire”