Cure personalizzate: per quanto concerne il tumore del seno, cresce l’arsenale terapeutico. E’ necessario, del resto, garantire un ottimo e uniforme livello di assistenza e cura alle oltre 800mila italiane che vivono con una questa diagnosi, poiché bisogna applicare la teoria alla pratica.
Cure personalizzate: le Breast unit
Come fare in modo di far fronte alla situazione? Bisogna istituire e rendere subito operative, su tutto il territorio nazionale, le Breast unit, che sono centri di senologia multidisciplinari. A oggi, soltanto in alcune Regioni virtuose, tra le quali la Liguria, ci sono strutture sanitarie attive di questo genere: esse rispettano criteri e parametri stabiliti dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. Una struttura specializzata non è un vezzo: può garantire la sopravvivenza e offrire un’intera vita a chi non la avrebbe, a causa del tumore al seno.
Cure personalizzate: statistiche relative al tumore del seno
Queste le parole della professoressa Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast unit dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova: “Il carcinoma del seno, nel nostro Paese, ogni anno colpisce oltre 52mila donne e provoca più di 12mila decessi. Sono numeri importanti, che rendono assolutamente necessaria quanto prima una reale applicazione delle direttive riguardanti la creazione delle Breast unit. Questa patologia oncologica deve, infatti, essere affrontata da un team multidisciplinare e in centri che trattano ogni anno un numero sufficiente di pazienti. Ma non soltanto. Le donne devono interfacciarsi solo ed esclusivamente con personale medico-sanitario specializzato nel trattamento di questa neoplasia. Tutto questo ancora non avviene in modo uniforme nel nostro Paese. Si registrano, infatti, troppe differenze tra le varie regioni. Chiediamo quindi al Ministero della Salute un intervento tempestivo, per l’istituzione delle Breast unit in tutto lo Stivale”.
Cure personalizzate: ruolo di primo piano della ricerca italiana
Ragioniamo un momento sulla teoria che viene utilizzata nella pratica. Michelino De Laurentiis, direttore del dipartimento di Senologia e Toraco-polmonare dell’Istituto Tumori di Napoli, si è espresso in questo modo: “Come per altre neoplasie, anche nel tumore del seno le cure stanno diventando sempre più personalizzate e differenziate a seconda dei diversi sottotipi di malattia. Quindi, quando parliamo di novità, bisogna discernere, distinguendo tra i diversi sottotipi di carcinoma. Per quanto concerne i tumori con recettori ormonali positivi, sono noti i primi dati sul potenziale ruolo degli inibitori delle cicline anche nel tumore in fase precoce e quelli sull’utilizzo di una nuova classe di farmaci, ancora in fase di sperimentazione: gli inibitori di PI3K, in grado di potenziare l’attività della terapia antitumorale. Sempre per i tumori con recettori ormonali positivi sono disponibili i dati dell’analisi combinata di vari studi determinata dagli esperti di Oxford, che indica il beneficio di un trattamento ormonale prolungato oltre i 5 anni, nelle pazienti ad alto rischio di ricaduta. Un contributo determinante a tale analisi congiunta è stato dato dallo studio italiano GIM4, che con oltre 2000 pazienti, rappresenta una delle ricerche più importanti al mondo su questo argomento. Si conferma quindi il ruolo di primo piano della ricerca italiana nel campo del carcinoma mammario”.
Cure personalizzate: le pazienti per le quali il trattamento è utile
Secondo il professor Fabio Puglisi, direttore della Struttura operativa complessa di Oncologia medica e Prevenzione oncologica, Irccs centro di riferimento oncologico di Aviano, “L’immunoterapia, che si basa sulla stimolazione del nostro sistema immunitario, si è dimostrata invece efficace nei tumori triplo negativi. Nuovi dati, utilissimi, evidenziano con maggior precisione quali sono le pazienti che possono beneficiare del trattamento”. Ci si avvicina, a grandi passi, a ottenere un trattamento specifico per la singola donna. Per dati più precisi, può pronunciarsi lo specialista.
Cure personalizzate: quando la chemio non funziona
Continua la professoressa Del Mastro: “Una novità rilevante riguarda il tumore HER2 positivo in fase precoce. Lo studio Katherine, i cui risultati sono stati pubblicati durante un congresso in Texas, su New England Journal of medicine, ha dimostrato che donne resistenti al trattamento standard con chemioterapia+trastuzumab possono beneficiare, dopo la chirurgia, del trattamento con il farmaco TDM1, fino ad oggi utilizzato solo nelle donne con malattia metastatica”.
Cure personalizzate per sconfiggere la malattia
Si conferma il progressivo miglioramento dei risultati, per quanto riguarda i trattamenti posti in essere nelle donne con tumore al seno, che in oltre l’80% dei casi riescono a sconfiggere la malattia. Questa la conclusione della professoressa Del Mastro: “Ciò sta avvenendo anche grazie a un arsenale terapeutico in costante crescita e al suo utilizzo mirato in funzione della biologia di ogni singolo tumore”.
Molti dati in argomento sono stati discussi e resi noti l’11 e il 12 gennaio, a Genova, nell’ambito del convegno nazionale Back from San Antonio. L’obiettivo? Portare agli oncologi italiani le novità emerse durante il congresso internazionale sul tumore della mammella, che ha luogo ogni anno nel Texas. Purché funzioni, quando si scopre di avere un tumore al seno.