Infezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%)

Infezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%)

Infezioni ospedaliere: ecco una vera e propria emergenza sanitaria.

Il dramma si consuma, giorno dopo giorno, tra i corridoi e i reparti delle strutture sanitarie. Secondo gli esperti, la problematica potrebbe essere almeno in parte evitata. Sulla base dei i dati forniti dallo European centre for disease prevention and control (Ecdc), lo scorso anno le infezioni ospedaliere avrebbero causato sullo Stivale 7.800 decessi, con una probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero del’6%. In totale, si tratta di 530mila casi ogni anno. In quest’ambito, l’Italia all’ultimo posto in Europa. Gli ultimi dati forniti dal Rapporto Osservasalute 2018 testimoniano come in 13 anni è raddoppiata la mortalità sepsi-correlata. Si è passati da 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016.

Infezioni ospedaliere: un documento programmatico

Un documento programmatico è stato stilato al fine di prevenire il 30% delle infezioni correlate all’assistenza.

Un punto di riferimento, concepito per fornire alle istituzioni una guida, in modo da affrontare il tema nella giusta maniera.

Infezioni ospedaliere: sorveglianza e controllo

Sorveglianza e controllo sono le due parole chiave del documento. Si fa anche menzione dell’attuazione delle “buone pratiche”, ovvero dell’adozione di alcuni semplici, ma fondamentali passaggi: non bisogna dimenticare, per esempio, di lavare le mani. E ancora: deve essere rinforzato il sistema di prevenzione lungo tutto il percorso assistenziale: da una sicura e certificata sterilizzazione dello strumentario chirurgico, a un’ottima preparazione di campo operatorio e sistemi di barriera, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere.

Infezioni ospedaliere: agire concretamente

Infezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%)Il ‘Focus sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere’ si è svolto in Roma a fine maggio. L’iniziativa di Motore Sanità aveva il patrocinio del Senato della Repubblica, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, della Fimmg, dell’Istituto Superiore di Sanità e della Sifo.

Antonio De Poli, questore del Senato della Repubblica, si è espresso in questo modo: “Il fenomeno delle infezioni ospedaliere o durante l’assistenza sanitaria e sociosanitaria è senza dubbio importante e non va sottovalutato. Il 30% delle infezioni, come detto, si possono prevenire. Bisogna agire concretamente, attraverso un piano strategico di prevenzione di valenza nazionale e un programma di vigilanza omogeneo da Nord a Sud, in modo tale da poter controllare il fenomeno”. La resistenza agli antimicrobici è ormai un fatto di ampiezza globale.

Infezioni ospedaliere: per vivere senza

Queste le parole di Mariella Mainolfi, direttore Ufficio III della direzione Comunicazione e Informazione Ministero della Salute: “Alcuni dati recentemente rilevati confermano la gravità del fenomeno e l’importanza delle azioni di prevenzione. Le infezioni da germi multiresistenti in Europa sono 670.000 l’anno, soltanto in Italia 200.000; i morti per infezioni da germi resistenti agli antibiotici sono oltre 10.000 l’anno in Italia, su un totale di 30.000 in Europa”.

Infezioni ospedaliere: vincendole non si risparmiano soltanto vite umane

Il 30% in meno di infezioni ridurrebbe non soltanto i costi in termini di vite umane, ma creerebbe un risparmio monetario. Si potrebbero risparmiare oltre 2 miliardi di euro in tutta Europa.

Queste le parole di Alberto Firenze, presidente nazionale Associazione Hospital & Clinical Risk managers – Roma: “La prevalenza delle Infezioni correlate all’assistenza (Ica) in Italia si aggira intorno al 6%. Costituisce dunque un problema rilevante, che causa più vittime degli incidenti stradali: oltre 7.800 decessi, contro 3.419 vittime della strada. I costi di trattamento di una singola infezione vanno dai 5 ai 9 mila euro ed in Europa il costo annuale delle Ica è stimato attorno ai 7 miliardi di euro. Le Ica infatti, oltre ad avere un costo elevatissimo in termini di vite umane, comportano anche un dispendio enorme di denaro da parte del Ssn”.

Infezioni ospedaliere: uno studio recente

Aggiunge Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria, Eehta Ceis; Università di Roma Infezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%)Tor Vergata, Kingston university London: “Un recente studio del Eehta del Ceis della Facoltà di Economia di Tor Vergata ha analizzato il peso economico delle infezioni ospedaliere e nello specifico dell’insorgenza di infezioni post-operatorie. Il focus sull’insorgenza di infezioni post-operatorie a seguito di intervento chirurgico è stato attuato su 6 patologie. A quel punto, per ogni patologia e relativo intervento chirurgico, è stata stimata l’incidenza di infezioni post-operatorie e il conseguente impatto in termini di durata della degenza, spesa e mortalità intra-ospedaliera. Il focus su 6 interventi selezionati ha evidenziato una prevalenza di 3 casi di infezioni post-operatoria ogni 1.000 interventi selezionati accompagnati da un aumento preoccupante (tanto dal punto di vista degli esiti quanto dei costi) della durata di degenza, pari in media a 12 giornate. E’ stato poi stimato un incremento del costo medio per singolo ricovero compreso tra € 7.000 e € 9.000. Ultimo dato, anch’esso molto importante, è quello relativo al rischio di mortalità. Dall’analisi emerge un eccesso di rischio di mortalità, pari a 3,17 (Odds Ratio aggiustato)”.

Infezioni ospedaliere: il Catetere venoso centrale

Tra le cause delle Ica, spicca il Catetere venoso centrale (Cvc). Antonio Silvestri, direttore Qualità e Sicurezza delle Cure, Risk management, Ao San Camillo Forlanini, ha dichiarato: “I Cvc sono di vitale importanza per la cura dei pazienti ospedalizzati in condizioni critiche, poiché forniscono un accesso venoso sicuro per attività cliniche quali prelievi ematici, infusione di farmaci, misurazioni emodinamiche. Tuttavia i Cvc sono anche la causa principale delle infezioni ematiche e sono frequentemente responsabili di patologie che mettono a rischio la vita dei pazienti”.

Infezioni ospedaliere: corretta informazione del paziente

Infezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%)Salvo Leone, direttore generale di Amici onlus, ha affermato: “Abbiamo condotto un’indagine su un campione di 2542 pazienti affetti da Malattie infiammatorie croniche dell’Intestino e i risultati parlano chiaro: non ricevere informazioni precise su quanto è necessario fare per prevenire infezioni in caso di ricovero, intervento chirurgico ed esami endoscopici porta al prolungamento dei ricoveri ospedalieri. Ciò significa uno spreco di risorse economiche pubbliche dovute all’inevitabile aumento dei Drg (Diagnosis-related group, sistema di classificazione dei ricoveri ospedalieri per acuti iso-risorse correlato con la diagnosi, ndr) e al ritardato rientro in produttività da parte del paziente con Malattie infiammatorie croniche dell’Intestino. Un altro studio (Amici WeCare) conferma che il coinvolgimento attivo del malato nel processo di cura, aumentando e favorendo l’informazione, genera una migliore gestione della malattia, aumenta l’aderenza ai trattamenti, migliora lo stile di vita del malato e porta una diminuzione dei costi sanitari. Persone con alti livelli di engagement risultano avere una spesa sanitaria diretta (farmaci, viste, esami) inferiore del 20% e hanno un tasso di giorni di assenza dal lavoro per le cure più basso del 25%”.

Infezioni ospedaliere: le soluzioni esistono

Secondo Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario Nazionale Fimmg, “C’è da dire con poco conforto che nonostante investimenti sul risk management, sull’adozione di protocolli clinici standardizzati, se i dati sono questi, significa che i risultati non sono soddisfacenti. Significa che, se la parte medica fa il suo, a ciò non corrisponde una revisione profonda dell’assetto organizzativo, in relazione allo sviluppo di procedure aziendali che attestino l’effettiva applicazione, oltre che l’adozione, di procedure capaci di invertire la tendenza, inclusi programmi di rinnovamento delle strutture sanitarie vetuste. Se la direzione aziendale ha come obiettivo principale il taglio dei costi per le strutture pubbliche o l’aumento dei ricavi per quelle private e non piuttosto l’appropriatezza organizzativa in relazione agli obiettivi di salute da conseguire e se non si dà un forte impulso alla residenzialità ed all’assistenza domiciliare, c’è poco da sperare in un miglioramento dei dati. Gli strumenti normativi ci sono, le procedure di risk management ed i protocolli clinici ed operativi pure: bisogna avere la determinazione di applicarli”.

Infezioni ospedaliere in diminuzione in Emilia-Romagna

L’Emilia-Romagna costituisce un caso virtuoso. In base all’ultimo rapporto di monitoraggio delle attivitàInfezioni ospedaliere: è allarme (l’obiettivo è ridurle del 30%) nelle Aziende sanitarie della regione, emerge un progressivo miglioramento in tutte le Aziende sanitarie dello stato di attuazione dei programmi di sorveglianza e controllo, relativamente ad alcune componenti ritenute prioritarie (organizzazione, sorveglianza, controllo e formazione). Queste le parole di Maria Luisa Moro, direttore Agenzia sanitaria e sociale regionale, Regione Emilia-Romagna: “La Regione Emilia-Romagna ha attivato da quasi 20 anni interventi atti a contrastare le infezioni correlate all’assistenza (Ica) e la diffusione di infezioni antibiotico-resistenti in ambito assistenziale. Il programma regionale è mirato sia all’ambito ospedaliero, sia al territorio e si basa su Linee di indirizzo alle Aziende sanitarie (DGR 318/2013), monitoraggio dei risultati ottenuti nelle Aziende sanitarie stesse, sistemi di sorveglianza regionali delle Ica, che rispondono a quanto raccomandato dall’European center for disease control, un innovativo sistema di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza, programmi di intervento mirati a infezioni particolarmente gravi o a pratiche assistenziali e a promuovere l’uso appropriato di antibiotici, programmi formativi e campagne di comunicazione”.

Così conclude Massimo Girardis, responsabile formazione Siaarti, direttore Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia: “Particolare attenzione in questi anni è stata rivolta da numerose società scientifiche, compresa la Società italiana di anestesia e rianimazione, alla definizione e diffusione di buone pratiche cliniche per la corretta gestione del paziente chirurgico, con l’obiettivo di ridurre le complicanze perioperatorie, tra le quali le infezioni del sito chirurgico”.

Le opinioni e i contenuti espressi nell’ambito dell’iniziativa sono nell’esclusiva responsabilità dei proponenti e dei relatori e non sono riconducibili in alcun modo al Senato della Repubblica o ad organi del Senato medesimo.

About Giorgio Maggioni

È dal 1993 che studia, analizza e sfrutta il WEB. Dicono sia intelligente, ma che non si applichi se non sotto stress, in quel caso escono le sue migliori idee creative. Celebre la sua frase: “è inutile girarci in giro, chi non usa il web è destinato a fallire”. È docente di webmarketing per l’internazionalizzazione d’impresa, dove incredibilmente, per ora, è riuscito a non rovinare alcuno studente. In WMM si occupa di sviluppare modelli di business utilizzando logiche non convenzionali.

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