Batteri antibioticoresistenti: aumenti importanti nei decessi
Batteri antibioticoresistenti: bisogna prestare attenzione a una situazione che non è affatto rosea. Aumentano, infatti, i decessi. Sono 500mila le persone che hanno avuto infezioni causate da batteri che hanno sviluppato una antibiotico-resistenza: lo evidenziano i dati rilasciati a febbraio dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ma c’è di più. In Europa muoiono ogni anno circa 33mila persone. In Italia, rispetto al resto d’Europa, si riscontra un terzo di tutti i morti correlati all’antibiotico-resistenza.
Come si può agire? Per esempio, utilizzando contemporaneamente diverse molecole, la cui azione muove contro diversi obiettivi. Ma ragioniamo con ordine.
Batteri antibioticoresistenti: non conoscono frontiere
Il professor Marco Tinelli, componente del Consiglio nazionale della Società italiana di Malattie infettive e tropicali (Simit), si è espresso in questo modo: “Attualmente qualunque tipo di infezione, dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi, quali polmoniti e sepsi, può essere causato da batteri antibioticoresistenti. Sembra un paradosso, ma anche una persona che non ha mai preso antibiotici corre il rischio di avere un’infezione da batteri resistenti, soprattutto se si trova in ospedale o nelle altre strutture di assistenza sanitaria. I batteri non conoscono frontiere e le stesse resistenze che si trovano in Europa o negli Stati Uniti si possono evidenziare in villaggi sperduti in Africa e in America Latina, come anche il report dell’Oms dimostra chiaramente”.
MariaGiovanna Luini omaggia Umberto Veronesi: il nuovo umanesimo tra scienza e coscienza
La Dottoressa Giovanna Maria Gatti e la scrittrice MariaGiovanna Luini sono le due identità della stessa…
Batteri antibioticoresistenti: le statistiche
MariaGiovanna Luini omaggia Umberto Veronesi: il nuovo umanesimo tra scienza e coscienza
Nel 2050 le infezioni batteriche costituiranno la principale causa di decessi. Secondo i dati riferiti al 2017 dalle più importanti organizzazioni sanitarie a livello mondiale ed europeo (Oms e Centro europeo per il controllo delle Malattie infettive), nei Paesi dell’Unione europea si sono determinati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti: a esse, sono attribuibili 33.110 decessi, in ispecie nei bambini nei primi mesi di vita e negli anziani e 874.541 condizioni di disabilità.
Continua il professor Tinelli: “L’antibiotico-resistenza dei cosiddetti superbatteri è ormai un’emergenza globale. Come agire in modo da arginare il problema? Sono allo studio nuovi strumenti e tecnologie innovative per supportare queste nuove sfide”.
Batteri antibioticoresistenti: la situazione italiana
In Italia, le infezioni colpiscono dal 5% all’8% dei pazienti ricoverati, soprattutto quelli assistiti nei reparti di area critica. Secondo l’Istituto superiore di Sanità, le infezioni ospedaliere hanno un’importanza anche maggiore di tante altre malattie non infettive. Su 9 milioni di ricoveri in ospedale, ogni anno si riscontrano da 450.000 a 700.000 casi di infezioni ospedaliere (circa dal 5-8% di tutti i pazienti ricoverati).
In questo scenario, appare chiaro che sulla nostra Penisola si contano 10 mila morti correlati all’antibiotico-resistenza.
Batteri antibioticoresistenti: lavare le mani
Ma quali sono le cause principali dell’antibiotico-resistenza? Spicca la scarsa tendenza a lavarsi frequentemente le mani.
Nel Bel Paese, per esempio, secondo un report dell’Ecdc, l’utilizzo delle soluzioni alcoliche usate come detergenti risulta essere tra i più bassi nella Unione europea. E ancora: si riscontra la non oculata e inappropriata gestione degli antibiotici negli animali da allevamento e nel territorio, per la prevenzione delle infezioni. Il rischio coinvolge anche la salute umana. Le deiezioni degli animali, infatti, contengono batteri ad alta resistenza. Questi ultimi si diffondono nei terreni circostanti gli allevamenti stessi, nelle acque di scolo e quindi nei fiumi e nei laghi). Inoltre, l’antibiotico-resistenza è dovuta al trasferimento genico delle resistenze da un battere all’altro e l’esagerato turn-over dei pazienti nelle strutture sanitarie (ospedali, Rsa), dovuto a una cronica mancanza di posti letto.
Antibiotico-resistenza: i nuovi antibiotici
Ma quali sono le novità scientifiche? Aggiunge il professor Tinelli: “Attualmente sono in corso sperimentazioni cliniche su ben 42 nuovi antibiotici ad uso sistemico, 17 dei quali sono per il trattamento delle infezioni più pericolose. In particolare l’attenzione è verso alcuni batteri definiti critici per la loro pericolosità dalla stessa Organizzazione mondiale della Sanità: sono in corso sia in Italia che all’estero sperimentazioni cliniche di alcuni di questi farmaci che presto entreranno nel mercato dopo l’approvazione di Ema ed Aifa. Molto promettenti sono alcuni nuovi antibiotici costituiti da un insieme di due molecole e che hanno la proprietà di essere attivi contro batteri resistenti a tutte le classi di antibiotici”.
Batteri antibioticoresistenti: i farmaci biologici
Che cosa sono i farmaci antimicrobici chiamati “biologici”? Si tratta di molecole proteiche complesse, prodotte in laboratorio da colture cellulari, che funzionano legandosi a recettori dei microrganismi e modificando così l’evoluzione della malattia in senso favorevole. Parliamo, essenzialmente, di anticorpi monoclonali (il loro meccanismo nelle malattie infettive si basa nel bloccare le attività di virus e batteri), alcuni ormoni, fattori di crescita, enzimi e terapie geniche. Essi sono stati impiegati con successo soprattutto in oncologia e nelle malattie autoimmuni. Il professor Tinelli si è espresso in questo modo: “Nel campo delle infezioni sono in fase di sviluppo 11 anticorpi monoclonali (uno di essi è già in commercio per la terapia delle infezioni da Clostridium difficile). Altri sono in fase di sperimentazione: si spera che possano dare presto risultati promettenti, essendo privi di particolare tossicità, ma purtroppo hanno costi estremamente elevati”. Sarà possibile utilizzare questi nuovi farmaci (antibiotici, anticorpi monoclonali) singolarmente, ma anche in associazione, al fine di potenziare al massimo l’attività anti-infettiva attraverso l’utilizzo di più molecole dirette verso bersagli differenti. Lo scopo come appare chiaro, è eradicare definitivamente l’infezione. Intervengono l’esercito, l’aviazione e la marina contemporaneamente, per utilizzare una metafora bellica.
Batteri antibioticoresistenti: i vaccini
I vaccini, attualmente, sono nella cosiddetta fase due di ricerca, durante la quale un farmaco si valuta su un ristretto numero di pazienti altamente selezionati, affetti dall’infezione per la quale il farmaco stesso è testato. I vaccini per il Mycobacteriumtuberculosis, lo Streptococco di gruppo B, il Clostridium difficile, lo Stafilococco aureo e l’Escherichia coli sono in corso di valutazione.
Batteri antibioticoresistenti: accesso rapido ai farmaci
Il professor Tinelli ha dichiarato: “Le nuove possibilità terapeutiche descritte implicano necessariamente la revisione di alcune regole, al fine di permettere agli specialisti e in particolare agli infettivologi l’accesso rapido a questi farmaci che potrebbero essere dei salva-vita. Attualmente, purtroppo, ciò non avviene e questo determina ritardi dannosi per una gestione efficiente dei pazienti con infezioni gravi”.
Batteri antibioticoresistenti: sanificare con l’ozono
Abbiamo già affermato che lavare le mani è il metodo più efficace, al fine di ridurre le infezioni anche del 50% in ambito sanitario-assistenziale. E’ pur vero che, normalmente, si usano diversi presidi igienici e tecniche di sanificazione degli ambienti sanitari. Resta importante e va mantenuta come routine la sanificazione tradizionale e più usata, che è a base di cloro. Con l’aggravarsi del fenomeno dei super batteri, tuttavia, diventa necessario un ulteriore passaggio con strumenti più efficaci. Ha concluso con queste parole il professor Tinelli: “Tra le nuove tecnologie di sanificazione degli ambienti, specie dove sono stati ricoverati pazienti con infezioni da batteri come il Clostridium difficile o altri multi resistenti tipo Klebsiella pneumoniae, secondo molti studi internazionali può essere di grande utilità l’utilizzo dell’ozono. Le ricerche basate su tamponi ambientali in vari siti delle stanze di degenza (maniglie delle porte, bagni, telefoni, letti di degenza…), dove erano ricoverati pazienti colonizzati o con infezioni vere e proprie da batteri multi resistenti, hanno infatti dimostrato un abbattimento della carica del 100% di tali batteri, che invece erano presenti prima della sanificazione. Tale tecnologia sarà un altro valido presidio, nella grande lotta che ormai si sta combattendo su tutti i fronti contro l’antibiotico-resistenza”.
Parliamo di una collaborazione proficua, frutto di conoscenze e test di comprovata esperienza tra gli specialisti e il mondo dell’impresa, posto che, come appare chiaro, il made in Italy presenta delle soluzioni di certo interesse e futuro, come nel caso di sistema sanitario.