Vetrino: è un’arma efficace contro il cancro. Sono molte le verità che possono provenire da un microscopio. Lo affermano gli anatomo-patologi, figure fondamentali per la diagnosi e per la scelta della terapia adeguata. Si è espresso in argomento il professor Mauro Truini, presidente nazionale della Società italiana di Anatomia patologica e di Citologia diagnostica, divisione Italiana della International academy of Pathology (Siapec-Iap): “Il vetrino è sempre più una vera e propria arma contro il cancro. Lo affermano le più prestigiose riviste internazionali. Le cellule prelevate con esame citologico, talora anche in fasi precoci dello sviluppo delle neoplasie, ma più spesso in pazienti inoperabili, consentono non soltanto la diagnosi, ma anche lo studio delle alterazioni dei geni, indispensabile per la selezione dei pazienti oncologici per una terapia mirata e personalizzata. Con una diagnostica molecolare, che è ormai parte integrante della nostra attività quotidiana, aiutiamo l’oncologo nella scelta corretta di un trattamento, che sia il più adatto al paziente per le differenti neoplasie. Possiamo così favorire l’appropriatezza prescrittiva ed evitare ai pazienti e all’intera collettività terapie inutili, se non addirittura controproducenti, con risparmi importanti per l’interno Sistema sanitario nazionale”.
L’anatomo-patologo: chi è?
Non si direbbe, a prima vista, che un vetrino abbia tanto valore. Ma chie cosa fa, di fatto, l’anatomo-patologo? Individua e analizza le alterazioni indotte da stati di malattia in organi e tessuti prelevati prevalentemente mediante biopsia o in corso di intervento chirurgico (estemporanea o esame intra-operatorio). Soltanto qualora venga interpellato in qualità di perito, collabora con gli organi investigativi per gli accertamenti legali sulle cause di decessi, non completamente chiarite (autopsie). Ciò significa che l’anatomo-patologo può fare molto per i vivi: non soltanto quando essi imparano dai morti.
Vetrino e diagnostica precoce
Secondo la professoressa Diana Rossi, co-direttore scientifico per la Siapec-Iap,“La possibilità di fare una diagnostica precoce è propria della diagnosi citologica ‘to obtain more with less’, ottenere di più con meno. Cioè riuscire ad ottenere sempre più informazioni dallo studio di poche cellule è alla base del nostro lavoro. La citologia riveste un ruolo sempre più importante nella diagnosi delle patologie neoplastiche e non-neoplastiche. Interveniamo per esempio con le nostre diagnosi in un gran numero dei casi di carcinoma della mammella, la neoplasia femminile più diffusa nel nostro Paese e che solo lo scorso anno ha colpito 52.800 donne. Per questa patologia dobbiamo stabilire la presenza di determinate caratteristiche delle cellule neoplastiche, che possono rendere efficaci le terapie. Non dobbiamo dimenticare inoltre il ruolo che la citologia ha sempre più acquisito per la diagnosi pre-operatoria delle neoplasie tiroidee e delle ghiandole salivari. L’utilizzo di tecniche ancillari, come l’Immunocitochimica e la Biologia molecolare, possono consentire una diagnosi pre-operatoria, che ci guidi nel management clinico o chirurgico più adeguato”.
Aggiungono Guido Fadda, professore dell’Istituto di Anatomia e Istologia patologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Giovanni Negri, professore di Anatomia patologica all’Ospedale di Bolzano, entrambi responsabili del comitato italiano di Citologia della Siapec-Iap: “Per il carcinoma polmonare facciamo esami ed analisi di precisione, spesso su una minima quantità di cellule grazie all’agoaspirato. Nel caso del tumore polmonare, nonostante gli evidenti progressi, non siamo riusciti ancora ad ottenere risultati soddisfacenti in termini di sopravvivenza. Ogni anno si registrano oltre 33.800 decessi in tutta la Penisola. Una sempre migliore conoscenza dei meccanismi molecolari può essere la chiave per contrastare con maggiore efficacia questa pericolosa neoplasia. La ricerca deve quindi proseguire in questa direzione, così come la collaborazione tra oncologo e anatomo-patologo, che va rafforzata”.
Neoplasie hpv-correlate: per un corretto trattamento
Novità scientifiche sono emerse per quanto concerne l’Hpv test (Papilloma virus umano). Così conclude il professor Truini: “Il virus Hpv causa complessivamente nelle varie sedi corporee 6.500 cancri ogni anno in Italia. Tali neoplasie Hpv-correlate sono in crescita ed hanno sede nel cavo orale e faringeo, nell’ultimo tratto intestinale, nel pene, nella vulva e vagina e nel collo dell’utero. Da qui la necessità di uno studio anche con metodiche molecolari per la precisa caratterizzazione di tali neoplasie e per il loro corretto trattamento. Anche in questo caso possiamo favorire una personalizzazione dei trattamenti anti-tumorali. Inoltre auspichiamo che tutte le Regioni adottino al più presto l’Hpv test, nel programma di screening per il carcinoma del collo dell’utero”.