Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?
Alimentazione

Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?

27/07/2018
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Celiachia: per alcuni è una forma di sensibilità acclarata con la gastroscopia; per il resto del mondo, considerate le dovute differenze, può ormai essere considerata una moda. Bisogna orientarsi, del resto, tra i vari termini utilizzati: esistono celiachia e sensibilità al glutine non celiaca, che devono essere distinte e diagnosticate. Tra le diete prive di glutine, si riscontrano quelle che il soggetto applica a suo talento. Con la mediatizzazione del concetto, cresce il numero di persone che si preoccupano dell’intolleranza al glutine.

La commercializzazione di diete e prodotti privi di glutine è in crescita: ciò dimostra che sono in tanti, oggi, a porsi il problema. Facciamo chiarezza.

Celiachia: un gruppo di ricerca

In merito alla celiachia si è pronunciato il gruppo di ricerca dell’Università di Genova, diretto dal professor Antonio Puccetti. Ha collaborato il gruppo di studio diretto dal professor Claudio Lunardi e dalla dottoressa Dolcino. Il risultato è un documento recentemente pubblicato, in merito alla sensibilità al glutine non celiaca. E’ stato rivelato che la malattia, come la malattia celiaca, potrebbe avere un’origine autoimmune.

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Celiachia: la parola all’esperto

Queste le parole del professor Puccetti: “A seguito di un nostro comunicato stampa abbiamo ricevuto Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?molte richieste da persone preoccupate dato che su consiglio del proprio nutrizionista seguivano una dieta priva di glutine. Molti tra i soggetti con presunta sensibilità al glutine non celiaca, magari autodiagnostica tramite Google, si sono quindi chiesti se avessero una malattia autoimmune”.

Celiachia: alcuni punti per fare chiarezza

Facciamo il punto, con l’aiuto del professore:

  • Innanzitutto, bisogna specificare che la celiachia è una malattia autoimmune, che provoca un’infiammazione cronica all’intestino tenue, dovuta a una intolleranza al glutine. Si tratta di una malattia molto frequente, che colpisce una persona ogni 100-150 circa in Nord America ed Europa. A oggi, nel Bel Paese sono stati diagnosticati 198.427 celiaci. Il fenomeno cresce del 9% su base annua, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute. Sembra che la percentuale sia dovuta soprattutto al perfezionarsi degli screening. L’incidenza stimata in Italia è più alta, dato che secondo l’Associazione italiana celiachia (Aic), i celiaci italiani potrebbero essere 600mila. Ma si arriva a una diagnosi soltanto in un caso ogni sette persone affette da celiachia. La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente e la stima della sua prevalenza si aggira intorno all’1%
  • La sensibilità al glutine non celiaca è una nuova entità clinica che comprende tutti quei casi in cui un paziente ha sintomi caratteristici della celiachia, e trae beneficio da una dieta priva di glutine, nonostante gli accertamenti medici escludano la presenza di malattia celiaca o di allergia ai cereali. La sensibilità al glutine sembra essere molto più frequente della celiachia e si ritiene colpisca il 6-10% della popolazione. Le manifestazioni cliniche comprendono sintomi gastrointestinali e/o extraintestinali, che regrediscono con l’eliminazione di glutine dalla dieta.

Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?Esistono precisi criteri diagnostici per entrambe le situazioni. Per esempio, per la celiachia esistono test di laboratorio che permettono di fare diagnosi: parliamo della presenza di anticorpi anti-transglutaminasi e presenza del gene predisponente DQ2/DQ8.

Per la sensibilità al glutine non celiaca la diagnosi è di esclusione: si affronta la problematica dopo aver escluso che il paziente sia affetto da celiachia o da allergia al grano. In questo caso c’è un preciso iter diagnostico, che deve essere eseguito da personale medico in centri specialistici.

Celiachia: diagnosi fai-da-te

Il quadro cambia se il soggetto da solo, senza ricorrere a un parere qualificato, su consiglio di un amico o perché ha letto articoli su internet, intraprende una dieta priva di glutine perché ritiene che il glutine faccia male e vada eliminato dalla dieta.

Ecco quanto afferma il professor Antonio Puccetti, che si occupa di celiachia e sensibilità al glutine da oltre 12 anni e insieme al gruppo del professor Lunardi, dell’Universita di Verona, ha pubblicato come detto lavori scientifici in merito a queste condizioni morbose: “Ci sono varie opinioni in proposito, riguardo il fatto se faccia bene o meno eliminare il glutine dalla dieta. Personalmente penso che abbassare il contenuto di glutine in soggetti con determinate patologie infiammatorie/autoimmuni sia una scelta condivisibile, ma dovrebbe essere fatto dietro consiglio medico o di un nutrizionista. Se si decide di fare da sé e di privarsi di pasta e pane senza una ragione specifica non si può però sostenere che sia una scelta giusta e Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?salutare. Anche perché oggi ognuno vuole essere medico, farsi la propria diagnosi e darsi la propria terapia, parlando di cibo non sempre a proposito”.

Celiachia: conclusioni

Se ne evincono, in conclusione, alcuni principi:

  • Noi siamo ciò che mangiamo e Feuerbach aveva ragione, mangiare alimenti sani e cotti in maniera opportuna è essenziale per la salute.
  • Privarsi di pane e pasta può essere una scelta di vita, non necessariamente una scelta razionale da un punto di vita medico.
È dal 1993 che studia, analizza e sfrutta il WEB. Dicono sia intelligente, ma che non si applichi se non sotto stress, in quel caso escono le sue migliori idee creative. Celebre la sua frase: “è inutile girarci in giro, chi non usa il web è destinato a fallire”. È docente di webmarketing per l’internazionalizzazione d’impresa, dove incredibilmente, per ora, è riuscito a non rovinare alcuno studente. In WMM si occupa di sviluppare modelli di business utilizzando logiche non convenzionali.

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