Celiachia, fenomeno di ampia portata, oppure moda diffusa?
Celiachia: per alcuni è una forma di sensibilità acclarata con la gastroscopia; per il resto del mondo, considerate le dovute differenze, può ormai essere considerata una moda. Bisogna orientarsi, del resto, tra i vari termini utilizzati: esistono celiachia e sensibilità al glutine non celiaca, che devono essere distinte e diagnosticate. Tra le diete prive di glutine, si riscontrano quelle che il soggetto applica a suo talento. Con la mediatizzazione del concetto, cresce il numero di persone che si preoccupano dell’intolleranza al glutine.
La commercializzazione di diete e prodotti privi di glutine è in crescita: ciò dimostra che sono in tanti, oggi, a porsi il problema. Facciamo chiarezza.
Celiachia: un gruppo di ricerca
In merito alla celiachia si è pronunciato il gruppo di ricerca dell’Università di Genova, diretto dal professor Antonio Puccetti. Ha collaborato il gruppo di studio diretto dal professor Claudio Lunardi e dalla dottoressa Dolcino. Il risultato è un documento recentemente pubblicato, in merito alla sensibilità al glutine non celiaca. E’ stato rivelato che la malattia, come la malattia celiaca, potrebbe avere un’origine autoimmune.
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Queste le parole del professor Puccetti: “A seguito di un nostro comunicato stampa abbiamo ricevuto molte richieste da persone preoccupate dato che su consiglio del proprio nutrizionista seguivano una dieta priva di glutine. Molti tra i soggetti con presunta sensibilità al glutine non celiaca, magari autodiagnostica tramite Google, si sono quindi chiesti se avessero una malattia autoimmune”.
Celiachia: alcuni punti per fare chiarezza
Facciamo il punto, con l’aiuto del professore:
- Innanzitutto, bisogna specificare che la celiachia è una malattia autoimmune, che provoca un’infiammazione cronica all’intestino tenue, dovuta a una intolleranza al glutine. Si tratta di una malattia molto frequente, che colpisce una persona ogni 100-150 circa in Nord America ed Europa. A oggi, nel Bel Paese sono stati diagnosticati 198.427 celiaci. Il fenomeno cresce del 9% su base annua, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute. Sembra che la percentuale sia dovuta soprattutto al perfezionarsi degli screening. L’incidenza stimata in Italia è più alta, dato che secondo l’Associazione italiana celiachia (Aic), i celiaci italiani potrebbero essere 600mila. Ma si arriva a una diagnosi soltanto in un caso ogni sette persone affette da celiachia. La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente e la stima della sua prevalenza si aggira intorno all’1%
- La sensibilità al glutine non celiaca è una nuova entità clinica che comprende tutti quei casi in cui un paziente ha sintomi caratteristici della celiachia, e trae beneficio da una dieta priva di glutine, nonostante gli accertamenti medici escludano la presenza di malattia celiaca o di allergia ai cereali. La sensibilità al glutine sembra essere molto più frequente della celiachia e si ritiene colpisca il 6-10% della popolazione. Le manifestazioni cliniche comprendono sintomi gastrointestinali e/o extraintestinali, che regrediscono con l’eliminazione di glutine dalla dieta.
Esistono precisi criteri diagnostici per entrambe le situazioni. Per esempio, per la celiachia esistono test di laboratorio che permettono di fare diagnosi: parliamo della presenza di anticorpi anti-transglutaminasi e presenza del gene predisponente DQ2/DQ8.
Per la sensibilità al glutine non celiaca la diagnosi è di esclusione: si affronta la problematica dopo aver escluso che il paziente sia affetto da celiachia o da allergia al grano. In questo caso c’è un preciso iter diagnostico, che deve essere eseguito da personale medico in centri specialistici.
Celiachia: diagnosi fai-da-te
Il quadro cambia se il soggetto da solo, senza ricorrere a un parere qualificato, su consiglio di un amico o perché ha letto articoli su internet, intraprende una dieta priva di glutine perché ritiene che il glutine faccia male e vada eliminato dalla dieta.
Ecco quanto afferma il professor Antonio Puccetti, che si occupa di celiachia e sensibilità al glutine da oltre 12 anni e insieme al gruppo del professor Lunardi, dell’Universita di Verona, ha pubblicato come detto lavori scientifici in merito a queste condizioni morbose: “Ci sono varie opinioni in proposito, riguardo il fatto se faccia bene o meno eliminare il glutine dalla dieta. Personalmente penso che abbassare il contenuto di glutine in soggetti con determinate patologie infiammatorie/autoimmuni sia una scelta condivisibile, ma dovrebbe essere fatto dietro consiglio medico o di un nutrizionista. Se si decide di fare da sé e di privarsi di pasta e pane senza una ragione specifica non si può però sostenere che sia una scelta giusta e salutare. Anche perché oggi ognuno vuole essere medico, farsi la propria diagnosi e darsi la propria terapia, parlando di cibo non sempre a proposito”.
Celiachia: conclusioni
Se ne evincono, in conclusione, alcuni principi:
- Noi siamo ciò che mangiamo e Feuerbach aveva ragione, mangiare alimenti sani e cotti in maniera opportuna è essenziale per la salute.
- Privarsi di pane e pasta può essere una scelta di vita, non necessariamente una scelta razionale da un punto di vita medico.