Mascolinità e fertilità: costituiscono un dato importante, diremmo quasi vitale, per l’uomo, da un punto di vista sia fisico, sia psicologico. Lasciano il segno sull’identità maschile. Mascolinità e fertilità: l’inquinamento le modifica? Tentiamo di chiarire l’argomento. Una cosa è certa: l’ambiente, progressivamente, si arricchisce di prodotti inquinanti. Si tratta principalmente di residui chimici, come la plastica e suoi prodotti di degradazione. L’uomo e gli animali possono essere esposti a tali elementi attraverso l’alimentazione, le acque e il contatto stesso. Parliamo di sostanze definite “interferenti endocrini”, tali da alterare l’equilibrio e la funzione degli ormoni: interagiscono o interferiscono, infatti, con la normale funzione ormonale; in sintesi, hanno effetti negativi sulla salute.
Fertilità degli animali ed elementi inquinanti
Alcune specie animali vivono in ambienti particolarmente esposti a sostanze inquinanti: per esempio gli alligatori dei grandi laghi americani, gli orsi polari, i rettili e i mammiferi che vivono in aree che, da questo punto di vista, risultano essere particolarmente deteriorate. E’ stato osservato un incremento delle anomalie del sistema endocrino riproduttivo, dalla riduzione delle dimensioni dei genitali e del potenziale riproduttivo, fino all’alterazione del comportamento sessuale.
Mascolinità e fertilità: effetti dell’inquinamento sull’uomo
Ma tali effetti si estendono anche all’essere umano di genere maschile?
A livello internazionale, sulla base di numerose segnalazioni, si ipotizza che gli interferenti endocrini inducano anche nell’uomo modificazioni degli organi sessuali e riproduttivi.

Se ne è occupato il gruppo di ricerca dell’Università di Padova, coordinato da Carlo Foresta, professore di Endocrinologia del medesimo ateneo e coordinatore della Rete endocrinologica veneta, in collaborazione col dottor Andrea Garolla e il dottor Andrea Di Nisio. Un testo in argomento è stato di recente pubblicato sulla rivista internazionale Human reproduction, considerata a livello mondiale punto di riferimento sui temi delle patologie della riproduzione umana. Si tratta dei risultati di uno studio condotto su quasi mille ventenni del Veneto: è così dimostrato che l’ambiente sta influenzando in modo molto importante le caratteristiche antropometriche dell’uomo.
Mascolinità e fertilità: riduzione nella produzione degli spermatozoi
Questa ricerca rende nota una riduzione della produzione degli spermatozoi (-18% rispetto ai giovani di 15 anni fa) e una variazione delle strutture corporee, che sono indice di un alterato equilibrio degli ormoni testicolari. Il 36% dei giovani presenta un’apertura delle braccia superiore alla media, che è indicativa di un’alterazione nelle proporzioni antropometriche, tipicamente associata al ruolo degli ormoni sessuali nello sviluppo del maschio.
Mascolinità e fertilità: la scoperta choc
C’è di più: i risultati hanno evidenziato una riduzione delle dimensioni del pene, -0.9 cm rispetto ai giovani di 15 anni fa, e dei testicoli: il 23% dei giovani analizzati mostra un volume testicolare inferiore ai 12 cc, considerato come valore soglia di normalità.
Per la prima volta, inoltre, è stata misurata la distanza ano-genitale: tale indicatore clinico è determinato dalla impregnazione androgenica nel maschio durante lo sviluppo fetale. Una riduzione della produzione di ormoni testicolari dell’embrione comporta una riduzione della distanza ano-genitale (nelle donne, mancando gli ormoni testicolari, la distanza ano-genitale è infatti molto ridotta) riscontrata nei giovani analizzati, che si associa ad una riduzione del numero di spermatozoi e delle caratteristiche di mascolinizzazione come l’apertura delle braccia, il volume testicolare e le dimensioni del pene.
Mascolinità in presenza di inquinamento: la parola all’esperto
Secondo il professor Foresta, “Tutti questi segni depongono per una interferenza da parte dei composti chimici ambientali sulla attività degli ormoni testicolari nel maschio. Queste interferenze possono manifestarsi sia durante lo sviluppo della fase embrionale che durante la fase adolescenziale fino all’età adulta, portando quindi a possibili conseguenze negative sul potenziale di fertilità dei giovani uomini”.