Nei: non mancano sulla pelle di nessuno. Alcuni sono presenti fin dalla nascita. Altri, invece, sono comparsi nel corso della vita.
Si presentano come una macchie persistenti sulla cute.
Si definisce come neo, in senso lato, qualsiasi alterazione cromatica o morfologica, localizzata e persistente, presente sulla superficie cutanea.
Il più delle volte, parliamo di formazioni benigne, che non creano problema alcuno. Ciò non toglie, tuttavia, che tutti i nei debbano essere periodicamente tenuti sotto controllo. Questa accortezza evita che si creino situazioni più gravi.
Ma come individuare eventuali melanomi?
Nei: la regola ABCDE
I melanomi sono tumori maligni che originano dai melanociti, cellule preposte alla sintesi della melanina. Al fine di individuarli bisogna seguire una regola specifica, nota agli esperti: la regola ABCDE, che prevede di controllare le cinque principali caratteristiche del neo. Si tratta di Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensione ed Evoluzione. Bisogna osservare i nei e comprendere se una di queste variabili cresce o si modifica nel tempo. In tal caso, bisogna attuare un’accurata visita specialistica dermatologica, al fine di prendere in esame l’intervento di asportazione.
Nei e tipologie di intervento: la parola all’esperto
Il dottor Vito Abrusci, dermatologo, responsabile del centro Vito Abrusci di Milano e referente scientifico di Syneron Candela, si è espresso in questo modo: “Esistono sostanzialmente due tipologie di intervento: l’asportazione chirurgica e quella con il laser. La tecnica chirurgica è certamente la più utilizzata perché permette sempre di effettuare l’esame istologico della lesione asportata, ma ha come effetto collaterale la permanenza di cicatrici sul corpo. L’asportazione con laser, di solito prediletta dai pazienti per la poca invasività, permette di distruggere con il calore le cellule del neo e di solito può essere presa in considerazione solo per l’asportazione di alcuni nei rilevati, sulla cui natura benigna non vi siano dubbi di alcun tipo”.
Il calore che elimina il neo: una chance, quando si ha la necessità di asportarlo. Ma si tratta di un ambito che costituisce oggetto di ricerca.
Nei: nuovi studi
Sulla base di nuovi studi, posti in essere con la tecnica laser, si dimostrano sicurezza ed efficacia nel trattamento di diverse tipologie di formazioni cutanee. Il laser, che si è rivelato efficacissimo nella rimozione di lentiggini, è di fatto idoneo anche per l’asportazione di nevi melanocitici comuni acquisiti.
Nei: un interessante caso clinico
Un caso clinico è stato pubblicato sulla rivista American society for Dermatologic surgery. Lo ha condotto proprio il dottor Vito Abrusci. E’ stato dimostrato che la tecnica che utilizza la energia laser pulsata (prodotto: Candela Vbeam Perfecta 595-nm, laser a colorante pulsato) è riuscita ad intervenire asportando le neoplasie benigne. Si tratta, in particolare, di un’operazione compiuta su una signora di 38 anni, senza alcuna familiarità con melanoma.
Nevo melanocitico: che cos’è?
Il nevo melanocitico comune acquisito è una forma molto comune di neo, che si riscontra in ispecie nelle persone di razza caucasica. Fa parte della stessa famiglia delle lentiggini. Si tratta, in effetti, di una lesione pigmentaria benigna di colore marrone, che compare di solito in adolescenza ed è localizzata prevalentemente sul tronco e alla radice degli arti. Il neo melanocitico acquisito va tenuto sotto controllo per la numerosità e la variabilità clinica. Lo si distingue dal nevo congenito, presente fin dalla nascita: per quanto concerne quest’ultimo, rischio maggiore di sviluppo in melanoma si annida, come abbiamo spiegato, nel cambio di dimensione.
Efficacia del laser nel trattamento del nevo melanocitico
Aggiunge Vito Abrusci: “Molti studi dimostrano l’efficacia del laser a colorante pulsato nel trattamento delle lentiggini e di altre lesioni pigmentate, ma nessuna, fino ad oggi, nel trattamento del nevo melanocitico. L’azione si è svolta in autunno, periodo ideale per intervenire su qualsiasi tipo di nevo, per la scarsa esposizione ai raggi solari. I nostri risultati clinici suggeriscono che questa modalità è un approccio valido per il trattamento dei nevi melanocitari comuni acquisiti, con il vantaggio del breve tempo operativo, ma dovranno essere eseguiti studi prospettici più ampi”.
Attendiamo gli sviluppi.