Caldo e afa: sono acerrimi nemici per i pazienti cardiopatici
Caldo e afa: caratterizzano un periodo dorato? In verità, possono diventare pericolosi nemici per i pazienti cardiopatici. Al fine di affrontare innalzamenti di temperatura, è dunque necessario rispettare alcuni fondamentali accorgimenti. Che cosa è necessario fare? Bisogna gestire le terapie e riconoscere il ruolo fondamentale dell’alimentazione.
Caldo e afa: l’organismo è termo-regolato
Il nostro organismo è costantemente controllato da un complesso meccanismo fisiologico di termo-regolazione. Il caldo ci sottopone a uno sforzo supplementare. Che cosa avviene? La sudorazione aumenta, i vasi sanguigni si dilatano, la pressione arteriosa si abbassa. Il cuore agisce per contrastare tutto ciò: aumenta la sua frequenza e lavora quindi più intensamente.
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Accettare, valorizzare e amare il proprio corpo non è mai stato semplice. Scattare e postare un…Caldo e afa: attenzione alla disidratazione
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Il professor Paolo della Bella, primario dell’Unità operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia cardiaca dell’Ospedale San Raffaele di Milano, si è espresso in questo modo: “Ciò può portare a una disidratazione, che può a sua volta causare insufficienza renale acuta oppure iposodimia, ovvero un basso valore di sodio nel sangue, che si configura con danni neurologici importanti. E tali danni neurologici spesso sono legati soltanto ad alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico, relativo alla composizione dei liquidi corporei. I soggetti adulti e in buone condizioni fisiche, sono in grado di attivare senza conseguenze negative i fisiologici meccanismi di autoregolazione. Nei cardiopatici, come appare chiaro, i meccanismi della termoregolazione sono meno efficaci”.
Caldo e afa: le precauzioni da prendere
Le precauzioni più ovvie, in caso di caldo e afa, servono a limitare il riscaldamento diretto del corpo e a favorire la termo-dispersione. Queste le parole di Paolo della Bella: “E’ bene assumere cibi leggeri, facilmente digeribili, e piccoli pasti, evitare l’esposizione al sole diretto, soprattutto nelle ore centrali della giornata, limitando le attività fisiche nelle ore più calde; rinfrescarsi frequentemente; cercare refrigerio in montagna a quote inferiori ai 1500/1800 metri; non sostare in automobili ferme al sole né lasciare mai persone, specialmente bambini o anziani in veicoli chiusi; vestirsi in modo leggero, ventilare l’abitazione attraverso l’apertura notturna delle finestre e l’uso di ventilatori; i condizionatori sono utili, anche perché rendono l’aria meno umida, ma la differenza di temperatura impostata non dovrebbe mai essere superiore ai 6 gradi centigradi”.
Caldo e afa: agire contro lo scompenso cardiaco
Nei pazienti affetti da scompenso cardiaco il cuore si trova in una posizione di equilibrio precario: deve mantenere un’efficace condizione di pompa, in condizioni di scarse risorse contrattili. Il professor Paolo della Bella ha aggiunto: “Tra i più comuni sintomi ci sono la ‘dispnea’ (difficoltà respiratoria), la presenza di ‘edemi’ (o gonfiore) degli arti inferiori, il deterioramento della funzione renale da disidratazione. Bisogna prestare attenzione anche alle forme stabili di angina, che possono diventare instabili e richiedere una serie di accertamenti clinici urgenti. Da considerare anche le alterazioni elettrolitiche, soprattutto del sodio e del potassio. Infine va fatta qualche considerazione in merito a pazienti che assumono farmaci antipertensivi”.
Caldo e afa: contro lo scompenso cardiaco esiste una campagna
Ogni cuore conta. Lo scompenso cardiaco sullo Stivale interessa circa un milione di persone: fa registrare, ogni anno, 190.000 ospedalizzazioni, oltre 520 al giorno. Si tratta di una patologia a elevata incidenza e prevalenza.
Che fare contro lo scompenso cardiaco? Bisogna prevenire. Per evitare episodi acuti, poi, bisogna trattarlo precocemente. A questo scopo è nata la campagna “Ogni cuore conta. Soprattutto il tuo”. Bisogna rivolgersi a pazienti e care-giver perché affrontino correttamente il periodo estivo: l’attenzione deve essere mantenuta alta, in particolare rispetto ai sintomi della patologia. Bisogna aderire correttamente alle terapie prescritte dagli specialisti e soprattutto, in caso di bisogno, è necessario rivolgersi al proprio medico di famiglia: questi, specialmente d’estate, è il principale referente della salute sul territorio.
Ogni cuore conta: ritoccare il dosaggio invernale del diuretico
Il professor Claudio Pedone, medico geriatra, professore associato di Geriatria e direttore della Scuola di specializzazione in Geriatria del Campus bio-medico di Roma, oltre che referente della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), si è espresso in questo modo: “L’estate è un periodo particolarmente critico per chi è affetto da patologie croniche, come lo scompenso cardiaco. Ciò avviene perché le temperature estreme mettono a dura prova il fisico dei pazienti, che hanno più difficoltà a reagire e ad adattarsi. Nei mesi estivi, un aspetto particolarmente critico riguarda la terapia. Sappiamo che i pazienti con scompenso sono trattati anche con farmaci diuretici, ma d’estate il caldo può provocare di per sé un’importante perdita di liquidi, oltre a un abbassamento della pressione. Per questo motivo, può essere necessario ritoccare il dosaggio invernale del diuretico, per evitare al paziente scompensato il rischio della disidratazione e dell’ipotensione. Attenzione, però: il paziente non deve mai agire in autonomia, ma rivolgersi sempre al curante, possibilmente all’inizio della stagione calda o quando iniziano a diventare evidenti sintomi, quali debolezza e capogiri, che possono essere correlati a un dosaggio non più corretto del diuretico. Oggi, grazie al progresso delle terapie, noi specialisti abbiamo a disposizione farmaci davvero efficaci per il trattamento precoce dello scompenso, ma l’efficacia di un trattamento dipende prima di tutto dall’aderenza alle terapie, ed è noto che d’estate questa tende a ridursi. Eppure, lo scompenso non va in vacanza, anzi… è fondamentale, soprattutto in questi mesi, che l’attenzione ai sintomi non sia mai sottovalutata”.
Caldo e afa: per i pazienti che restano in città
Che cosa devono fare i pazienti scompensati che restano in città d’estate? Il riferimento per ogni criticità sanitaria, come detto, è il medico di famiglia. Lo sottolinea il dottor Enzo Nunnari, del direttivo provinciale di Roma della Società di Medicina generale (Simg): “Siamo proprio noi a conoscere anche le condizioni sociosanitarie dei nostri pazienti fragili. Basti pensare che in media un Mmg gestisce, oggi, circa 250 pazienti ultrasettantenni, che sono i frequent attender dei nostri studi. Siamo a conoscenza, quindi, di eventuali comorbidità, come lo scompenso cardiaco unito a diabete o Bpco. Sappiamo inoltre se questi pazienti fragili soffrono di cardiopatie ischemiche importanti, ma soprattutto non ignoriamo se vivono soli, magari in condizioni abitative precarie. In presenza di una patologia seria come lo scompenso cardiaco, la solitudine – in ispecie d’estate – può trasformarsi spesso in causa di deriva sociale. Basta poco a peggiorare la situazione: non è raro che anziani soli, o lasciati soli d’estate, bevano poco, si alimentino non correttamente o non prendano le loro medicine. Per questo, noi medici di base – in quanto custodi della salute sul territorio – d’estate siamo chiamati a tenere sotto controllo i nostri pazienti più a rischio. Nel Lazio è attivo da qualche anno il programma ‘Ondate di calore’, che riguarda gli ultrasessantacinquenni: in caso di allerta meteo, si programmano visite domiciliari ai pazienti più fragili. Ciò ci consente di valutare la condizione di salute delle persone, al fine di verificare per esempio se sono disidratate o mal nutrite, di controllare la minzione, se hanno farmaci a sufficienza e se li prendono correttamente, e inoltre in quali condizioni vivono. In questi casi, prescriviamo eventuali analisi di controllo o adeguiamo la terapia in presenza di sintomi sospetti, quali aritmia marcata, ipotensione, gonfiore alle gambe”.
Ogni cuore conta: per saperne di più (campagna organizzata in argomento)
Ma qual è l’obiettivo della campagna? Si tratta di diffondere una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza e della severità di questa patologia. Riconoscere i sintomi, imparare a gestire al meglio la propria condizione di paziente non sottovalutando la progressione della malattia, confrontarsi in maniera aperta e proattiva con tutti gli specialisti della salute per le migliori opportunità terapeutiche in grado di migliorare la propria qualità di vita saranno gli asset portanti di questa nuova iniziativa di sensibilizzazione e informazione che, nel corso dell’anno, sarà incentrata sulla realizzazione di incontri ‘medico-paziente’ in 15 Centri ospedalieri. Il fine è aumentare la consapevolezza sulla patologia.
Ogni cuore conta: materiale informativo
In collaborazione con gli esperti delle società scientifiche e con l’Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc), sarà realizzato un leaflet per imparare a riconoscere i sintomi e a non sottovalutare i rischi della patologia: esso sarà distribuito nei Centri per il trattamento dello scompenso cardiaco. Ci sono informazioni su questa pagina Facebook.
Ogni cuore conta: i numeri dello scompenso in Italia
Lo scompenso cardiaco colpisce l’1,7% della popolazione italiana, per un totale di circa 1 milione di persone. Sulla Penisola, esso causa circa 190 mila ricoveri l’anno, che generano una spesa totale di circa 3 miliardi €/anno. Lo scompenso cardiaco è un importante problema di salute pubblica e la situazione è destinata a peggiorare: sono noti i dati in merito all’invecchiamento della popolazione e al progresso del trattamento delle malattie cardiovascolari (coronaropatie e valvulopatie). In generale, lo scompenso cardiaco è poco noto: è la prima causa di morte tra le patologie cardiovascolari in Italia. La mortalità a 5 anni dopo un ricovero per scompenso cardiaco è del 40-50%: 1 paziente su 4 muore entro 1 anno dalla diagnosi.