Tumore dell’ovaio: parte da Torino la settimana dedicata alla salute e alla bellezza delle pazienti.
Come appare chiaro, si tratta di una patologia grave, con percorsi di cura che influiscono pesantemente sul corpo e sulla psiche. La bellezza: è un dettaglio? Non proprio, poiché il fatto di avere un aspetto gradevole può influenzare persino la risposta alle stesse terapie. In questo quadro, prendersi cura di sé e del proprio corpo permette di affrontare le cure al meglio.
Trattamenti per la cura dell’aspetto potranno essere prenotati dal 26 al 30 novembre, gratuitamente, grazie all’Associazione professionale di Estetica oncologica (Apeo), presso l’ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna, Aou Città della Salute e della Scienza di Torino.
Sarà inoltre possibile ricevere i consigli di stile di Francesca Ragone e conoscere i segreti delle parrucche della Volpe Scalza.
Dedicati (questo il nome dell’azione che è stata organizzata) propone, infatti, procedimenti rivolti alla cura dell’immagine.
Ma qual è l’obiettivo del progetto? Offrire a tutte le donne colpite da tumore dell’ovaio la possibilità di ritrovare la serenità e la fiducia in sé, con l’aiuto degli esperti.
Durante la settimana, una volta preso appuntamento, negli spazi messi a disposizione dall’ospedale sarà possibile interagire con le estetiste oncologiche, che permetteranno alle pazienti di scegliere tra manicure, pedicure, trattamento viso e massaggio linfo-drenante personalizzato, della durata di un’ora. Se poi si vuol migliorare l’immagine, oppure si ha bisogno di parrucche, si potranno chiedere consigli di stile individuali e di gruppo.
Tumore dell’ovaio: come fare a non vedere più la malattia
Ma come è nata l’iniziativa che prevede di migliorare l’aspetto delle pazienti donne? Nicoletta Cerana, presidente di Acto nazionale, si è espressa in questo modo: “Siamo nati nel 2010, siamo al fianco delle pazienti di Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania e Puglia. In questi 8 anni abbiamo imparato a conoscere il coraggio delle donne malate che sosteniamo con servizi di consulenza medica attraverso il nostro sito, con campagne di informazione e con progetti speciali, come Dedicati, con il quale desideriamo restituire a ogni paziente il piacere di sé e della propria bellezza. La speranza è che ognuna di loro, guardandosi allo specchio dopo il trattamento e seguendo il consiglio delle esperte di stile, non veda più la malattia ma solo una persona più bella e infinitamente più forte di prima”.
Il progetto è inaugurato proprio a Torino, da Acto Piemonte, l’affiliata regionale di Acto: essa si farà carico della promozione nei centri specializzati nella cura del tumore dell’ovaio del Piemonte.
Contro il tumore dell’ovaio, piccoli gesti quotidiani
Queste le parole della dottoressa Elisa Picardo, dirigente medico della Struttura complessa Ginecologia e Ostetricia 4 Ospedale Sant’Anna e Vicepresidente Acto Piemonte: “È ormai consolidata la consapevolezza tra la classe medica e il personale sanitario dell’impatto devastante che la malattia provoca alla sfera fisica e psichica della donna. Per rispondere al meglio alle terapie e reagire meglio alla malattia, sono importanti i piccoli gesti quotidiani e anche le piccole attenzioni verso se stesse”.
Ecco quanto aggiunto da Alice Tudisco, presidente Acto Piemonte: “Una più frequente cura personale, indossare una parrucca o un foulard originale o l’uso di un colore che esalta la propria personalità, sono tutti dettagli che possono certamente aiutare le pazienti a capire che ci si può sentire ancora donne, gradevoli, attraenti, e apprezzate dagli altri nonostante la patologia. Per questo abbiamo accettato con grande gioia la proposta della Acto nazionale di iniziare questo percorso di bellezza proprio da Torino”.
Tumore dell’ovaio: le statistiche
In Italia sono 50.000 le donne che convivono con un tumore dell’ovaio.
Parliamo di 5.200 i nuovi casi ogni anno, 420 dei quali in Piemonte.
Si registra un aumento del 7% dal 2013 a oggi. La neoplasia, del resto, è insidiosa: otto volte su dieci purtroppo si arriva alla diagnosi in fase avanzata.
Tumore dell’ovaio e bioinformatica: i migliori strumenti diagnostici
Che cosa è avvenuto negli ultimi anni? Ci sono state novità terapeutiche, guidate da analisi molecolari. Si spera in un aumento significativo della sopravvivenza delle pazienti. Nelle indagini molecolari sono coinvolte tecnologie sempre più avanzate.
Il professor Maurizio D’Incalci, capo del dipartimento di Oncologia del “Mario Negri’, ha dichiarato: “Il carcinoma ovarico rappresenta un caso esemplare dei risultati positivi che siamo riusciti ad ottenere grazie ad un’analisi sempre più approfondita del genoma umano. Le più recenti conoscenze biologiche sono spesso alla base dei cambiamenti diagnostici e di conseguenza anche di quelli terapeutici. In particolare il tumore presenta un elevato bisogno medico insoddisfatto, specialmente nelle donne prive di mutazione BRCA, che costituiscono la maggioranza dei casi e sono caratterizzate dalla peggior prognosi. Di questa neoplasia abbiamo oggi a disposizione molti dati sulla mutazione BRCA, che può determinare una maggiore sensibilità ad alcuni farmaci. E’ questo il caso degli inibitori di PARP, farmaci innovativi che sono particolarmente attivi contro tumori che hanno dei difetti di riparazione del DNA come quelli dell’ovaio”.
Tumore dell’ovaio: fare lavoro di squadra
Ecco quanto affermato in argomento dal professor Andrea Sartore Bianchi, responsabile dell’Oncologia clinica molecolare dell’Ospedale Niguarda di Milano: “E’ necessario un maggiore lavoro di squadra fra medici oncologi, biologi, bioinformatici e farmacologi. La mole montante di informazioni che raccogliamo dal laboratorio si affaccia ad entrare sempre più nella pratica clinica quotidiana. Districarsi in questo campo per gli oncologi non è sempre semplice anche perché non tutte le alterazioni molecolari che riscontriamo del tumore presentano un reale significato terapeutico. Servono quindi analisi molto complesse e approfondite che sono rese possibili da tecnologie sofisticate e in continua evoluzione. Quindi serve un aggiornamento costante delle competenze dei singoli specialisti”.
Tumori e DNA
Con analisi approfondite del DNA è possibile somministrare ai pazienti terapie “personalizzate” e più efficaci. Migliorano anche le diagnosi, che sono sempre più precise. Queste le conclusioni del professor D’Incalci: “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande sviluppo tecnologico del sequenziamento del DNA. Uno degli ultimi sistemi messi a punto è il Next generation sequencing (o Ngs) e viene già utilizzato da alcuni anni in molti laboratori italiani. L’aspetto più interessante è che attraverso il suo uso in tempi molto brevi si riesce ad avere tanti dati sull’intero genoma e le sue varie alterazioni. Otteniamo così molte preziose informazioni che vanno però correttamente elaborate e interpretate. Risulta così fondamentale il ruolo che ricoprono i bioinformatici in questo lavoro. Dal canto loro invece gli oncologi devono meglio comprendere le enormi potenzialità di queste tecnologie. Ma anche accettare i limiti oggettivi che possiedono. La maggiore conoscenza biomolecolare del cancro comporta grandi vantaggi sia per il paziente, sia per il clinico. Questi nuovi strumenti devono essere visti e utilizzati con uno spirito critico da parte dei medici e non rappresentano la panacea contro le patologie oncologiche”.